Ariosto, Orlando furioso, Canto III – Versione in italiano contemporaneo

cavalieri

Ludovico Ariosto, Orlando furioso, Canto III

Versione in italiano contemporaneo di Giorgio Baruzzi

 

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Canto III_Orlando Furioso-Testo originale-pdf

 

In fondo al pozzo dove Pinabello l’ha fatta precipitare, Bradamante trova la tomba del mago Merlino (che parla e profetizza). Il mago l’affida alla maga Melissa che, tramite spiriti, le mostra i discendenti della sua futura unione Ruggero, i principali esponenti della casa d’Este. Poi Bradamante si avvia all’incontro con il ladro Brunello, cui dovrà sottrarre un anello fatato già appartenuto ad Angelica. Sarà il mezzo per sconfiggere il mago Atlante, che tiene Ruggero rinchiuso nel suo castello.

 

  1. Chi mi darà la voce e le parole adatte per un così nobile argomento? Chi presterà le ali ai miei versi, affinché volino tanto in alto da poter essere degni delle elevate idee che voglio esprimere? È ben necessario ora che mi guidi un’ispirazione poetica molto maggiore da quella solita, poiché questa parte è dedicata al mio signore, Ippolito, e narra dei suoi avi, da cui ebbe origine la sua stirpe. 
  2. Fra tutte le signorie illustri, dal cielo destinate a governare la terra, non è possibile vedere, o Febo, che illumini il globo terreste una stirpe più gloriosa, sia in tempo di pace che di guerra, e che abbia conservato per tanto tempo la propria nobiltà e che la conserverà (se in me non erra la profetica luce che mi ispira) finché il cielo girerà.
  3. E volendo descrivere degnamente tutte le lodi che le spettano, sarebbe necessaria non la mia, ma la tua cetra, con la quale esaltasti la vittoria di Giove sovrano dei cieli sui Giganti. Se mai riceverò da te, Febo, strumenti migliori, veramente atti a trattare così degna materia, allora mi propongo di impegnare ogni mio sforzo e tutto il mio ingegno per tale splendida opera.
  4. Intanto andrò scolpendo queste prime bozze con scalpello inesperto, che forse poi con arte più esperta potrò in seguito perfezionare. Ma torniamo a colui al quale né scudi né corazze potranno proteggere il petto: parlo di Pinabello di Maganza, che contava di aver ucciso Bradamante.
  5. Il traditore Pinabello pensò che la donzella fosse morta precipitando nella profonda grotta e pallido in volto abbandonò quell’antro da lui crudelmente profanato. Tornò subito a rimontare in sella, e siccome il suo animo era malvagio, per aggiungere colpa a colpa e peccato a peccato, prese il cavallo di Bradamante. 
  6. Abbandoniamo costui, che mentre attentava alla vita altrui, preparava in realtà la causa della sua futura morte, e torniamo alla donna che, tradita, per poco non ebbe al tempo stesso morte e sepoltura. Dopo che ella si riebbe tutta stordita, perché era caduta sulla dura roccia, entrò dalla porta che dava accesso alla seconda grotta, molto più ampia. 
  7. La spaziosa stanza di forma quadrata era in tutto somigliante a una chiesa, luogo di devozione e di venerazione, costruita con preziose colonne d’alabastro. Al centro di essa si ergeva un altare che aveva davanti una lampada accesa, splendente e luminosa tanto da illuminare entrambi gli ambienti. 
  8. Toccata da devota umiltà, in questo sacro luogo, Bradamante incominciò a pregare Dio, inginocchiata, nel proprio intimo e con la bocca. In quel mentre una piccola porta, che si apriva al contrario, emise uno stridente cigolio, e da essa entrò una donna in abiti discinti e scalza, con i capelli sciolti, che la salutò per nome. 
  9. Le disse: -O generosa Bradamante, giunta qui per volontà divina. Parecchi giorni fa il profetico spirito di Merlino mi ha predetto la tua venuta poiché, pur con un percorso insolito, dovevi venire a visitare le sue reliquie. Sono restata qui per poterti rivelare quale destino i cieli hanno previsto per te. 
  10. Questa è l’antica e memorabile grotta edificata da Merlino, il saggio mago che forse talvolta hai sentito ricordare, dove lo ingannò la Donna del Lago. Il sepolcro è quaggiù, dove giacciono i suoi resti, dove egli, desideroso di accontentarla, poiché lo indusse a farlo, vi si rinchiuse da vivo e ci rimase dopo che fu morto. 
  11. Con il corpo morto ha qui dimora anche il suo spirito vivo, fin quando udrà la tromba del giudizio universale, che lo bandisca dal cielo, se sarà peccatore, o ve lo sollevi, se sarà anima candida. La sua voce vive, e potrai udire come fuoriesca limpida dalla tomba di marmo. A chi gli chiede delle cose passate o future sempre risponde. 
  12. Da diversi giorni sono giunta a questo sepolcro da un paese lontanissimo, affinché Merlino mi chiarisse meglio un grande mistero di magia, e poiché ero desiderosa di vederti, mi sono poi fermata un mese più del previsto, poiché Merlino, che sempre ha predetto il vero, profetizzò questo giorno come quello della tua venuta.- 
  13. Bradamante, figlia d’Amone, restò turbata, silenziosa e attenta alle parole di questa, e fu dentro di sé tanto stupita, da non sapere se dormisse o fosse sveglia. Con gli occhi timidamente volti a terra (essendo ella molto modesta) rispose: -Che meriti posso avere io, perché si profetizzi la mia venuta?- 
  14. Poi, lieta dell’insolita esperienza, subito si mosse dietro la maga, che la condusse al sepolcro che conteneva l’anima e le ossa di Merlino. Era un’arca di pietra dura, lucida e tersa, e rossa come una fiamma, tanto che la luce che emanava illuminava la stanza, benché non vi giungesse il sole.
  15. Fosse la naturale proprietà di certe pietre, che rimuovono le ombre come se fossero fiaccole, o fosse piuttosto il potere di suffumigi, di formule magiche e di segni tracciati come indicato dalle stelle (e questo mi pare più verosimile) la luce mostrava molte sculture e dipinti, di cui il venerando luogo era adorno. 
  16. Bradamante era appena entrata nell’occulta cella, che lo spirito vivo con nitida voce proveniente dalla tomba le disse: -La Fortuna sia propizia a ogni tuo desiderio, o pura e nobilissima donzella, dal cui ventre uscirà la stirpe feconda che sarà onorata in Italia e nel mondo.
  17. L’antico sangue che viene da Ettore di Troia, in te congiunto tramite i suoi due migliori rami, genererà l’ornamento, il fiore, la gioia di ogni stirpe che il sole mai abbia visto tra l’Indo e il Tago, tra il Nilo e la Danoia, nei territori compresi tra il polo antartico e quello artico. Nella tua progenie con grandi onori ci saranno marchesi, duchi e imperatori. […]

Merlino prosegue dicendo a Bradamante che dalla sua discendenza verranno uomini capaci di ridare all’Italia onore, dignità e pace. È volere divino fin dall’inizio che Ruggiero la sposi, perciò ella deve proseguire decisa nel suo intento di liberarlo dal malvagio ladrone, che lei sconfiggerà senza problemi.

Merlino tace e lascia alla maga il compito di mostrare a Bradamante l’aspetto dei suoi discendenti. 

La maga fa entrare Bradamante in un cerchio magico e le pone sul capo un pentacolo (una stella a cinque punte) per proteggerla ed evoca gli spiriti per far loro assumere le sembianza di alcuni degli illustri personaggi che discenderanno dalla sua unione con Ruggiero. Molti spiriti si raccolgono attorno al cerchio ma non riescono a entrarvi, come se esso fosse cinto da mura o da una fossa. La maga tesse le lodi delle loro future azioni, iniziando con Ruggierino, loro primo figlio, per passare in rassegna tutta la discendenza della casata degli Estensi, concludendo con il duca Alfonso e il cardinale Ippolito.

La maga interrompe l’incantesimo ed esorta Bradamante a partire, guidata da lei, per giungere al castello dove Ruggiero è prigioniero. La giovane guerriera trascorre tutta la notte a parlare con Merlino che la esorta a ricambiare l’amore di Ruggiero e a portare soccorso all’amato. Guidata dalla maga, Bradamante esce dalla grotta e si trova in un burrone, tra montagne inaccessibili, che per tutto il giorno attraversano. Affinché il viaggio sia meno duro, la maga la intrattiene con piacevoli ragionamenti, la maggior parte dei quali riguarda come liberare l’amato Ruggiero. 

Le dice che non le servirebbe a nulla essere Pallade o Marte, né poter disporre di un esercito più grande di quelli di re Carlo o di re Agramante, perché il mago vive in una rocca murata d’acciaio e inespugnabile. Oltre al cavallo alato il mago ha uno scudo che abbaglia e fa perdere i sensi, e certo non è possibile combattere a occhi chiusi, perché non si vedrebbe l’avversario. C’è però un modo per annullare la stregoneria, un anello magico, dato da re Agramante al barone Brunello, che è un rimedio contro gli incantesimi. Questo Brunello è un ingannatore astuto, che Agramante ha inviato a liberare Ruggiero. 

Per far sì che Ruggiero sia debitore a Bradamante e non al suo re, la maga le indica il modo per appropriarsi dell’anello, sottraendolo a Brunello. Dovrà attenderlo presso un ostello, dove senz’altro lo riconoscerà per il suo aspetto (basso, con neri capelli ricciuti, la pelle scura, il viso pallido e barbuto, gli occhi gonfi e lo sguardo losco, l’abito succinto, come di un messaggero). 

Parlando con Brunello di quanto vorrebbe avere in suo potere il mago, senza però accennare mai all’anello, Bradamante dovrà convincerlo a condurla al castello. Giunti in prossimità di esso, Bradamante dovrà senza pietà uccidere il barone, senza fargli avere alcun sospetto, per evitare che scompaia mettendo in bocca l’anello. Le due donne giungono al mare, dove presso Bordeaux sfocia il fiume Garonna, e dopo aver pianto a lungo si salutano. 

Bradamante senza dormire raggiunge in fretta l’ostello, dove subito riconosce Brunello e inizia a parlare con lui chiedendo dove sia diretto. Entrambi mentono su tutto e Bradamante tiene la distanza perché ben informata sulla sua indole di ladro. Mentre stanno discorrendo, un forte rumore stordisce le loro orecchie. Ma di cosa si tratti si parlerà dopo una debita pausa.

 

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