Montale, Ti libero la fronte dai ghiaccioli

Ti libero la fronte

Eugenio Montale, Ti libero la fronte dai ghiaccioli

La lirica, un mottetto, fa parte della seconda sezione della raccolta Le occasioni, dedicata a Clizia, figura di donna ideale, donna angelo che porta al poeta la salvezza. I mottetti (antichi componimenti francesi) che compongono questa sezione furono definiti dal poeta stesso «un romanzetto autobiografico» e delineano la sua psicologia di uomo che vive «assediato dalla presenza-assenza di una donna amata».

 

Ti libero la fronte dai ghiaccioli

che raccogliesti traversando l’alte

nebulose; hai le penne lacerate

dai cicloni, ti desti a soprassalti[1].

Mezzodì: allunga nel riquadro[2] il nespolo

l’ombra nera, s’ostina in cielo un sole

freddoloso; e l’altre ombre[3] che scantonano

nel vicolo non sanno che sei qui.

Le occasioni, in Tutte le poesie, Milano, Mondadori, 1984

 


[1] ti desti a soprassalti: ti svegli di soprassalto.

[2] riquadro: quello della finestra in cui appare l’ombra scura del nespolo.

[3] l’altre ombre: le ombre dei passanti.

 

Parafrasi: Ti detergo la fronte dal ghiaccio formatosi mentre attraversavi in alto le nuvole; hai le penne lacerate dagli uragani, ti svegli di soprassalto. È mezzogiorno: dalla finestra l’ombra scura del nespolo si allunga, in cielo resiste un sole incapace di riscaldare; e le altre ombre che attraversano il vicolo non sanno che sei qui.

Analisi del testo

La poesia Ti libero la fronte dai ghiaccioli fa parte della raccolta Le occasioni, pubblicata nel 1939, quando lo spettro del secondo conflitto mondiale si concretizzava con l’invasione della Polonia da parte delle truppe tedesche. La poesia è dedicata a Irma Brandeis, chiamata col nome di Clizia, giovane studentessa ebrea-americana venuta a Firenze per studiare Dante. Con lei Montale aveva intrecciato una relazione d’amore che durò per qualche anno, fino a quando la donna non fece ritorno negli Stati Uniti a causa delle leggi razziali.

Il poeta immagina che Clizia giunga in aereo volando attraverso lo spazio siderale, come un angelo. Nel suo volo Clizia sfida i cicloni e gli alti cieli, per portare il suo messaggio salvifico, e il poeta immagina di detergerle la fronte su cui si è formata una corona di ghiaccio.

Nel testo la figura femminile assume i connotati della donna-angelo di ascendenza stilnovista e dantesca. Tuttavia la donna-angelo di Montale, a differenza della Beatrice di Dante, è immersa pienamente in una dimensione terrena, subisce le conseguenze delle sofferenze umane, è ferita, angosciata (hai le penne lacerate/dai cicloni, ti desti a soprassalti), e il poeta veglia sul suo sonno agitato. La figura di Beatrice per Dante ha un significato profondamente religioso, mentre Montale utilizza i temi e i concetti della religione cristiana nell’ambito di una cultura laica. Clizia è come un fantasma della mente, che ha il potere di liberare il poeta dalla mediocrità del presente e dall’oscurità del periodo storico.

È mezzogiorno, ma attraverso la finestra s’intravede l’ombra nera di un nespolo, nel cielo c’è un sole invernale, incapace di dare calore. L’ostilità del mondo esterno è simbolicamente rappresentata mediante il correlativo (allunga…/l’ombra nera, s’ostina in cielo un sole/freddoloso), il cui effetto straniante è amplificato dall’enjambement.

Il riquadro della finestra segna il confine tra lo spazio privato e un mondo esterno agitato da forze cieche e minacciose. A queste due dimensioni spaziali si aggiunge quella da cui proviene la donna-angelo, una dimensione che resta inaccessibile agli uomini e di cui solo il poeta ha consapevolezza. La donna si fa portatrice di un messaggio di salvezza ma molti uomini (“ombre che scantonano nel vicolo“) ne ignorano la presenza e proseguono nel loro cammino tragico e inconsapevole, ignari della possibilità del miracolo (“non sanno ancora che sei qui“).

Clizia

montale_irmaNelle Occasioni l’aspettativa che forma l’occasione poetica è suscitata da figure di donne, tra le quali la più importante è Clizia, cui è dedicata, con altre poesie, la sezione dei Mottetti. Il nome fittizio designa una donna reale, IRMA BRANDEIS, ed è contemporaneamente simbolo della sua trasfigurazione poetica. Clizia appare, infatti, in varie forme (come «angelo», «nube», «procellaria», «uccello della tempesta») e il suo nome è quello mitologico della ninfa innamorata di Apollo, il sole, la quale non staccava mai gli occhi dal suo dio, finché fu tramutata in girasole. Clizia, la donna amata «da lontano», presente solo nel ricordo del poeta, può condurre alla luce, al varco e sembra perciò dotata di un potere salvifico di rivelazione.

Esercizi di analisi del testo

  1. Riassumi il contenuto della lirica (max 5 righe).
  2. Quali sono nella prima strofa gli indizi della provenienza celeste di Clìzia?
  3. In che senso si può affermare che la donna-angelo è umanizzata? Quali ne sono i segni?
  4. Quali sono le immagini che indicano la percezione negativa, da parte del poeta, della sua epoca?
  5. Perché si può affermare che la funzione salvifica della donna è riconosciuta solo dal poeta?
  6. Individua gli enjambement e indica quale funzione svolgono.
  7. I versi hanno tutti la stessa lunghezza. Conta le sillabe del primo verso: che tipo di verso è?
  8. I versi sono legati da rime o da assonanze? Quali?

 

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