Ariosto, Orlando furioso, Canto IV Versione in italiano contemporaneo

cavalieri

Ludovico Ariosto, Orlando furioso, Canto IV

Versione in italiano contemporaneo di Giorgio Baruzzi

 

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Canto IV_Orlando F_testo originale pdf

 

Bradamante sottrae a Brunello l’anello magico e fa prigioniero il mago Atlante. Questi ha imprigionato Ruggiero per sottrarlo al suo nefando destino, insieme a cavalieri e dame per tenergli compagnia. Il suo castello fatato si dissolve e i prigionieri sono liberi. Ruggiero scompare a bordo dell’ippogrifo, che non sa controllare. Intanto Rinaldo, trascinato dalla tempesta sulle coste della Scozia, decide di assumere il compito di difendere la bella Ginevra, calunniata figlia del re.

 

  1. Sebbene il fingere sia per lo più rimproverato e fornisca indizio di mente malvagia, in molte situazioni porta evidenti benefici, evitando danni, critiche e anche morti. Infatti non abbiamo sempre a che fare con amici nella nostra molto più oscura che serena, vita mortale, sempre piena di invidia. 
  2. Se, dopo molti tentativi, è difficile trovare un vero amico, al quale poter parlare fidandosi di lui e confidare senza timore i propri pensieri, che cosa avrebbe dovuto fare Bradamante con quel Brunello, così bugiardo e simulatore, come la maga l’aveva descritto? 
  3. Anche lei simulò e così fu opportuno, con lui che era artefice di finzioni e, come dissi, spesso volse gli occhi alle sue mani che erano rapaci e ladre. Ecco che un rumore forte giunse alle orecchie di Bradamante e di Brunello. La donna disse: -O madre gloriosa, o Re del cielo, che cosa sarà questo?.- E veloce andò verso il punto da cui veniva il rumore. 
  4. Vide l’oste e tutta la sua famiglia, chi alla finestra e chi fuori per la strada, rivolgere gli occhi al cielo, come se ci fosse un’eclisse o una cometa. La donna vide uno straordinario prodigio, che non sarebbe stato facilmente creduto. Vide passare un destriero alato, condotto in aria da un cavaliere armato. 
  5. Aveva enormi ali, con penne di diverso colore, e sopra vi sedeva un cavaliere con un’armatura di ferro lucente e tersa, che si dirigeva a ponente. Discese e scomparve tra le montagne. L’oste diceva (ed era la verità) che era uno stregone che spesso faceva quel tragitto, ora più lontano e ora più vicino. 
  6. Talora si levava in cielo verso le stelle, poi talvolta volava quasi raso terra. Rapiva tutte le belle donne che trovava in quelle terre, tanto che le disgraziate donzelle che fossero o che si credessero belle (come se il mago le rapisse tutte) non uscivano per tutto il giorno.
  7. L’oste raccontava: -Il mago ha un castello sui Pirenei, generato da un incantesimo, completamente d’acciaio e così lucente e bello che al mondo non ce n’è un altro così straordinario. Già molti cavalieri vi sono andati ma nessuno ha potuto vantarsi di tornare, perciò io penso, signore, e temo fortemente, che o li abbia presi o li abbia uccisi.-
  8. La donna ascoltò tutto, e se ne compiacque, perché pensò di poter compiere, come avrebbe certamente fatto, un’impresa tanto straordinaria che avrebbe spezzato l’incantesimo del mago e del castello. Disse all’oste: -Ora trovami uno dei tuoi, che conosca il territorio meglio di me, perché non posso aspettare oltre, tanto ho desiderio di ingaggiare battaglia contro questo mago.-
  9. Brunello allora le rispose: -Non ti mancherà la guida, perché verrò io con te: ho l’itinerario tracciato su una carta e altre cose che ti renderanno grato il mio venire.- Voleva alludere all’anello, ma non lo disse chiaramente e non aggiunse altro, per non dover pentirsene. Bradamante disse: -La tua venuta mi sarà gradita-, volendo intendere che l’anello più tardi sarebbe stato suo. 
  10. Ma quello che era opportuno dire, disse, mentre evitò di dire quello che le poteva nuocere dire al Saraceno. L’oste aveva un destriero che le piacque, adatto alla battaglia e ai percorsi lunghi: lo comperò e partì appena sorse l’alba del bel giorno seguente. Prese la strada che attraversava una stretta vallata, con Brunello ora davanti ora dietro di lei. 
  11. Di monte in monte e da una foresta all’altra giunsero su una vetta dei Pirenei che permette di scorgere, se l’aria è tersa, sia la Francia sia la Spagna, fino ai litorali dell’Atlantico e del Mediterraneo, come l’Appennino mostra il mare Adriatico e il mar Tirreno, dal valico che conduce a Camaldoli. Poi, attraverso un duro e faticoso sentiero discesero al fondo di una valle. 
  12. In mezzo alla valle sorgeva un monte la cui vetta era tutta cinta da mura d’acciaio e s’innalzava tanto verso il cielo da lasciare più in basso tutto quel che la circondava. Chi non fosse in grado di volare non poteva sperare di giungervi e ogni fatica sarebbe stata sprecata. Brunello disse: -Ecco dove il mago tiene prigionieri le donne e i cavalieri.-
  13. Il castello sembrava squadrato con la sinopia, senza che vi fossero sentieri o scale per salire da nessun lato, e ben si poteva comprendere come quel luogo fosse nido e tana propria di un animale con le ali. Bradamante si rese conto che era giunta l’ora di appropriarsi dell’anello fatato e di sopprimere Brunello. 
  14. Ma le sembrò un atto disonorevole quello di uccidere un uomo disarmato e di animo così vile, perciò pensò bene di appropriarsi del prezioso anello senza ucciderlo. Brunello non aveva sospetti, così ella lo fece prigioniero e lo legò ben stretto a un alto abete, non senza avergli prima sottratto l’anello. 
  15. Non si lasciò convincere dai suoi gemiti e dai suoi lamenti a liberarlo. La donna scese dalla montagna a passi lenti, fino a giungere nella piana sotto la torre. Poi suonò il suo corno e gridò minacciosamente, chiamando il mago alla battaglia, chiamandolo a scendere in campo e a combattere.
  16. Ben presto il mago uscì fuori dalla porta, perché udì il suono del corno e le grida. Il destriero alato lo portò in volo contro costei, che sembrava un feroce guerriero. Bradamante all’inizio si rincuorò, perché non lo vide armato di lancia, spada o mazza che potessero trafiggere o spezzare la corazza. 
  17. Portava solo a sinistra uno scudo ricoperto da un drappo di seta rossa e nella mano destra un libro, da cui faceva scaturire i suoi straordinari incantesimi: sembrava attaccare con la lancia, e spesso aveva fatto temere a molti di essere feriti, talvolta pareva colpire con una mazza o con una spada, mentre era lontano e in realtà non colpiva. 
  18. Invece il destriero, chiamato ippogrifo, non era finto ma autentico, nato da una giumenta e da un grifone, simile al padre per le ali, le piume, le zampe davanti, la testa e il rostro mentre per il resto era simile alla madre. Provengono dai monti Rifei, molto oltre i mari ghiacciati, ma sono rari.
  19. Qui l’aveva portato con forza di incantesimo e, dopo che lo ebbe, si dedicò completamente ad addomesticarlo, con tanto impegno e fatica che nell’arco di un mese potè cavalcarlo con sella e briglie, cosicché lo faceva agevolmente volteggiare in terra, in aria e in ogni luogo. Esso non era quindi frutto d’incantesimo, come il resto, ma vero e autentico. 
  20. Ogni altra cosa del mago era finzione, e faceva sembrare rosso il giallo, ma con Bradamante non ebbe alcun potere, perché grazie all’anello lei non s’ingannava. Tuttavia ella vibrò più colpi a vuoto, fingendosi colpita, e qua e là spronava il suo cavallo, si dibatteva e affaticava tutta, come gli era stato detto di fare da Melissa, prima di venire lì.
  21. Dopo aver alquanto battagliato per finta sul destriero, Bradamante scese a piedi, per poter meglio raggiungere il suo scopo, secondo le indicazioni che l’accorta maga le aveva dato. Il mago le si avvicinò per fare la magia decisiva, senza sospettare che lei sapesse proteggersi, scoprì lo scudo presumendo di farla cadere per mezzo della magica luce. 
  22. Avrebbe potuto scoprirlo subito, senza impegnare con altro i cavalieri, ma si divertiva a vedere qualche bel colpo di lancia o roteare di spada, come si diverte l’astuto gatto col topo, che quando poi si annoia del gioco, lo azzanna e lo uccide.
  23. Dico che il mago somigliava al gatto e i cavalieri al topo nelle precedenti battaglie, ma non fu più così quando la donna si fece avanti protetta dall’anello. Stava attenta e concentrata a fare quel che era più opportuno, affinché il mago non potesse ottenere alcun vantaggio su di lei. Quando lo vide scoprire lo scudo, chiuse gli occhi e si lasciò cadere lì. 
  24. Non perché il fulgore del lucido metallo l’avesse fatta svenire come faceva con gli altri, ma simulando, per indurre l’incantatore (fallito in questo caso) a scendere da cavallo e ad andare verso di lei. Il suo proposito si realizzò pienamente, perché appena lei simulò lo svenimento, il cavaliere volante planò a terra veloce, con larghi cerchi. 
  25. Il mago lasciò lo scudo fissato all’arcione, dopo averlo ricoperto, e scese a piedi verso la donna che lo attendeva al varco, come un lupo alla macchia attende il capriolo. Senza altri indugi Bradamante si alzò in fretta, perché era ormai vicino, e lo afferrò ben stretto. Il poveretto aveva anche abbandonato in terra il libro magico con tutte le sue formule.
  26. Correva verso di lei con una catena al fianco che pensava di usare con lei per legarla, come era solito fare con gli altri cavalieri. La donna l’aveva già steso a terra: se lui non si difese, io ben lo giustifico, perché c’era troppa differenza tra un debole vecchio e lei così possente. 
  27. Intenzionata a tagliargli la testa, subito alzò la mano vittoriosa, ma dopo che lo vide in viso trattenne il colpo, quasi sdegnando una così vile vendetta. Vide che colui che aveva messo alle strette era un vecchio venerabile dall’espressione triste che a giudicare dal viso rugoso e dai capelli bianchi mostrava l’età di settant’anni o poco meno.
  28. Il vecchio disse, pieno d’ira e di disappunto: -Toglimi la vita, giovane, per Dio.- Ma Bradamante aveva l’animo così restio a togliergliela come lui aveva piacere di lasciarla. La donna desiderò sapere chi il negromante fosse, e a quale scopo avesse edificato il castello in quel luogo selvaggio e perché a tutti facesse guerra.
  29. Il vecchio mago disse piangendo: -Ahimè, non con malvagie intenzioni ho edificato la bella rocca in cima al monte, né sono ladro per avidità, ma solo per sottrarre alla morte un nobile cavaliere, che mi preme molto, che secondo gli astri è destinato ad essere ucciso a tradimento, dopo essersi convertito al cristianesimo. 
  30. Non esiste, nello spazio tra questo e il polo australe, un giovane così bello e così prestante. Si chiama Ruggiero e fin da piccolino è stato da me allevato, poiché io sono Atlante. I desiderio di farsi onore e il suo crudele destino l’hanno condotto in Francia al seguito del re Agramante, e io che l’ho amato sempre più di un figlio, cerco di portarlo via dalla Francia e dal pericolo. 
  31. Edificai il bel castello solo per rinchiudervi al sicuro Ruggiero, che fu da me catturato, come ho sperato di poter catturare te oggi, nello stesso modo. Ho poi raccolto lì le donne e i cavalieri che tu vedrai e altre persone nobili, affinché, pur non potendo uscire a suo piacere, gli rincresca meno dover stare lì perché ha buona compagnia.
  32. Affinché nessuno desideri andarsene, mi occupo di procurare loro ogni possibile piacere e tutto quello che si può desiderare al mondo si trova in quel castello: musiche, canti, vestiti, giochi, vivande, tutto quello che un animo può immaginare, tutto quello che una bocca può chiedere, a sazietà. Avevo ben seminato, ora ne raccoglievo il frutto, ma tu sei giunto a rovinare tutto. 
  33. Suvvia, se il tuo cuore non è meno bello del tuo viso, non ostacolare il mio onesto proposito! Prendi lo scudo (io te lo dono) e quel destriero che vola in aria così veloce, ma non intrometterti oltre nel castello, o prendine uno o due amici e lascia gli altri, o prendili pure tutti, che altro non chiedo che tu mi lasci il mio Ruggiero. 
  34. E se sei intenzionato a togliermelo, suvvia, almeno prima di ricondurlo in Francia, ti piaccia di liberare questa mia anima dalle sue spoglie mortali, ormai decrepite e avvizzite!- La donzella rispose: -Voglio liberare proprio lui: tu, visto che sai fare, strepita e ciancia pure, ma non offrirti di darmi lo scudo in dono, o quel destriero, perché sono ormai già miei, non tuoi. 
  35. E se anche fosse in tuo potere prenderli e darli, non mi sembrerebbe conveniente lo scambio che proponi. Tu dici che tieni prigioniero Ruggiero per tenergli lontano il maligno influsso degli astri. Ebbene, o non puoi conoscere, o non puoi evitare il destino che il cielo ha deciso per lui: se non sei riuscito a scorgere il tuo male, che avevi così vicino, tanto meno riuscirai a prevedere quello di un altro, ancora lungi da venire.
  36. Non implorare che io ti uccida, perché le tue preghiere saranno vane. E tuttavia se vuoi la morte, anche se tutto il mondo volesse negartela, un animo forte se la può sempre dare da sé. Ma prima di ucciderti, libera tutti i tuoi prigionieri.- Così diceva la donna, e intanto sospingeva il mago verso il monte del castello. 
  37. Atlante procedeva legato con la sua stessa catena, e Bradamante vicino, perché ancora si fidava di lui ben poco, benché sembrasse all’apparenza tutto rassegnato. La guidò con sé per un breve tratto, finché alle pendici del monte trovarono un passaggio e una scala che saliva a spirale, con la quale salirono fino alla porta del castello. 
  38. Dalla soglia Atlante tolse una pietra, scolpita di figure magiche e di strani segni. Sotto c’erano pentole di terracotta, che vengono chiamate olle, che emanavano fumo e che avevano dentro un fuoco misterioso. Il mago le ruppe, e in un attimo il colle rimase deserto, inospitale e incolto, né vi si vedeva muro o torre da alcun lato, come se mai il castello vi fosse stato.
  39. Poi il mago si liberò dalla donna, come fa spesso il tordo dalla rete, e nello stesso istante il castello scomparve insieme a lui, lasciando liberi tutti i prigionieri. Le donne e i cavalieri si trovarono all’aperto, passando dalle bellissime stanze alla campagna, e molte di loro se ne rammaricarono, perché quella  liberazione le privò di grandi piaceri. 
  40. Qui si ritrovarono Gradasso, Sacripante, Prasildo, il nobile cavaliere che venne con Rinaldo dall’Oriente, e con lui Iroldo, una coppia di amici veri. Alla fine Bradamante trovò qui il suo desiderato Ruggiero, che come la riconobbe le fece una gratissima e gioiosa accoglienza, 
  41. Infatti, l’amava più della sua stessa vita, dal giorno in cui si era tolta l’elmo per lui e a causa di ciò era stata ferita. Sarebbe lungo raccontare come e da chi, e quanto nella foresta selvaggia e solitaria si cercarono la notte e il giorno seguente, senza più ritrovarsi se non qui. 
  42. Ora che qui la vide, ben sapendo che ella era stata da sola la sua liberatrice, ebbe il cuore tanto pieno di gioia da ritenersi il più fortunato e felice tra gli uomini. Tutti discesero dal monte verso la valle, dove la donna aveva vinto il mago e dove trovarono l’ippogrifo, con lo scudo ricoperto a fianco. 
  43. Bradamante cercò di prenderlo per le briglie e quello la attese finché gli fu vicina, poi dispiegò le ali nel cielo azzurro e si posò non lontano a metà del colle. Lei lo seguì e quello come prima si levò in volo e poco più lontano si posò, come fa la cornacchia su un terreno arido, con il cane che la insegue ora qua e ora là. 
  44. Ruggiero, Gradasso, Sacripante e tutti quei cavalieri che erano discesi insieme, chi su, chi giù si diressero dove pensavano che potesse andare l’ippogrifo. Quello, dopo che li ebbe più volte fatti girare invano, sopra le più alte cime o sul fondo delle umide vallate tra quei monti, infine si trattenne vicino a Ruggiero. 
  45. Questo comportamento era opera del vecchio mago Atlante, che non desisteva dal desiderio pietoso di sottrarre Ruggiero al grande pericolo che lo minacciava: era il suo pensiero fisso e solo di esso si doleva. Perciò gli mandò ora l’ippogrifo davanti, per portarlo via dall’Europa con questo espediente. Ruggiero lo prese per le redini e pensava di condurlo con sé, ma quello arretrava e non voleva seguirlo. 
  46. Allora lui, coraggioso, discese da Frontino (Frontino si chiamava il suo destriero) e salì sul cavallo alato, spronandolo con forza. Quello cominciò a correre per un pezzo, poi puntò le zampe a terra e salì verso il cielo, volando via più veloce del falcone reale cui il falconiere abbia tolto il cappuccio al momento giusto per mostrargli la preda. 
  47. Bradamante, che vide il suo Ruggiero così in alto e in tanto pericolo, restò attonita, tanto che per molto tempo non tornò in sé. Temeva fortemente che gli accadesse quello che si raccontava di Ganimede quando fu rapito e portato in cielo dal padre Giove, a lui che non era meno nobile e bello di Ganimede.
  48. Con gli occhi fissi al cielo lo seguì con lo sguardo finché si poteva, e dopo che si dileguò al punto che non poteva più vederlo, continuò a seguirlo con il suo animo. E intanto sospirava, gemeva e piangeva senza pace e senza tregua. Dopo che Ruggiero si sottrasse alla sua vista, rivolse gli occhi al valido destriero Frontino.
  49. Decise di non abbandonarlo, evitando di lasciarlo in balia di chi per primo arrivasse lì, ma di condurlo con sé per poi restituirlo a Ruggiero, che ancora sperava di poter rivedere. L’ippogrifo saliva in cielo e Ruggiero non poteva controllarlo: vide allontanarsi ogni vetta, e appiattirsi tanto che non riusciva più a scorgere i rilievi montuosi. 
  50. Quando fu così in alto, che a chi lo vedeva da terra poteva sembrare un piccolo punto, si diresse verso dove tramonta il sole quando si trova nella costellazione del Cancro, verso la Spagna. Si mosse in aria come una velocissima nave spalmata di pece, sospinta in mare dal vento favorevole. Lasciamolo andare, perché farà un bel tratto di strada. E torniamo al paladino Rinaldo. 
  51. Rinaldo per più giorni percorse un gran tratto di mare, spinto notte e giorno da un vento impetuoso e incessante, ora verso ponente ora verso settentrione. Approdò infine in Scozia, presso la foresta Calidonia, fra le cui antiche querce si ode spesso il risuonare di bellicose spade. 
  52. L’attraversano i cavalieri erranti, famosi nell’uso delle armi, di tutta la Bretagna e dei luoghi vicini o lontani, di Francia, di Norvegia e di Germania. Non vi si deve avventurare chi non ha gran valore, perché dove cerca l’onore troverà la morte. Lì hanno compiuto grandi imprese Tristano, Lancillotto, Galasso, Artù e Galvano, e altri cavalieri famosi della nuova e della vecchia tavola rotonda, delle cui gesta restano ancora testimonianze. 
  53. Rinaldo prese le sue armi e il suo Baiardo e si fece lasciare sull’ombroso litorale, poi ordinò al capitano della nave di salpare e di andare ad aspettarlo a Beroicche.
  54. Da solo e senza scudiero Rinaldo si avventurò in quell’immensa foresta, per una o per un’altra via, alla ricerca di strane avventure. Il primo giorno giunse a un monastero che si occupava principalmente di dare ospitalità alle donne e ai cavalieri che passassero di lì. 
  55. I monaci e l’abate fecero una degna accoglienza a Rinaldo che, dopo essersi abbondantemente rifocillato con ottime vivande, chiese loro se in quel territorio ci fossero imprese da compiere, per i cavalieri, che potessero dare fama in base al merito o al demerito. 
  56. Gli risposero che in quei boschi bui avrebbe potuto trovare molte straordinarie avventure, che però per lo più restavano ignote, come quei luoghi bui. Dicevano: -Ti conviene andare dove le tue imprese non restino ignote, affinché il pericolo e la fatica siano seguiti dalla fama, che le renda note.
  57. E se vuoi veramente dar prova del tuo valore, c’è un’impresa che è la più degna di ogni tempo, mai osata ai tempi antichi o più recenti da nessun cavaliere. La figlia del re di Scozia ha ora bisogno di aiuto e di difesa, contro il barone Lurcanio, che vuole toglierle la vita e la reputazione.
  58. Questo Lurcanio l’ha accusata di fronte al padre (forse per odio e non a ragione) di averla vista a mezzanotte mentre faceva salire un amante da un balcone. Per le leggi del regno, sarà condannata al rogo se non trova un campione, tempo un mese, che però sta per finire, che metta a tacere l’ingiusto accusatore, combattendo per lei. 
  59. Infatti le dure, ingiuste e rigorose leggi della Scozia prevedono la pena di morte per ogni donna, di qualsiasi condizione, che sia accusata di congiungersi con un uomo che non sia il marito, a meno che non ci sia un cavaliere che ne prenda le difese e sostenga la sua innocenza. 
  60. Il re, addolorato per la bella Ginevra (questo è il suo nome di sua figlia) ha reso pubblico un bando per città e castelli, secondo il quale chi prenderà le sue difese e farà cessare le infamanti calunnie, l’avrà per moglie, con adeguata dote, purché sia di famiglia nobile. 
  61. Se però entro un mese non si presenterà nessuno o se presentandosi non vincerà, la donna sarà giustiziata. è questa l’impresa ideale per te, piuttosto che vagare per i boschi a cercarne una, poiché oltre all’onore e alla fama che ne ricaverai in eterno, otterrai anche la più bella tra le belle donne che esistono al mondo, dall’Oriente alle colonne d’Ercole. 
  62. E con lei potrai avere anche ricchezze e un feudo che potrà renderti contento, oltre alla riconoscenza del re, del quale avrai risollevato l’onore, che è quasi distrutto. E poi, secondo il codice della cavalleria tu saresti tenuto a vendicare l’alto tradimento di cui è vittima questa donna, che per opinione di tutti è un esempio di autentico pudore.-
  63. Rinaldo rifletté a lungo, poi rispose: -Una donzella dovrebbe dunque così crudelmente morire perché ha lasciato sfogare tra le sue braccia amorose i desideri ardenti del suo amante? Che sia maledetto chi ha deciso questa legge e maledetto chi la tollera! Merita piuttosto la morte una che si nega, non una che si dona e dà gioia al suo fedele amante. 
  64. Vero o falso che sia, che Ginevra abbia fatto l’amore con il suo amante, non mi importa, perché anzi di averlo fatto la loderei molto, purché l’avesse fatto con discrezione. Ogni mio pensiero è già rivolto a prendere le sue difese: datemi pure subito uno che mi guidi e che mi conduca dove si trova il suo accusatore, poiché confido di poterla sottrarre alle sue sofferenze, con l’aiuto di Dio. 
  65. Non voglio affermare che ella non abbia fatto quello di cui è accusata, perché lo ignoro e potrei dire il falso, ma affermo che, in ogni caso, un simile atto non merita alcuna punizione, e che piuttosto fu ingiusto e pazzo chi fece questa legge, che deve essere cambiata con una migliore. 
  66. Se un medesimo ardore e un pari desiderio spingono l’uno e l’altro sesso a quel dolce fine dell’amore, che al popolo ignorante sembra una grave trasgressione, perché si deve punire o biasimare solo la donna, che abbia avuto uno o più amanti, mentre l’uomo che ha tante donne non solo non viene punito ma lodato?
  67. Questa legge iniqua fa veramente alle donne evidenti torti, e spero di dimostrare con l’aiuto di Dio che già per troppo tempo la si è applicata.- Tutti i monaci concordarono su questo con Rinaldo, che gli antichi legislatori erano stati ingiusti e imprevidenti, perché avevano consentito una così ingiusta legge, e che il re sbagliava a non cambiarla. 
  68. Al sorgere del sole Rinaldo prese le armi e il suo Baiardo, poi in compagnia di uno scudiero offertogli dai frati, che lo accompagnò per un bel tratto di strada sempre attraverso il bosco selvaggio, si diresse verso la città in cui doveva aver luogo l’insolita disfida.
  69. Per abbreviare il camino, Rinaldo e lo scudiero avevano abbandonato la strada maestra per un sentiero, quando udirono un gran pianto che si sentiva in ogni parte della foresta. L’uno spronò Baiardo, l’altro il suo ronzino verso la vallata da cui provenivano le grida e videro una donzella che da lontano sembrava molto bella ma in lacrime e addolorata quanto si possa esserlo. 
  70. Era in mezzo a due mascalzoni che con la spada la minacciavano di morte, con l’intento di fare l’erba rossa del suo sangue. La donna cercava con preghiere di ritardare la propria morte, e a quel punto la pietà andò in suo aiuto. Infatti Rinaldo, appena la vide, accorse in suo soccorso con forti e minacciose grida. 
  71. Subito i due malandrini, quando videro da lontano che lui giungeva in aiuto della fanciulla, si diedero alla fuga e si nascosero nel fondo della vallata. Rinaldo non si preoccupò di inseguirli ma raggiunse la donna e cercò di farsi dire quale grande colpa avesse commesso per dover subire una punizione così dura. Per guadagnare tempo, la fece salire a cavallo con lo scudiero. 
  72. Mentre cavalcavano la guardò meglio e vide che era molto bella e di modi gentili, sebbene fosse ancora tutta spaventata per la paura di morire. Rinaldo le chiese di nuovo chi l’avesse condotta a quella infelice situazione e lei cominciò con voce sommessa a raccontare, quel che però io voglio al prossimo canto rimandare.

 

 

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