Gerione

Gerione

Gerione

Dante descrive Gerione come un mostro demoniaco triforme. Il volto è umano, con la faccia di un uomo onesto, tanto l’aspetto esteriore appare benevolo. Invece il resto del corpo è quello di un serpente, con il petto e i fianchi ornati di linee intrecciate e di figure rotonde. Inoltre, il mostro ha due zampe artigliate e pelose fino alle ascelle e la coda biforcuta di uno scorpione. Dante lo raffigura come una sozza imagine di froda (v. 7).

Quindi Gerione, appare come allegoria della frode ed è messo a guardia dell’VIII cerchio, che ospita i fraudolenti (gli ingannatori). Il volto umano, che simula onestà e innocenza si unisce a un corpo di serpente, che rappresenta la falsità e malvagità dei fraudolenti. Il Gerione dantesco si richiama a fonti bibliche (Apocalisse di Giovanni) e alla zoologia figurativa medievale.

Nella mitologia greca Gerione è figlio di Crisaore e di Calliroe. Egli appare nel mito di Ercole quale gigante il cui corpo si ramifica in tre corpi distinti, dal bacino in su, con sei braccia, e tre teste. Gerione abita nell’isola Eritea, dove possiede un grande armento di magnifici buoi rossi custoditi dal pastore Euritione, un gigante anche lui, e dal cane a due teste Ortos.

Nella sua decima fatica Ercole, collocate le colonne che portano il suo nome nello stretto di Gibilterra, giunge sull’isola di Eritea dove uccide Ortos, Euritione e Gerione, impossessandosi dei buoi che condurrà ad Argo, al re Euristeo.

 

Canto XVII – Cerchio VIII

«Ecco la fiera con la coda aguzza,

che passa i monti e rompe i muri e l’armi!

Ecco colei che tutto ’l mondo appuzza!».                       3

Sì cominciò lo mio duca a parlarmi;

e accennolle che venisse a proda,

vicino al fin d’i passeggiati marmi.                                  6

E quella sozza imagine di froda

sen venne, e arrivò la testa e ’l busto,

ma ’n su la riva non trasse la coda.                                 9

La faccia sua era faccia d’uom giusto,

tanto benigna avea di fuor la pelle,

e d’un serpente tutto l’altro fusto;                                    12

due branche avea pilose insin l’ascelle;

lo dosso e ’l petto e ambedue le coste

dipinti avea di nodi e di rotelle.                                       15

Con più color, sommesse e sovraposte

non fer mai drappi Tartari né Turchi,

né fuor tai tele per Aragne imposte.                                18

Come talvolta stanno a riva i burchi,

che parte sono in acqua e parte in terra,

e come là tra li Tedeschi lurchi                                         21

bivero s’assetta a far sua guerra,

così la fiera pessima si stava

su l’orlo ch’è di pietra e ’l sabbion serra.                           24

Nel vano tutta sua coda guizzava,

torcendo in sù la venenosa forca

ch’a guisa di scorpion la punta armava.                             27

 

 

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