George Orwell, La fattoria degli animali

Fattoria animali

George Orwell, La fattoria degli animali

Il sogno del Vecchio Maggiore

La rivoluzione degli animali

Napoleon ha sempre ragione

Tutti gli animali sono uguali ma...

 

La fattoria degli animali (Animal farm, 1945) è un romanzo distopico di George Orwell (pseudonimo di George Arthur Blair, 1903-1950). La fattoria degli animali descrive la ribellione degli animali di una fattoria, alludendo con questo alle vicende storiche della Rivoluzione russa e alla successiva nascita del regime totalitario di Stalin in URSS. È evidente nel romanzo la critica dei regimi totalitari, del culto della personalità, della mistificazione e della deformazione della realtà da parte del potere politico, della limitazione delle libertà individuali, del conformismo. Si tratta di tematiche che Orwell svilupperà compiutamente anche nel romanzo 1984 (scritto nel 1948).

La rivoluzione e la guerra civile

Il Vecchio Maggiore, un maiale di dodici anni dall’aspetto maestoso, spirante saggezza e benevolenza, che gode di enorme prestigio presso gli altri animali, preannuncia la rivelazione di uno strano sogno: gli animali faranno una rivoluzione contro l’uomo, che li sfrutta e li maltratta, e creeranno un mondo basato sulla giustizia, sull’uguaglianza e sull’eliminazione dello sfruttamento. Pochi giorni dopo aver profetizzato la Rivoluzione il Vecchio Maggiore muore, ma gli animali si organizzano per realizzare il suo sogno, guidati dai maiali e in particolare dai due verri Palla di Neve e Napoleon, che elaborano compiutamente “un completo sistema di massime” che prende il nome di Animalismo. La rivoluzione si realizza prima del previsto, poiché il padrone Jones dimentica di dar da mangiare agli animali e questo scatena la rivolta che li conduce alla presa del potere.

La figura del Vecchio Maggiore allude a Lenin (e/o a Marx), Palla di Neve a Trockij e Napoleon a Stalin. Lenin, pochi anni dopo la rivoluzione morì (Marx era morto parecchi anni prima). Il termine Animalismo allude al comunismo. 

Così come Napoleon elimina Palla di Neve e lo costringe a fuggire, Stalin in Russia prevale su Trockij, costringendolo all’esilio. Anche nella rivoluzione degli animali, come nella Rivoluzione russa, Palla di Neve/Trockij svolge un ruolo di primo piano (Battaglia del Chiuso delle Vacche = Presa del Palazzo d’Inverno/guerra civile). Napoleon non viene ricordato in quella fase, così come Stalin non svolge un ruolo di rilievo nella fase della presa del potere. Tuttavia Napoleon sa ben manovrare le pecore e sa allevare i cani. Analogamente Stalin sa guadagnarsi il consenso degli elementi passivi del partito e del popolo russo e crea una sua polizia personale. 

Palla di neve, per facilitare l’apprendimento da parte degli animali meno intelligenti, decide che i sette comandamenti possono essere ridotti ad un’unica massima: “Quattro gambe buono due gambe cattivo”. Le pecore ripetono in continuazione e nei momenti più inopportuni questa massima. Esse rappresentano le masse ridotte a passivo strumento in mano al potere. Il motto da loro ripetuto ossessivamente, per impedire la libera espressione del pensiero, verso il termine della vicenda muta in “Quattro gambe buono; due gambe, meglio”. Non può che essere così, poiché tutti i maiali ormai camminano sulle due zampe posteriori.

Il personaggio di Gondrano (la cui massima è “Lavorerò di più”) allude alla figura di Stakhanov. L’asino Benjamin sembra rappresentare l’intellettuale che ha una cinica visione della realtà e che si tiene il più possibile distante dagli eventi. Non vuole esprimersi sulla rivoluzione, perché gli asini hanno vita lunga. È convinto che in ultima analisi “la fame, la fatica, la delusione” siano “la inalterabile legge della vita”. Egli, tuttavia, ama e ha pietà di Gondrano, che si sfianca di lavoro e che tenterà invano di salvare, allorché i maiali, con l’inganno dell’ospedale, scambiano con un macellaio il cavallo malato e ormai inutile, in cambio di una cassa di whisky.

Repressione e violenza

Napoleon/Stalin non solo elimina Palla di Neve/Trockij ricorrendo alle pecore e ai cani. Napoleon fa giustiziare dai cani, senza pietà alcuna, molti presunti animali traditori, costretti a confessare orribili crimini e la loro complicità con Palla di Neve. Evidente l’allusione alle cosiddette “purghe” staliniane, con cui il dittatore si sbarazzò dei suoi oppositori, veri o presunti tali. I rimanenti animali, eccetto i maiali e i cani, si allontanano tremanti e miseri. Non sanno che cosa maggiormente li abbia colpiti, se il tradimento di quelli che hanno fatto lega con Palla di neve o la crudele punizione alla quale hanno assistito. 

Analogamente: Stalin reprime duramente qualsiasi tentativo di protesta e di opposizione, facendo ricorso alla polizia segreta, ai processi-farsa, alle “confessioni” estorte con la violenza fisica o psicologica. Quando alla fattoria viene annunciata la vendita di una gran quantità di uova, le galline per protesta volano in cima ai trespoli e depongono le uova che si infrangono a terra. Napoleon reprime duramente la loro rivolta sospendendo la loro razione di cibo e facendone uccidere alcune. Resistono cinque giorni poi cedono. 

Una massima di Gondrano è: “Napoleon ha sempre ragione”. Tuttavia Napoleon, senza scrupoli, quando Gondrano resta gravemente ferito, con la parvenza di un ricovero in ospedale, in realtà lo manda al macello. Gli animali della fattoria sono angosciati e perplessi, ma finiscono con l’accettare la falsa spiegazione di Clarinetto. Non c’è pietà neppure per chi serve il regime con assoluta fedeltà (come Gondrano).

Manipolazione della memoria, propaganda, culto della personalità

Il ruolo dei piccioni è quello di diffondere il verbo rivoluzionario nelle fattorie vicine. Compito dei cani, allevati personalmente da Napoleon, è invece quello di essere la sua guardia personale, una sorta di polizia politica al suo servizio, che lo protegge e reprime duramente il dissenso. Il ruolo di Clarinetto è quello di occuparsi della propaganda, dato che egli è così abile da far vedere bianco per nero. Napoleon e Clarinetto frenano ogni opposizione e protesta contro le decisioni prese e contro la durezza delle condizioni di vita prospettando il rischio che Jones e gli uomini ritornino.

Napoleon e i maiali riescono a far accettare agli animali comportamenti e decreti ritenuti inaccettabili, modificando i singoli comandamenti mediante l’aggiunta di specificazioni. Gli animali ricordano il divieto di dormire nei letti, ma il comandamento modificato ora parla di divieto di dormire in letti con lenzuola; ricordano il divieto di bere alcolici, ma esso in realtà ora dice che è vietato berli in eccesso; ricordano il divieto di uccidere animali, ma ora esso recita che è vietato ucciderli senza motivo. Gli animali (le masse) in realtà non godono di buona memoria: “tutti ricordavano o credevano di ricordare”. Così, l’abile propaganda di Clarinetto manipola il passato e quasi sempre riesce a convincere gli animali che le cose si sono svolte in modo diverso da come essi le ricordano. Analogamente, Stalin e il suo gruppo dirigente riescono a manipolare la memoria e a piegare a proprio uso e consumo i principi rivoluzionari. La propaganda politica, con il monopolio dei mezzi di comunicazione e il loro uso spregiudicato e menzognero fanno il resto.

Attorno alla figura di Napoleon nasce un clima di sacralità, un culto della personalità da lui stesso alimentato. Infatti si è decorato da solo e si fa vedere solo raramente. Il giorno del suo compleanno viene sparato un colpo di fucile, e i maiali lo chiamano Il nostro Capo, il compagno Napoleon, Padre di tutti gli animali, Amico degli Anatroccoli, ecc. Il poeta Minimus compone una poesia che ne esalta la bontà e la generosità, intitolata Camerata Napoleon. Palla di Neve, costretto a fuggire, diventa invece il capro espiatorio di tutti i problemi della fattoria, viene considerato un traditore e gli stessi eventi del passato che lo riguardano vengono trasformati e manipolati. 

Orwell allude al culto della personalità creato in Russia da Stalin, alla sconfitta e all’esilio di Trockij, accusato di tradimento, presentato come responsabile di ogni male e costretto all’esilio. Il progetto della costruzione del mulino a vento potrebbe alludere ai piani quinquennali, ideati da Trockij e, dopo la sua cacciata, fatti propri da Stalin. Palla di Neve è l’ideatore del progetto del mulino e Napoleon vi si oppone, ma poco dopo averlo eliminato se ne appropria. È ben vero che la distruzione del mulino da parte degli uomini mediante la dinamite potrebbe alludere alla Seconda guerra mondiale e, secondo alcuni, alla battaglia di Stalingrado.

Disuguaglianza, privilegi e sfruttamento

Il lavoro nella fattoria non è regolato da una effettiva legge di uguaglianza. I maiali, data la loro cultura e intelligenza superiore dirigono i lavori, godono di privilegi e sfruttano gli altri animali. La massima che verso la fine della narrazione sancisce il reale rapporto di “uguaglianza” tra gli animali è “Tutti gli animali sono uguali ma alcuni sono più uguali degli altri”. Nel corso della narrazione muta la visione che le fattorie vicine hanno della fattoria degli animali. All’inizio gli uomini, per paura che i principi dell’Animalismo si diffondano, la criticano, la pensano destinata al fallimento e diffondono la voce che vi si praticano terribili pratiche. Poi apprezzano il duro regime di lavoro che Napoleon e il gruppo dirigente dei maiali hanno instaurato, al punto di intrattenere proficui rapporti commerciali.

Significativo che Napoleon tenga a puntualizzare che le voci messe in giro da qualche maligno nemico su presunte intenzioni sovversive e rivoluzionarie sue e del suo gruppo dirigente, volte a suscitare ribellioni nelle altre fattorie, sono assolutamente infondate e lontane dalla verità. Ma ora le relazioni sono molto migliorate e Napoleon annuncia anche di aver cambiato il nome della fattoria in Fattoria Padronale. Certo questa denominazione è ormai in piena sintonia con il reale assetto della stessa: lungi dall’essere una comunità basata sull’uguaglianza, essa ripropone ormai una classe dirigente di sfruttatori, quella dei maiali.

Anche nella realtà storica si passò dalla demonizzazione e dalla condanna della Russia rivoluzionaria, con relativi tentativi di intervento militare, all’intrattenimento di ottimi rapporti e all’ammirazione per il modo con cui il regime staliniano riusciva a mantenere l’ordine e la disciplina. L’analogia è piuttosto evidente: il gruppo dirigente staliniano ormai ha rinnegato i principi del comunismo, è una classe di sfruttatori che gode di enormi privilegi che ha acquisito le stesse modalità di comportamento dei paesi capitalisti. Anzi, il regime della fattoria costituisce per essi un modello da imitare, per le dure condizioni di vita, per la disciplina e per il brutale sfruttamento che riesce a imporre.

Uomini o maiali?

Alla fine del romanzo, gli animali osservano maiali e umani insieme riuniti per festeggiare la riconciliazione e gli affari conclusi. D’altronde, osservando uomini e maiali durante il banchetto, gli animali constatano che non è più possibile distinguere gli uni dagli altri. Con questa immagine conclusiva Orwell vuole indicare che gli ideali e i comportamenti dei rivoluzionari sono andati perduti e che il regime creato in Russia è basato sul profitto, sul privilegio e sullo sfruttamento, in forma e sostanza del tutto simili a quello capitalistico.

Riassunto dettagliato per capitoli: La Fattoria degli Animali

Capitolo I [>>> Il sogno del Vecchio Maggiore]

Il signor Jones, della Fattoria Padronale, chiude a chiave il pollaio poi va a letto, dove la signora Jones sta russando. 

Tutti gli animali si sono dati convegno nel granaio per ascoltare il Vecchio Maggiore, “un verro Biancocostato premiato a tutte le esposizioni”, che gode di grande prestigio e che ha preannunciato la rivelazione di un sogno strano. Il Vecchio Maggiore, un maiale di dodici anni dall’aspetto maestoso, spirante saggezza e benevolenza, inizia a parlare davanti agli animali: i tre cani, Lilla, Jessie e Morsetto, i maiali, le galline, i piccioni, le pecore, le mucche, i due cavalli da tiro, Gondrano e Berta, Muriel, la capra bianca, Benjamin, l’asino e la graziosa cavallina bianca Mollie, vispa e vanitosa.

Gondrano è una bestia enorme, “alta quasi diciotto palmi e forte come due cavalli comuni messi assieme. Una striscia bianca lungo il naso gli dava un’espressione alquanto stupida, e, in realtà, non aveva una grande intelligenza, ma era universalmente rispettato per la sua fermezza di carattere e per la sua enorme potenza di lavoro”. 

Benjamin era “la bestia più vecchia della fattoria e la più bisbetica. Parlava raramente e quando apriva bocca era per fare ciniche osservazioni; … Solo fra tutti gli animali della fattoria non rideva mai. Se gli si domandava il perché, rispondeva che non vedeva nulla di cui si potesse ridere”. 

Infine giunge il gatto che cerca il posto più comodo per dormire durante il discorso del Vecchio Maggiore. Tutti gli animali sono presenti, eccetto Mosè, il corvo domestico. 

Quando vede che tutti sono attenti, il Vecchio Maggiore comincia a parlare. Fa riferimento alla breve, misera e faticosa vita che gli animali conducono. Gli animali vengono duramente sfruttati e quando non servono più sono crudelmente scannati. La loro vita è fatta di miseria e schiavitù. Per il Maggiore non si tratta di un destino naturale: la causa delle loro fatiche, della loro miseria e delle loro sofferenze è da ricercare nello sfruttamento da parte dell’uomo, senza il quale la loro esistenza sarebbe molto migliore. L’uomo consuma senza produrre ma domina gli animali e li fa lavorare dando loro il minimo per sopravvivere, mentre il frutto del loro lavoro serve per nutrire e per arricchire lui. Infine, l’uomo non lascia che la vita degli animali segua il suo corso naturale. Li scanna senza scrupoli quando sono adulti o quando non servono più. Anche Gondrano sarà venduto al macellaio quando la sua possanza verrà meno, e i cani una volta vecchi saranno annegati con una pietra al collo.

Il Maggiore esorta: eliminato l’uomo, gli animali, ricchi e liberi, potranno godere del prodotto del loro lavoro. La Rivoluzione, contro l’uomo, deve diventare il loro obiettivo, perseguito con fermezza incrollabile. L’uomo è il nemico, mentre tutti gli animali sono compagni. In conclusione, “Tutto ciò che cammina su due gambe è nemico. Tutto ciò che cammina su quattro gambe o ha ali è amico”. Gli animali non dovranno mai assomigliare all’uomo: “non adottate i suoi vizi. Nessun animale vada mai a vivere in una casa, o dorma in un letto, o vesta panni, o beva alcolici, o fumi tabacco, o maneggi danaro, o faccia commercio. Tutte le abitudini dell’uomo sono malvagie. E, soprattutto, nessun animale divenga tiranno ai suoi simili. Deboli o forti, intelligenti o sciocchi, siamo tutti fratelli. Mai un animale uccida un altro animale. Tutti gli animali sono uguali”.

Il Vecchio Maggiore racconta, infine, di aver sognato la Terra senza l’uomo, e che questo gli ha ricordato di quando da piccolo la madre gli cantava una vecchia canzone, di cui gli sono riaffiorate alla mente le parole. Il Maggiore canta così la canzone Animali d’Inghilterra e tutti si uniscono all’inno, colmi di entusiasmo.

L’intera fattoria intona Animali d’Inghilterra in un tremendo unisono. Sentendo il frastuono il signor Jones, pensando che vi sia una volpe nell’aia, spara un colpo di fucile e tutti gli animali in fretta corrono a dormire.

Capitolo II [>>>La rivoluzione]

Tre notti più tardi il Vecchio Maggiore muore nel sonno, ma il suo messaggio non cade nel vuoto. Nei mesi seguenti gli animali, sotto la guida degli intelligenti maiali, preparano la Rivoluzione. Tra i maiali emergono Napoleon e Palla di neve. Napoleon è “un grosso verro del Berkshire dall’aspetto piuttosto feroce, l’unico Berkshire della fattoria, non molto comunicativo, ma in fama di voler sempre fare a modo suo”. Palla di Neve è “un maiale più vivace di Napoleon, più svelto nel parlare e di maggiore inventiva, ma stimato di una minor profondità di carattere”. Vi è poi Clarinetto, “un porchetto grasso… con guance assai rotonde, occhi vivi, mosse agili e voce acuta…parlatore brillante” che sa “far vedere bianco per nero”. I tre elaborano gli insegnamenti del Vecchio Maggiore “in un completo sistema di massime” che chiamano “Animalismo”.

I tre maiali organizzano riunioni segrete serali, per esporre i principi dell’Animalismo. Inizialmente faticano a rimuovere i pregiudizi di alcuni animali che considerano il signor Jones importante perché li nutre, o di altri che non vorrebbero impegnarsi per la Rivoluzione. Mollie, la cavallina bianca, si mostra preoccupata per le sue zollette di zucchero e per i suoi nastrini, che Palla di Neve le dice essere un segno di schiavitù, senza però convincerla. I maiali devono poi contrastare le menzogne diffuse dal corvo Mosè, in particolare quella sul Monte Zuccherocandito, un luogo bellissimo che accoglierebbe gli animali dopo la morte. Gondrano e Berta non hanno una mente acuta ma sono i più fedeli discepoli e propagandisti della Rivoluzione e non mancano a nessuna riunione. 

La Rivoluzione si verifica prima di quanto gli animali si aspettino. Il signor Jones vive un periodo di difficoltà nella gestione della fattoria e si dà al bere. Una sera prende una grande sbornia e dimentica di dar da mangiare agli animali, che i suoi uomini hanno lasciato a digiuno dal mattino. Una mucca esasperata sfonda con una cornata la porta del magazzino e gli animali si precipitano sul cibo. Quando Jones e i suoi uomini intervengono con le fruste, gli animali si lanciano contro i loro aguzzini che, sbigottiti, fuggono via. Anche la signora Jones e il corvo Mosè, vista la mala parata, fuggono dalla fattoria. Gli animali, esaltati ed esultanti per il successo della loro Rivoluzione, si precipitano alla selleria, con l’intento di distruggere “le ultime tracce dell’odiato regno di Jones”:

La selleria situata oltre le stalle fu sfondata: i freni, gli anelli per il naso, le catene dei cani, i coltelli crudeli con cui il signor Jones usava castrare i maiali e gli agnelli, tutto fu buttato nel pozzo. Le redini, le cavezze, i paraocchi, le avvilenti tasche mangiatoie furono gettati sul fuoco che ardeva in mezzo al cortile, alimentato da tutti i rifiuti. La stessa fine fecero le fruste. Tutti gli animali non stavano più in sé per la gioia di veder le fruste andare in fiamme. Palla di Neve gettò pure sul fuoco i nastri con cui la signora Jones usava ornare le criniere e le code dei cavalli nei giorni di mercato.”

In poco tempo ogni cosa che ricordi Jones viene distrutta e gli animali festeggiano entusiasti la loro vittoria. Guidati da Palla di neve e da Napoleon entrano titubanti nella casa di Jones “guardando con una specie di terrore l’incredibile lusso, i letti coi loro materassi di piuma, gli specchi, il divano di crine, il tappeto di Bruxelles, la litografia della regina Vittoria sopra la caminiera del salotto”. Decidono poi che nessun animale abiterà in quella casa, che sarà adibita a museo.

La mattina presto Palla di Neve e Napoleon radunano gli animali. Palla di Neve, che ha la miglior calligrafia, cancella la scritta FATTORIA PADRONALE sul cancello e scrive al suo posto con un pennello FATTORIA DEGLI ANIMALI.

Poi vengono esposti i principi dell’Animalismo in Sette Comandamenti, elaborati dai maiali, e Palla di Neve li scrive sul muro. Essi costituiranno le inalterabili norme di comportamento alla base della Fattoria degli animali:

1) Tutto ciò che va su due gambe è nemico.

2) Tutto ciò che va su quattro gambe o ha ali è amico.

3) Nessun animale vestirà abiti.

4) Nessun animale dormirà in un letto.

5)Nessun animale berrà alcolici.

6) Nessun animale ucciderà un altro animale.

7) Tutti gli animali sono uguali.

Dopo aver munto le mucche, ricavandone cinque secchi colmi di latte cremoso e denso, gli animali si avviano al prato per iniziare la falciatura sotto la guida di Palla di Neve. Quando ritornano la sera notano che del latte non resta più traccia alcuna.

Capitolo III [«Quattro gambe, buono; due gambe, cattivo»]

La raccolta del fieno dà ottimi risultati: esso è il più abbondante raccolto che la fattoria abbia mai visto. Questo grazie all’impegno di tutti gli animali e all’intelligente guida dei maiali. Tutti lavorano con entusiasmo e insieme riescono a superare le difficoltà dovute all’inesperienza. Gondrano lavora infaticabilmente e la sua risposta a ogni problema è “Lavorerò di più!”. Tutti lavorano “secondo la propria capacità” e solo pochi, come la cavallina Mollie o il gatto, cercano scuse per non lavorare, mentre l’asino Benjamin conserva il suo cinico scetticismo.

La domenica non si lavora e tutti sono presenti alla cerimonia dell’alzabandiera, con una bandiera verde su cui sono dipinti uno zoccolo di cavallo e un corno. Dopo l’alzabandiera gli animali si recano nel grande granaio all’assemblea generale (Consiglio) dove si approvano i progetti e le attività della settimana. Sono sempre i maiali a presentare i progetti e in particolare Palla di Neve e Napoleon, che però non vanno mai d’accordo. Il Consiglio si chiude sempre al canto di Animali d’Inghilterra e il pomeriggio viene dedicato agli svaghi. 

Nella selleria, eletta a quartier generale, i maiali studiano tutte le arti necessarie al buon funzionamento della fattoria.  Palla di Neve dà vita a molti Comitati Animali, come il “Comitato di Produzione delle Uova” per le galline, la “Lega delle Code Nette” per le mucche, il “Comitato di Rieducazione dei Compagni Selvatici”, ma si rivelano un fallimento. 

La scuola di lettura e scrittura ha invece un grande successo e in autunno quasi tutti gli animali della fattoria sono, “chi più chi meno, letterati”. I maiali sanno leggere e scrivere perfettamente, i cani leggono solo i Sette comandamenti, mentre le pecore, le galline e le anatre non riescono neppure a imparare a memoria i Sette Comandamenti.

Palla di Neve dichiara che i Sette Comandamenti possono ridursi a un unico principio essenziale dell’Animalismo: «Quattro gambe, buono; due gambe, cattivo». Tutti i più umili animali si impegnano così a imparare a memoria questa massima, che viene scritta sul muro di fondo del granaio a lettere cubitali, sopra i Sette Comandamenti. La massima piace tanto alle pecore che spesso la belano ossessivamente. 

Napoleon non si interessa dei comitati ma della “educazione dei giovani”. Jessie e Lilla danno alla luce nove cuccioli di cane e Napoleon, appena svezzati, li toglie alle loro madri dicendo di farsi egli stesso responsabile della loro educazione. Li tiene in una soffitta, separati da tutti gli altri animali. 

Si scopre poi che il latte viene mescolato al mangime dei maiali e le mele vengono riservate a loro. Tra gli animali aleggia il malcontento per questi privilegi, così Clarinetto viene mandato a fornire spiegazioni. Egli sostiene che i maiali non si nutrono di latte e di mele per egoismo o per piacere, ma solo perché questi alimenti servono a mantenerli in buona salute, cosa indispensabile per evitare il ritorno di Jones nella fattoria. Così gli animali accettano la decisione.

Capitolo IV [>>> La Battaglia del Chiuso delle Vacche] 

La notizia della Rivoluzione avvenuta nella Fattoria degli Animali si diffonde per tutta la contea. Gli altri proprietari, il signor Pilkington e il signor Frederick, cercano di denigrare la Fattoria degli Animali diffondendo la voce che vi si stia morendo di fame o che vi si compiano terribili malvagità e violenze. Ciò nonostante circolano tra gli animali voci che invece esaltano l’accaduto e che alimentano un vento di ribellione. Gli animali nelle fattorie sempre più spesso si ribellano e circola ovunque la canzone Animali d’Inghilterra, che fa tremare gli uomini i quali sentono in essa “la profezia del loro futuro destino”.

All’inizio di ottobre Jones, appoggiato dagli altri proprietari, organizza una spedizione per riconquistare la fattoria. Ma gli uomini non trovano gli animali impreparati. Palla di Neve ha organizzato la resistenza: lancia un primo attacco dei piccioni, che sganciano i loro escrementi, e delle oche, che beccano le caviglie degli uomini; poi, a capo delle pecore, di Muriel e di Benjamin si lancia contro gli invasori. Gli uomini li respingono e si lanciano al loro inseguimento, ma questo è stato previsto dal piano di Palla di Neve. Appena gli uomini giungono nel cortile i tre cavalli, le tre mucche e il resto dei maiali, in agguato nel chiuso delle vacche si lanciano all’attacco. Palla di Neve si scontra vittoriosamente con Jones, che lo ferisce sul dorso con un colpo di fucile, mentre una pecora cade morta. Gondrano combatte eroicamente colpendo alla testa un garzone, che cade apparentemente morto e gli uomini sono presi a cornate, a calci e a morsi e sono costretti a una “ignominiosa ritirata sulla stessa via per la quale erano venuti, inseguiti da uno stormo di gazze che li fischiavano e li beccavano sul cranio”. 

Entusiasti per la vittoria, gli animali conferiscono decorazioni (EroeAnimale di Prima Classe) a Palla di Neve e a Gondrano e alla memoria della pecora morta. Si decide poi di festeggiare ogni anno l’anniversario di quella che prenderà il nome di Battaglia del Chiuso delle Vacche.

Capitolo V [>>>Il progetto del mulino a vento]

Mollie, insofferente per il lavoro, incapace di resistere all’attrattiva delle zollette di zucchero e dai nastrini colorati, fugge dalla fattoria per tornare dagli uomini.

Nelle discussioni sulle proposte dei maiali si registra il continuo dissenso fra Palla di Neve e Napoleon, con violenti dibattiti. Palla di neve è più brillante ma Napoleon sa procurarsi abilmente i voti, in particolare quelli delle pecore. Queste ultime belano spesso a sproposito «Quattro gambe, buono; due gambe, cattivo», interrompendo le discussioni e soprattutto i discorsi di Palla di Neve. Questi presenta vari progetti, in particolare quello ambizioso di costruire un mulino a vento, che risolverebbe molti problemi, facilitando il lavoro degli animali grazie all’energia elettrica prodotta. Napoleon, che non ha presentato alcun progetto, contesta quelli di Palla di Neve, compreso quello del mulino, che egli considera una perdita di tempo, mentre la priorità del momento è per lui quella di accrescere la produzione dei viveri. Gli animali si dividono in due fazioni, sotto il grido «Votate per Palla di Neve e la settimana di tre giorni» e «Votate per Napoleon e la mangiatoia piena». Benjamin non parteggia per nessuna delle due fazioni.

Un altro oggetto di discussione e di divisione riguarda la difesa della fattoria da eventuali attacchi degli uomini. Anche su questo Napoleon e Palla di Neve sono in disaccordo: il primo sostiene che occorre procurarsi armi da fuoco e addestrarsi al loro uso; il secondo sostiene che bisogna spedire stormi e stormi di piccioni a suscitare la Rivoluzione fra gli animali delle altre fattorie.

Una domenica il progetto del mulino di Palla di Neve viene sottoposto al Consiglio. Palla di Neve espone le sue ragioni con determinazione, benché più volte interrotto dal belato delle pecore. Napoleon si limita brevemente a dire che il mulino è una sciocchezza. Palla di Neve riprende a parlare con grande eloquenza, descrivendo i grandi progressi che la costruzione del mulino consentirà e i più sono ormai convinti delle sue ragioni. A quel punto però, a un segnale di Napoleon, nove enormi cani con collare ornato di punte d’ottone fanno irruzione nel granaio e si avventano su Palla di Neve, che a stento riesce a sfuggire alle loro mascelle. Inseguito per tutta la fattoria riesce infine a sottrarsi alle loro grinfie, fuggendo attraverso un’apertura del recinto. I cani altro non sono che i cuccioli che Napoleon ha tolto alle proprie madri e che ha allevato in segreto. Ora sono diventati “cani enormi e dall’aspetto feroce di lupi”. Seguono da vicino Napoleon e dimenano le code “allo stesso modo che gli altri cani usavano fare con il signor Jones”. Gli animali ne sono terrorizzati. 

Napoleon annuncia che le sedute domenicali sono sospese e che le decisioni saranno prese da uno speciale comitato di maiali presieduto da lui. Gli animali si riuniranno ancora la domenica mattina per il saluto alla bandiera, per cantare Animali d’Inghilterra e ricevere gli ordini per la settimana, senza ulteriori discussioni. Alcuni giovani maiali accennano a protestare ma i cani di Napoleon li zittiscono con il loro “profondo e minaccioso brontolio”. A quel puntole pecore iniziano a belare «Quattro gambe, buono; due gambe, cattivo!» per circa un quarto d’ora e mettono fine a ogni discussione.

Clarinetto, inviato a spiegare la nuova situazione, abilmente esalta Napoleon e denigra Palla di neve, accusandolo di tradimento e sminuendo il suo ruolo nella Battaglia del Chiuso delle Vacche. Richiama gli animali alla massima disciplina, condizione necessaria a evitare il ritorno di Jones, che gli animali certo non vogliono.

Gondrano fa sua la massima: «Napoleon ha sempre ragione» in aggiunta al suo motto personale: «Lavorerò di più».

Alle riunioni nel granaio gli animali ora non siedono tutti insieme: “Napoleon con Clarinetto e un altro maiale chiamato Minimus, che aveva il notevole dono di comporre inni e poesie, sedevano sul fronte della piattaforma rialzata; i nove cani formavano un semicerchio attorno a loro e dietro si accomodavano gli altri maiali. Tutti gli altri animali sedevano loro dinanzi nel corpo principale del granaio. Napoleon leggeva gli ordini per la settimana con rude stile soldatesco e, dopo aver cantato per una sola volta in coro Animali d’Inghilterra, l’adunata veniva sciolta”. 

La terza domenica dopo l’espulsione di Palla di Neve, sorprendentemente, Napoleon annuncia che il mulino a vento verrà costruito. Clarinetto spiega agli altri animali che in realtà Napoleon non era mai stato avverso al mulino a vento e che anzi il progetto, sottrattogli da Palla di Neve, era una sua creazione. Aggiunge che vi si era opposto per sbarazzarsi di Palla di Neve che era pericoloso, ma ora il progetto poteva essere realizzato. Clarinetto “si esprimeva in modo tanto convincente, e i tre cani che per caso erano con lui ringhiavano in modo così minaccioso che essi accettarono la spiegazione senza chiedere altro”. 

Capitolo VI [Il crollo del mulino a vento]

Gli animali lavorano come schiavi per tutto l’anno, con orari di lavoro massacranti, prolungati persino alla domenica pomeriggio. Tuttavia sono contenti, perché convinti di farlo per sé e per la propria specie, non per l’uomo. Dopo un duro lavoro gli animali riescono a preparare il materiale per dare inizio alla costruzione ma il procedimento è faticoso e  si compiono progressi solo grazie alla instancabile energia di Gondrano. Le condizioni di vita degli animali sono buone, benché non molto diverse da quando c’era Jones, e il loro sistema di produzione si mostra efficiente. Mancano tuttavia il petrolio, i chiodi, la corda, i biscotti per i cani, il ferro per ferrare i cavalli e altro, tutte cose che la fattoria non è in grado di produrre. Così una domenica mattina Napoleon annuncia che la Fattoria si metterà in rapporti d’affari con le fattorie vicine “non a scopo commerciale, naturalmente, ma semplicemente per ottenere certi materiali”. Gli animali sono all’inizio inquieti, perché sembra loro di ricordare che fosse vietato far uso di denaro. Alcuni giovani maiali accennano a una protesta ma sono ridotti al silenzio dal brontolio dei cani e dal solito belato delle pecore. Napoleon dichiara che si sta occupando personalmente delle trattative e conclude il suo discorso col solito grido: «Evviva la Fattoria degli Animali!», cui segue il canto di Animali d’Inghilterra a chiusura della riunione. Clarinetto si occupa di assicurare che mai nessuna decisione è stata presa in merito al divieto di far uso di denaro e che semmai si tratta di una menzogna messa in giro da Palla di Neve.

Frattanto gli uomini, pur odiando sempre la Fattoria, devono prendere atto, con un certo rispetto, che essa sa condurre bene i propri affari.

I maiali, a un certo punto, fanno della casa colonica la propria abitazione. Anche a questo proposito agli animali sembra di ricordare che questo era vietato, ma Clarinetto, al solito, li convince che non è vero e che i maiali hanno bisogno di un luogo tranquillo in cui lavorare a beneficio di tutti. Gli animali sono di nuovo perplessi quando apprendono che i maiali mangiano in cucina, usano il salotto e persino che dormono nei letti. Gondrano, come al solito, commenta «Napoleon ha sempre ragione!», ma Berta, perplessa, chiede a Muriel di leggerle il quarto comandamento. Esso ora recita: “Nessun animale dovrà dormire in un letto con lenzuola”.

Clarinetto, accompagnato da alcuni cani, come al solito si occupa di fugare i dubbi. Non c’è mai stato – dice – un regolamento contro i letti, ma solo contro le lenzuola, che sono un’invenzione umana, e i maiali devono poter riposare bene, per impedire il ritorno di Jones, che nessun animale desidera. Gli animali ancora sono convinti e nessuno farà più osservazioni in merito, neppure sul fatto che i maiali si alzino la mattina u’ora più tardi degli altri.

Col giungere dell’autunno gli animali sono stanchi, ma felici, perché il mulino è costruito a metà, e tutti sono entusiasti tranne il vecchio Benjamin. In novembre, una notte giunge una bufera di vento che fa tremare tutti gli edifici e grande è la disperazione degli animali, quando vedono che il mulino a vento è crollato.

Napoleon attribuisce la colpa dell’accaduto a Palla di Neve e pronuncia contro di lui una sentenza di morte, promettendo una ricompensa a chi lo uccida o lo prenda prigioniero. Gli animali sono indignati nell’apprendere che Palla di Neve è colpevole di una simile azione. Napoleon assicura, comunque, che la costruzione del mulino subito ricomincerà, a qualsiasi costo, e conclude gridando “Avanti, compagni! Evviva il mulino a vento! Evviva la Fattoria degli Animali!”.

Capitolo VII [>>>Tradimenti ed esecuzioni]

Nonostante il duro inverno, gli animali proseguono la costruzione del mulino, anche per evitare che gli uomini, invidiosi, gioiscano se non sarà terminato in tempo. Gli uomini dicono che il mulino è crollato perché aveva mura sottili, non per il presunto sabotaggio di Palla di Neve. Sta di fatto che gli animali sono meno speranzosi, tranne Gondrano e Berta.

In gennaio comincia a scarseggiare il cibo e le razioni sono drasticamente ridotte, ma appare essenziale nascondere questo stato di cose al mondo fuori dalla fattoria, dove gli uomini spargono voce che gli animali vi muoiono di fame e di malattie. Napoleon, abilmente, decide di servirsi del signor Whymper, che si reca alla fattoria per gli scambi commerciali, per divulgare un’impressione contraria. In modo apparentemente casuale Whymper ascolta alcuni animali scelti, per lo più pecore, sostenere che le razioni sono state aumentate e vede i recipienti del magazzino ricolmi di grano e di farina, mentre in realtà sotto la superficie contengono sabbia. Così ingannato, egli sostiene nel mondo di fuori che alla Fattoria degli Animali non c’è affatto scarsità di viveri. 

Verso la fine di gennaio vi è necessità di procurarsi grano e Napoleon, che raramente si mostra in pubblico e quando lo fa è scortato da sei cani ringhianti, delega a Clarinetto il compito di annunciare un contratto commerciale per quattrocento uova settimanali. Il ricavo dovrà servire ad acquistare granaglie e bietole. Le galline protestano e organizzano una ribellione. Volano sui trespoli e depongono le uova là facendole infrangere a terra. La repressione ordinata da Napoleon è spietata: viene sospesa la loro razione di cibo e chiunque gliene fornisca sarà punito con la morte. Le galline resistono per cinque giorni poi cedono, tornando ai loro luoghi di cova, mentre nel frattempo nove di esse sono morte, ufficialmente per “coccidiosi”.

In primavera viene diffusa la voce allarmante che Palla di Neve entra di notte nella fattoria, compiendo ogni sorta di malefatte, come rubare il grano, rovesciare i secchi di latte, rompere le uova, ecc. A lui si dà la colpa per ogni cosa che va male. Addirittura le mucche dichiarano unanimi che di notte il traditore le munge durante il sonno e si dice che i topi, molto fastidiosi in quell’inverno, si sono coalizzati con lui. 

Napoleon decreta una severissima inchiesta sulle attività di Palla di Neve e la svolge in prima persona accompagnato dai feroci cani ringhianti. Clarinetto raduna gli spaventosissimi animali e rivela che Palla di Neve si è venduto a Frederick della Fattoria Pinchfield e che complotta per prendere la fattoria. Inoltre – aggiunge – fin dall’inizio è stato un agente segreto di Jones, come provano i documenti recentemente scoperti, e ha tentato di far sconfiggere gli animali nella Battaglia del Chiuso delle Vacche.

Gli animali sono esterrefatti da tanta malvagità. Eppure tutti, persino Gondrano, ricordano, o credono di ricordare, che Palla di Neve è stato uno dei più eroici protagonisti di quella battaglia, ferito al dorso dalle pallottole di Jones. Il fatto che sia stato ferito, grida Clarinetto, faceva parte del suo piano, che prevedeva la sconfitta degli animali. Per fortuna “il nostro eroico Capo, il compagno Napoleon”, mentre Palla di Neve stava fuggendo seguito da molti animali, era intervenuto al grido di “Morte all’Umanità!” e aveva affondato i denti nelle gambe di Jones. A quel punto la versione di Clarinetto convince gli animali, ai quali ora sembra di ricordare quanto lui ha raccontato. Gondrano pensa però che Palla di Neve non sia stato un traditore fin dall’inizio. Clarinetto replica che Napoleon “ha categoricamente constatato…che Palla di Neve è stato fin da principio l’agente di Jones…”. Gondrano a quel punto ammette che “Se il compagno Napoleon lo dice, deve avere ragione”.

Quattro giorni dopo Napoleon, carico di decorazioni e accompagnato dai suoi nove cani, convoca gli animali nel cortile. A un certo punto lancia un altissimo grido e immediatamente i cani si lanciano su quattro maiali, trascinandoli urlanti di terrore e dolore ai suoi piedi. Poi tre cani, tra lo stupore di tutti, aggrediscono Gondrano, che però ne inchioda uno al suolo mentre gli altri fuggono. Napoleon invita i quattro maiali a confessare i loro delitti e loro confessano di essere stati segretamente in rapporto con Palla di Neve, che tra l’altro ha confidato loro di essere da anni l’agente segreto di Jones. Finita la confessione, subito i cani li sgozzano e Napoleon chiede se altri debbano confessare qualcosa. Tre galline, un’oca, alcune pecore e altri animali vengono giustiziati, immediatamente dopo aver “confessato” di essere complici di Palla di Neve e di aver disobbedito agli ordini di Napoleon, ai piedi del quale giace un mucchio di cadaveri. Gli animali sono sconvolti, senza rendersi conto se siano più colpiti dal tradimento o dalla crudele punizione cui hanno assistito. Infatti, da quando Jones ha lasciato la fattoria nessun animale ha ucciso un altro animale. Anche Gondrano è inquieto, ma conclude che la soluzione per questa tragica situazione è quella di lavorare di più. 

Berta sente che la rivoluzione alla quale li aveva esortati il Vecchio Maggiore non aveva di mira quelle scene di terrore e di morte ma una società di “animali liberati dalla fame e dalla frusta, tutti uguali, ognuno lavorando secondo la propria capacità”. Invece ora nessuno osa esprimere il proprio pensiero, cani feroci si aggirano ovunque e si assiste al massacro di propri compagni che confessano orribili delitti. Berta è convinta che la situazione della fattoria è comunque migliore di quando c’era l’uomo, ma sente che non è per quello che gli animali hanno combattuto.

Incapace di trovare le parole per esprimere questi sentimenti, Berta comincia a cantare Animali d’Inghilterra, seguita da tutti gli altri, che cantano l’inno per tre volte con commozione e tristezza. Appena hanno finito di cantare, interviene Clarinetto accompagnato da due cani, il quale annuncia che per decreto di Napoleon l’inno Animali d’Inghilterra è abolito e che è vietato cantarlo. Egli spiega: ormai che la Rivoluzione è compiuta e i nemici interni ed esterni sono stati eliminati, non ve n’è più bisogno. Qualcuno accenna a protestare, ma subito le pecore iniziano con il loro solito belato “Quattro gambe, buono; due gambe, cattivo” che mette fine alla discussione. Animali d’Inghilterra viene sostituito da un nuovo inno, composto da Minimus, ma sarà cantato con minor entusiasmo. 

Capitolo VIII [La Battaglia del Mulino e l’Ordine della Bandiera Verde]

Qualche giorno dopo gli animali ricordano, o credono di ricordare, che il sesto comandamento decretasse che “Nessun animale ucciderà un altro animale”, ma Muriel legge il comandamento che ora recita “Nessun animale ucciderà un altro animale senza motivo”. Gli animali non ricordavano le ultime due parole, ma a quel punto è evidente che il comandamento non è stato violato.

Per tutto l’anno gli animali lavorano ancor più duramente e sembra le ore di lavoro siano aumentate e il cibo diminuito rispetto ai tempi di Jones. Le statistiche sbandierate da Clarinetto parlano di enorme aumento della produzione ma gli animali vorrebbero meno cifre e più cibo. Gli ordini sono ora trasmessi da Clarinetto a da qualche altro maiale mentre Napoleon si mostra in pubblico raramente e sempre circondato dai cani e preceduto da un gallo nero che ne preannuncia i discorsi. Napoleon ora occupa un appartamento separato e ogni anno in occasione del suo compleanno sarà sparato un colpo di fucile in suo onore. Quando si allude a lui ormai si dice sempre “Il nostro Capo, il compagno Napoleon” e i maiali gli hanno attribuito titoli come Padre di Tutti gli Animali, Terrore del Genere Umano, Protettore dei Greggi, Amico degli Anatroccoli e simili. Di ogni successo raggiunto si dà il merito a Napoleon. Il poeta Minimus compone una poesia che ne esalta la bontà e la generosità, intitolata Camerata Napoleon, che viene scritta su un muro del granaio accanto a un ritratto con il suo profilo.

Nelle trattative commerciali Napoleon conclude un accordo con Pilkington, mentre Frederick viene sospettato di voler attaccare la fattoria, con la complicità di Palla di Neve. Circolano voci terribili sulle crudeltà inferte da Frederick agli animali, come frustare a morte un vecchio cavallo, far morire di fame le mucche, o gettare nella fornace un cane. Una domenica mattina Napoleon annuncia di non aver mai pensato di vendere il legname a Frederick, che ormai viene dipinto come il nemico per eccellenza, tanto che al posto del motto “Morte all’Umanità” i piccioni propagandisti hanno il compito di sostituire quello di “Morte a Frederick”. Si scoprono varie presunte macchinazioni di Palla di Neve ai danni della Fattoria, regolarmente confessate dai suoi complici e si apprende che egli non ha mai ricevuto l’ordine dell'”Eroe Animale di Prima Classe” ma che anzi è stato censurato per la sua viltà in battaglia. Intanto finalmente il mulino è finito e gli animali ne ammirano soddisfatti l’edificio, compreso Napoleon che, scortato dai cani, viene a ispezionarlo. Si congratula con gli animali e annuncia che il mulino si chiamerà “Mulino Napoleon”.

Due giorni dopo, agli animali riuniti nel granaio Napoleon annuncia di aver venduto la partita di tronchi d’albero a Frederick. Durante tutto il periodo della sua simulata amicizia per Pilkington, Napoleon in realtà ha trattato con lui. Ora i piccioni devono evitare la fattoria di Pilkington e mutare il loro detto “Morte a Frederick” in quello di “Morte a Pilkington”. Napoleon assicura che le voci sull’imminente attacco alla fattoria e sulle crudeltà di Frederick verso gli animali sono infondate, fatte circolare da Palla di Neve, che in realtà si nascondeva nella fattoria di Pilkington.

I maiali esaltano l’astuzia di Napoleon, che ha saputo vendere il legname al migliore offerente e gli animali sfilano davanti al denaro ottenuto in cambio del legname. Tre giorni dopo si scopre che Frederick ha pagato con banconote false! Così, convocati gli animali, Napoleon pronuncia sentenza di morte contro Frederick e, mentre alla fattoria ci si prepara a fronteggiare un suo attacco, invia i piccioni da Pilkington per ristabilire buone relazioni.

La mattina seguente giunge l’attacco, che costringe gli animali a rifugiarsi nei fabbricati, mentre tutto il pascolo e il mulino cadono in mano al nemico. Intanto i piccioni consegnano la risposta di Pilkington alla richiesta di aiuto: “Ben vi sta”. Gli uomini, tra la costernazione degli animali, distruggono il mulino con polvere esplosiva. A quella vista gli animali reagiscono e lanciano un attacco in massa contro gli uomini che, messi in difficoltà, al sopraggiungere improvviso dei cani sono presi dal panico e fuggono attraverso la siepe spinosa.

Gli animali hanno vinto ma a caro prezzo e il mulino è stato distrutto. Clarinetto però esalta quella come una grande vittoria e vengono dedicati due giorni alla sua celebrazione, con canti, discorsi, spari di fucile e cibo in più per gli animali. La battaglia sarà ricordata come “la Battaglia del Mulino” e Napoleon crea una nuova decorazione, l'”Ordine della Bandiera Verde“, che conferisce a se stesso, mentre lo sfortunato affare delle banconote false viene dimenticato. 

Qualche giorno dopo i maiali trovano una cassa di whisky e durante la notte si odono canti provenire dalla loro abitazione, compreso l’inno Animali d’Inghilterra. Il mattino dopo regna un profondo silenzio nella casa colonica e con grande ritardo, con aspetto stanco e apparentemente malato, Clarinetto annuncia che Napoleon è in fin di vita. Tutti gli animali sono addolorati e si sparge la voce che Palla di Neve sia riuscito ad avvelenarlo. Clarinetto annuncia un ultimo, solenne decreto di Napoleon, secondo il quale chi berrà alcolici sarà punito con la morte. Napoleon però si riprende e guarisce, poi si procura opuscoli su come produrre birra e alcolici e destina il pascolo riservato agli animali inabili alla coltivazione di orzo.

Una notte gli animali sentono un gran frastuono e scoprono Clarinetto ai piedi di una scala a pioli rotta, nei pressi del muro del granaio su cui sono scritti i Comandamenti. Vicino a lui una lanterna, un pennello e un barattolo di vernice bianca. Nessuno, tranne Benjamin, sa spiegarsi che cosa questo significhi. Qualche giorno dopo Muriel, leggendo il quinto comandamento si accorge che gli animali non lo ricordano correttamente. Credevano che recitasse “Nessun animale berrà alcolici”, invece sul muro sta scritto “Nessun animale berrà alcolici in eccesso”.

Capitolo IX [Gondrano mandato al macello]

Gondrano è ferito a uno zoccolo, che fatica a guarire, ma vorrebbe vedere il mulino a buon punto, prima del suo pensionamento per raggiunti limiti di età. I dodici anni previsti per i cavalli scadono per lui alla fine dell’estate seguente. Intanto la vita per gli animali è sempre più dura e le razioni vengono ulteriormente ridotte, tranne che per i maiali e per i cani. Clarinetto non manca di predicare che le condizioni di vita degli animali sono notevolmente migliorate in confronto ai tempi di Jones, senza contare che allora erano schiavi mentre ora sono liberi, e gli animali se ne convincono, benché la loro vita sia aspra e misera.

In autunno nascono ben trentun porcellini, tutti figli dell’unico verro, Napoleon, che in attesa della costruzione di una scuola, provvederà personalmente alla loro educazione. Nella Fattoria viene imposta la regola che qualunque animale incontri un maiale deve dargli la precedenza. Mentre le condizioni di vita degli altri animali peggiorano, a partire dalla ulteriore riduzione delle razioni di cibo, i maiali se la passano bene e ingrassano. Alla fine di febbraio gli animali sentono un delizioso profumo di orzo cotto provenire dalla birreria e vi accorrono con aria affamata, ma l’orzo, per fare la birra, è riservato ai soli maiali.

Le sofferenze degli animali sembrano attenuarsi nei giorni di festa, quando vi sono canti, parate e discorsi. Una volta alla settimana essi partecipano alla cosiddetta “Dimostrazione spontanea”, con cui si celebrano lotte e trionfi, e che prevede che all’ora stabilita gli animali compiano a passo di marcia un giro della fattoria, in formazione militare con in testa i maiali e con la sorveglianza dei cani. Gondrano e Berta portano la bandiera verde con lo zoccolo e il corno, e la scritta “Viva il compagno Napoleon”. Si succedono poesie in onore di Napoleon e discorsi di Clarinetto. Le pecore sono le più entusiaste e riducono al silenzio, col loro monotono belato, chiunque si lamenti.

In aprile viene proclamata la Repubblica e Napoleon viene eletto presidente all’unanimità. Intanto viene rivelato il ritrovamento di documenti comprovanti la complicità di Palla di Neve con Jones. Egli in realtà ha combattuto a fianco dell’uomo e le ferite sul dorso gli sono state inferte dai denti di Napoleon.

A metà estate ricompare il corvo Mosè, dopo lunga assenza. Parla sempre con entusiasmo del Monte Zuccherocandito e molti animali cominciano a prestargli fede, perché ora sperano in un mondo migliore. I maiali lo disprezzano, ma ne tollerano la presenza e anzi gli offrono un bicchiere di birra al giorno.

Una volta guarito, Gondrano ricomincia a lavorare con grande impegno, anche se il suo fisico è debilitato dalla fatica e dall’età. In prossimità del suo dodicesimo compleanno, però, cade a terra e non riesce a rialzarsi. Gli animali accorrono e Clarinetto viene informato dell’accaduto. Quest’ultimo interviene con sollecitudine, assicurando che Napoleon ha disposto il suo ricovero nell’ospedale di Willingdon, di proprietà di Pilkington, per poterlo curare meglio. Accudito nella stalla, Gondrano si riprende e progetta, una volta guarito e a riposo, di poter studiare e istruirsi. Un giorno giunge un furgone per portarlo via. Gli animali, al lavoro sotto la sorveglianza dei maiali, vedono Benjamin straordinariamente eccitato chiamarli, gridando che stanno portando via Gondrano. Tutti accorrono a vedere e Benjamin rivela loro che in realtà il furgone che lo ha caricato non è diretto all’ospedale ma al macello, come rivela la scritta “Alfred Simmons, Macelleria Equina e Fabbrica di Colla, Willingdon. Negoziante di cuoio e d’ossa. Forniture per canili”. Gli animali inorriditi, e in particolare Berta, inseguono il furgone, avvertendo Gondrano del pericolo ed esortandolo a scendere, ma il furgone corre sempre più veloce e il cavallo, ormai non più forte come un tempo, non riesce a fuggire. Tre giorni dopo Clarinetto annuncia che Gondrano è morto all’ospedale di Willington, nonostante le amorevoli e dispendiose cure volute per lui da Napoleon. Aggiunge di aver udito le sue ultime parole, di rammarico per non aver potuto vedere il mulino ultimato e di lode per la Rivoluzione e per il compagno Napoleon. Le voci sciocche secondo cui Gondrano sarebbe stato destinato al macello sono infondate. In realtà il furgone era stato in passato di proprietà di un macello e il veterinario aveva dimenticato di rettificare la vecchia iscrizione. A questa notizia gli animali provano grande sollievo. Un giorno viene dato un banchetto funebre in onore di Gondrano, con relativo discorso di Napoleon il quale esorta gli animali a fare proprie le due famose massime del defunto: “Lavorerò di più” e: “Il compagno Napoleon ha sempre ragione!”. Quel giorno un furgone consegna una grande cassa di whisky e la notte si odono canti e un grande frastuono, nella casa colonica.

Capitolo X [>>>Tutti gli animali sono uguali ma alcuni sono più uguali degli altri]

Passano gli anni e le stagioni, molti animali muoiono e quelli ancora vivi ormai non ricordano i tempi di prima della rivoluzione, a eccezione di Berta, Benjamin, Mosè e qualche maiale. Napoleon è ora un vecchio verro di un quintale e mezzo e Clarinetto è tanto grasso che a stento i suoi occhi riescono a vedere. Solo Benjamin è sempre se stesso, benché sempre più taciturno e triste. Nuovi animali popolano la fattoria, per i quali la Rivoluzione non è che una vaga tradizione. I tre nuovi cavalli ascoltano le storie di Berta sulla Rivoluzione e l’Animalismo, ma non capiscono realmente quel che dice.

La fattoria è meglio organizzata ed efficiente, ma “dei lussi che Palla di Neve aveva fatto sognare agli animali, delle stalle con la luce elettrica e l’acqua calda e fredda e dei tre giorni lavorativi per settimana…non si parlava più. Napoleon ne aveva condannata l’idea come contraria ai principi dell’Animalismo. La vera felicità, diceva, sta nel lavorare molto e nel vivere frugalmente. Sembrava insomma che la fattoria fosse diventata in realtà più ricca, senza per questo far più ricchi gli animali, salvo naturalmente i maiali e i cani. Clarinetto però instancabilmente spiega l’importanza del lavoro di comando dei maiali e di sorveglianza dei cani.

Gli animali non ricordano come fosse la vita prima della Rivoluzione e hanno a disposizione solo le cifre di Clarinetto. Benjamin dice di ricordare, e di sapere che “le cose non erano mai state, né mai sarebbero state, né molto meglio né molto peggio: la fame, la fatica, la delusione essendo, così egli diceva, la inalterabile legge della vita”. Eppure gli animali non perdono la speranza e in fondo sono orgogliosi di essere l’unica fattoria della contea posseduta e condotta da animali. Sono orgogliosi anche delle gesta eroiche della cacciata di Jones e della scrittura dei Sette comandamenti. Sono orgogliosi del fatto che tra loro non vi sono creature che vanno su due gambe o che chiamino un altro padrone e che nella fattoria tutti gli animali sono uguali.

Un giorno gli animali odono un terribile nitrito di Berta. Tutti accorrono nel cortile da cui proviene e vedono quel che l’ha provocato: Clarinetto sta camminando sulle gambe posteriori e anche gli altri maiali fanno lo stesso, alcuni di essi in modo ancora un po’ goffo. Poi “fra un tremendo latrar di cani e l’alto cantar del gallo nero esce lo stesso Napoleon maestosamente ritto, gettando alteri sguardi all’ingiro con i cani che gli saltano attorno. Stringe fra le zampe una frusta. Segue un silenzio mortale. Gli animali sono atterriti, come se il mondo si fosse capovolto, e sono sul punto di pronunciare parole di protesta, ma in quel momento tutte le pecore emettono un tremendo belato: «Quattro gambe, buono; due gambe, meglio! Quattro gambe, buono; due gambe, meglio! …».

Benjamin per una volta rompe la sua regola e legge a Berta quel che sta scritto sul muro dei Sette comandamenti. Ne resta però uno solo che dice: “Tutti gli animali sono uguali ma alcuni sono più uguali degli altri”. Così, agli animali non sembra strano che i maiali usino le fruste, che comprino una radio e un telefono, che Napoleon passeggi fumando la pipa, che egli indossi una giacca nera, pantaloni e scarpe di cuoio e che la sua scrofa favorita indossi l’abito di seta della signora Jones.

Un pomeriggio giunge in visita alla fattori una delegazione di agricoltori che osservano ammirati il mulino e gli animali che lavorano con perfetta disciplina. La sera dalla casa colonica provengono risa e canti. Gli animali, incuriositi, vanno a vedere che cosa succeda. Attraverso la finestra della sala da pranzo vedono sei uomini e sei maiali seduti, con Napoleone a capo della tavola. Stavano giocando a carte e bevendo birra, ma ora sospendono la partita per un brindisi. Il signor Pilkington pronuncia un discorso in cui esprime soddisfazione perché si è superato il lungo periodo di diffidenza e incomprensione tra gli agricoltori e la Fattoria degli Animali. Ora, al di là di ogni dubbio, essi hanno potuto constatare che nella fattoria si applicano “non solo i metodi più moderni, ma una disciplina e un ordine da porre come esempio agli agricoltori di ogni dove”. Chiude il suo discorso sostenendo che tra uomini e maiali non vi sono più conflitti di interessi e si congratula coi maiali “per le razioni scarse, le lunghe ore di lavoro e la generale assenza di sovrabbondanza riservate agli animali inferiori”. Brinda quindi alla prosperità della Fattoria degli Animali.

Dopo gli entusiastici applausi, Napoleon pronuncia un breve discorso: per anni si è detto in giro che lui e i suoi colleghi emanassero direttive sovversive e rivoluzionarie, ma era una falsa accusa; loro intenzione era vivere in pace e in buoni rapporti con i vicini. Fino ad allora gli animali della Fattoria si sono chiamati l’un l’altro “compagni”, ma questa prassi ora cesserà. Inoltre, dalla bandiera della fattoria sono stati tolti i dipinti dello zoccolo e del corno, mentre è rimasto solo lo sfondo verde. Infine, comunica che il nome Fattoria degli Animali è abolito e sostituito da quello di Fattoria Padronale, suo vero nome d’origine. Esorta quindi a brindare alla Fattoria Padronale.

Seguono calorosi applausi e brindisi, poi la compagnia ricomincia la partita a carte e gli animali si ritirano silenziosamente. Fatti venti metri sentono un gran frastuono e un clamore di voci. Guardano di nuovo dalla finestra: è scoppiato un furioso litigio, perché Napoleon e Pilkington hanno giocato simultaneamente un asso di spade. Dodici voci si alzano furiose e del tutto simili. Gli animali guardano ora i maiali e ora gli uomini, ma ormai essi sono indistinguibili.

 

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