Charles Baudelaire, A una passante
Dattorno a me urlava la strada assordante.
Alta, sottile, in lutto stretto, maestosa nel suo dolore
Una donna passò, con la mano superba,
sollevando il festone e l’orlo della gonna;
Agile e nobile, con la sua gamba di statua.
Io, io bevevo, teso come un folle,
nel suo occhio, cielo livido dove nasce l’uragano,
la dolcezza che incanta e il piacere che uccide.
Un lampo… poi la notte! – Fuggitiva bellezza
il cui sguardo m’ha fatto improvvisamente rivivere,
non ti rivedrò che nell’eternità?
Altrove, ben lontano da qui, tardi, troppo tardi, forse mai!
Io non so dove fuggi, tu ignori dove io vada,
O te che avrei amato, o te che lo sapevi!
Analisi del testo
Baudelaire descrive, nel testo A una passante, la fugace visione, in una strada affollata e caotica, di una donna affascinante, che lo induce a sognare, ad immaginare, ma tutto accade troppo rapidamente, lasciando spazio al rammarico per l’amore che sarebbe potuto essere.
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- Prima strofa: descrizione della donna;
- Seconda strofa: i due si guardano e il poeta è affascinato dallo sguardo della donna;
- Terza strofa: lei si allontana e lui non sa se la rivedrà;
- Quarta strofa: qualcosa è passato tra i due, ma hanno perso l’occasione per sempre.
La città fa da cornice e determina l’incontro con una figura di donna che emerge per un attimo, per subito svanire, in mezzo al flusso caotico della folla. Il poeta è attratto dalla sua fisionomia e dal suo nobile portamento, dal suo sguardo, che lo sottrae per pochi attimi alla noia angosciosa. Quell’incontro fugace diventa un’occasione perduta, la possibilità di un amore voluta dal caso e svanita rapidamente nel via vai parigino.
La donna è alta, slanciata, agile e nobile nel portamento, con gambe belle come quelle di una scultura antica, ha occhi intensi e conturbanti. Si tratta di una figura elegante, pur nel dolore che il poeta intuisce, oltre che dallo sguardo, anche dal suo essere vestita a lutto. Il poeta è colpito dal gesto semplice e rapido con cui solleva “con la mano superba… il festone e l’orlo della gonna “.
Ma la donna non è che una passante, una luminosa, improvvisa bellezza tra la folla, in mezzo alla quale subito si dilegua. Il suo sguardo ammaliante e il suo portamento suscitano una passione fortissima nel poeta, che sogna un grande amore che non potrà mai realizzarsi, perché non incontrerà mai più quella passante, quella bellezza fuggitiva.
L’incontro si svolge nel segno della possibilità intravista per un attimo, di una vita all’insegna della bellezza, della felicità, di una vita che sogniamo perché alternativa a quella che conduciamo nella routine del quotidiano.
Il poeta è come paralizzato, istupidito, immobilizzato, folgorato dalla sua bellezza. Quel che lo colpisce e lo ferisce è l’apparizione improvvisa e l’immediata scomparsa, metafora dell’impossibilità di attingere durevolmente il Bello nella società metropolitana massificata. Il lutto di cui la donna è portatrice, riflette in realtà il lutto del poeta che la vede e la perde nel momento stesso in cui la vede.
Fabrizio De Andrè, Le passanti
(Or. Les passantes di G. Brassens) (da una poesia di Antoine Pol)
G. Brassens | A. Pol | F. De André © 1972 Universal Music Italia
http://www.fabriziodeandre.it/faber/wp-content/uploads/2016/03/Le_passanti.pdf
Charles Baudelaire, À une passante
La rue assourdissante autour de moi hurlait.
Longue, mince, en grand deuil, douleur majestueuse,
Une femme passa, d’une main fastueuse
Soulevant, balançant le feston et l’ourlet;
Agile et noble, avec sa jambe de statue.
Moi, je buvais, crispé comme un extravagant,
Dans son oeil, ciel livide où germe l’ouragan,
La douceur qui fascine et le plaisir qui tue.
Un éclair… puis la nuit! — Fugitive beauté
Dont le regard m’a fait soudainement renaître,
Ne te verrai-je plus que dans l’éternité?
Ailleurs, bien loin d’ici! trop tard! jamais peut-être!
Car j’ignore où tu fuis, tu ne sais où je vais,
Ô toi que j’eusse aimée, ô toi qui le savais!
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