Charles Baudelaire, I fiori del male

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Charles Baudelaire, I fiori del male

 

La vita

Charles Baudelaire nacque a Parigi nel 1821. Orfano di padre a sei anni, la madre che si risposò con un militare di carriera, con cui egli ebbe difficili rapporti. Durante gli studi si appassionò alla lettura dei romanzi cosiddetti “satanici” del Settecento inglese, iniziò a scrivere versi e condusse un’esistenza bohémienne.

Si iscrisse alla facoltà di giurisprudenza, ma trascurò gli studi per vivere seguendo la sua passione per le arti e la poesia e stringendo le prime relazioni amorose.

Il patrigno lo costrinse nel 1841 a un lungo viaggio in Oriente, che durò dieci mesi. Giunto alle isole Mauritius, Baudelaire rifiutò di proseguire il viaggio e nel febbraio dell’anno successivo rientrò a Parigi, dove conobbe Jeanne Duval, l’attrice mulatta che ispirerà la sua poesia, passione costante fino alla morte di lei per alcolismo. Tra il 1842 e il 1844, Baudelaire fece il suo ingresso in letteratura e dilapidò metà del patrimonio, ereditato dal padre. Frequentò Sainte-Beuve, Banville, Nerval, Gautier, e Balzac, Manet e Delacroix, compose poesie, mantenne Jeanne, si atteggiò a dandy, comprò quadri, oggetti d’arte, libri preziosi. Un consiglio di famiglia gli tolse la gestione autonoma dei suoi beni.

Cominciarono a tormentarlo i primi sintomi della sifilide, curata con il mercurio, di cui si lenivano gli effetti devastanti con l’oppio: questo “trattamento”, unito all’uso di alcool e altre droghe, minò irrimediabilmente la salute del poeta. Dal 1844 Baudelaire pubblicò regolarmente poesie su varie riviste e saggi sull’arte, traduzioni dei racconti di Poe. Aderì alle idee socialiste e partecipò con entusiasmo alla rivoluzione del 1848, ma il colpo di stato del 1851 gli tolse ogni interesse per la politica. Nel 1852 Baudelaire tentò di sedurre Madame Sabatier, che ispirerà alcune delle poesie dei Fiori del male e rappresenterà nell’immaginario del poeta il polo dell’amore sublime e spirituale. Jeanne invece occupa il polo dell’amore carnale, che può essere affascinante e diabolico, ma anche sadico e mortifero. Nel 1857 morì il patrigno e, pochi mesi dopo, apparve la raccolta Les fleurs du mal, processata per oscenità.

Nel 1860 appaiono Les paradis artificiels. Esasperato dall’ottusità reazionaria del secondo Impero e perseguitato dai creditori, parte per Bruxelles (aprile 1864). Durante tutto il 1865, il poeta soffre di disturbi sempre più gravi, sino alla caduta di cui è vittima a metà marzo del 1866, in una chiesa di Namur. Il 23 è colto da emiplegia e il 31 è afasico e ormai solo un’ombra. Ricondotto a Parigi dalla madre, entra in una casa di cura, dove morirà dopo un anno di agonia il 31 agosto 1867, senza aver recuperato la parola. 

I fiori del male.

Pubblicata nel 1857, la raccolta di poesie fu pochi giorni dopo sequestrata: il poeta e l’editore subiscono un processo per pubblicazione oscena. Essa comprendeva cento poesie suddivise in cinque sezioni (Spleen e Ideale, Il vino, I fiori del male, La rivolta, La morte) cui ne fu aggiunta una, Quadri parigini, posta come seconda nell’edizione successiva del 1861. Nell’edizione del 1861 le sei liriche censurate furono sostituite da altre trentacinque. Il titolo dell’intera raccolta, I fiori del male, fu impiegato al posto di quello, provocatorio, Le lesbiche (Les lesbiennes). Quello adottato accosta con un ossimoro il fiore, generalmente associato alla purezza e alla bellezza, al male. In realtà, per Baudelaire, la natura è ormai privata della sua tradizionale “bontà”, ed è dal male e dalla corruzione della società contemporanea, dal fango della realtà, gettata in faccia al “lettore ipocrita”, che si può trarre qualcosa di fecondo.

La struttura dell’opera è bipolare: i temi trattati sono per lo più “bassi” e degradati (la perversione, la prostituzione, la corruzione, l’alcol e l’oppio, l’erotismo demoniaco), ma a essi volutamente applica uno stile elevato e sublime, quanto più essi divengono ripugnanti e provocatori per il pubblico, elevandoli in tal modo a una dignità artistica che la poesia precedente non aveva loro concesso. Baudelaire fa spesso uso dell’ossimoro e dell’antitesi, per porre l’accento sulla disarmonia della realtà, per evidenziarne l’insanabile conflitto con l’ideale.

Per Baudelaire il mondo è “doppio”, così come lo è l’uomo e, di conseguenza, l’arte. L’unico mondo che è possibile conoscere è quello terreno, decaduto e segnato dalla malattia e dalla morte, mentre il cielo è chiuso e inaccessibile. Il Bello e il Bene sono desiderati perché assenti da questo mondo, dove il poeta si trova a vivere come straniero, maledetto, emarginato. Baudelaire rivoluziona la poesia europea, aprendo la strada al simbolismo: le novità sono l’uso analogico della parola, la ricerca della metafora che colga le segrete “corrispondenze” della natura, il tema dello spleen (la noia) come simboli della condizione esistenziale dell’uomo moderno.

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