Ossimoro, eufemismo, ironia, iperbole
Ossimoro
Consiste nell’accostare due termini che hanno significato opposto. Esempio: Un silenzio eloquente
bianca bianca nel tacito tumulto
una casa apparì sparì d’un tratto;
(G. Pascoli, Il lampo)
Figure di Neumi elle sono
in questa concordia discorde.
(G. D’Annunzio, Undulna)
Si scambiano motti superbi
e dolcissime ingiurie. La Sera…
(L. Sinisgalli, Vidi le Muse)
Eufemismo
Consiste nell’attenuare un’espressione troppo cruda o realistica o inopportuna. Esempio: È passato a miglior vita.
Quando rispuosi, cominciai: – Oh lasso,
quanti dolci pensier, quanto disio
menò costoro al doloroso passo! – (l’adulterio e quindi la perdizione eterna)
(Dante, Inferno, Canto V)
Ma il primo lustro a pena era varcato
dal dì ch’ella spogliossi il mortal velo, (corpo umano)
(T. Tasso, Gerusalemme liberata)
Ironia
Consiste nel dire il contrario di ciò che si pensa. Esempio: Quattro debiti? Ma bravo, mi complimento con te!
Godi, Fiorenza, poi che se’ sì grande,
che per mare e per terra batti l’ali,
e per lo ‘nferno tuo nome si spande!
(D. Alighieri, Inferno, Canto XXVI)
Pene tu spargi a larga mano; il duolo
spontaneo sorge: e di piacer, quel tanto
che per mostro e miracolo talvolta
nasce d’affanno è gran guadagno. Umana
prole cara agli eterni! […]
(G. Leopardi, La quiete dopo la tempesta)
Iperbole
Consiste nell’ esagerare oltre i limiti normali, in modo inverosimile, le qualità di una persona, di un animale, di un oggetto o un’idea. L’iperbole, in tal modo, rende più immediato ed efficace il messaggio. Esempio: È da un secolo che non ci vediamo
O frati, – dissi, – che per centomila
perigli siete giunti all’occidente;
a questa tanto picciola vigilia
de’ nostri sensi ch’è del rimanente…
(D. Alighieri, Inferno, Canto XXVI)
Poi ch’allargare il freno al dolor puote
(che resta solo e senza altrui rispetto),
giù dagli occhi rigando per le gote
sparge un fiume di lacrime sul petto:
(L. Ariosto, Orlando Furioso)
Mille anni e poi mille
Non possono bastare
Per dire
(Prevert, Il giardino)
Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale
e ora che non ci sei è il vuoto ad ogni gradino.
(E. Montale, Xenia II)
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