L’incontro con Beatrice (Canto XXX del Purgatorio) 

Beatrice canto XXX_Purg

Dante Alighieri, L’incontro con Beatrice

(Canto XXX del Purgatorio)

L’amore può essere qualcosa di sublime, che eleva a Dio: Dante, incontra Beatrice a nove anni per la prima volta, come ci dice nella Vita nuova, poi a diciotto. Beatrice, con la sua bellezza spirituale, è portatrice di beatitudine e di salvezza, ma dopo la sua morte il poeta trascorre un periodo di disorientamento e di traviamento. Così ella è costretta ad intercedere per salvarlo e redimerlo ma, come una madre severa, lo rimprovera con durezza e pretende da lui un doloroso pentimento.

 

Io vidi già nel cominciar del giorno

la parte orïental tutta rosata,

24 .    e l’altro ciel di bel sereno addorno;

  e la faccia del sol nascere ombrata,

sì che per temperanza di vapori

27 .    l’occhio la sostenea lunga fïata:

  così dentro una nuvola di fiori

che da le mani angeliche saliva

30 .    e ricadeva in giù dentro e di fori,

  sovra candido vel cinta d’uliva

donna m’apparve, sotto verde manto

33 .    vestita di color di fiamma viva.

  E lo spirito mio, che già cotanto

tempo era stato ch’a la sua presenza

36 .    non era di stupor, tremando, affranto,

  sanza de li occhi aver più conoscenza,

per occulta virtù che da lei mosse,

39 .    d’antico amor sentì la gran potenza.

  Tosto che ne la vista mi percosse

l’alta virtù che già m’avea trafitto

42 .    prima ch’io fuor di püerizia fosse,

  volsimi a la sinistra col respitto

col quale il fantolin corre a la mamma

45 .    quando ha paura o quando elli è afflitto,

per dicere a Virgilio: ‘Men che dramma

di sangue m’è rimaso che non tremi:

48 .    conosco i segni de l’antica fiamma’.

  Ma Virgilio n’avea lasciati scemi

di sé, Virgilio dolcissimo patre,

51 .    Virgilio a cui per mia salute die’mi;

  né quantunque perdeo l’antica matre,

valse a le guance nette di rugiada

54 .    che, lagrimando, non tornasser atre.

  «Dante, perché Virgilio se ne vada,

non pianger anco, non piangere ancora;

57 .    ché pianger ti conven per altra spada ».

  Quasi ammiraglio che in poppa e in prora

viene a veder la gente che ministra

60 .    per li altri legni, e a ben far l’incora;

  in su la sponda del carro sinistra,

quando mi volsi al suon del nome mio,

63 .    che di necessità qui si registra,

  vidi la donna che pria m’appario

velata sotto l’angelica festa,

66 .    drizzar li occhi ver’ me di qua dal rio.

  Tutto che ‘l vel che le scendea di testa,

cerchiato de le fronde di Minerva,

69 .    non la lasciasse parer manifesta,

  regalmente ne l’atto ancor proterva

continuò come colui che dice

72 .    e ‘l più caldo parlar dietro reserva:

  «Guardaci  ben! Ben son, ben son Beatrice.

Come degnasti d’accedere al monte?

75 .    non sapei tu che qui è l’uom felice? ».

  Li occhi mi cadder giù nel chiaro fonte;

ma veggendomi in esso, i trassi a l’erba,

78 .    tanta vergogna mi gravò la fronte.

  Così la madre al figlio par superba,

com’ella parve a me; perché d’amaro

81 .    sente il sapor de la pietade acerba.

 

L’incontro con Beatrice (Canto XXX del Purgatorio) 

Guardaci ben! Ben son, ben son Beatrice.

Dante si trova nel Paradiso terrestre, con Virgilio e il poeta Stazio, guidato da Matelda, quando appare una straordinaria processione, aperta da sette candelabri seguiti da 24 vecchi vestiti di bianco e da un lungo corteo (Canto XXIX).

La processione si ferma, al rimbombo di un tuono, e uno dei ventiquattro seniori (simbolo dei libri della Bibbia), rivolto al carro, intona tre volte “Vieni, sposa del Libano” (un verso del Cantico dei Cantici). Cento angeli si alzano in volo cantando e lanciano una nuvola di fiori sul carro. Simile alla luce dell’aurora, quando la luce del sole è velata dai vapori del mattino, avvolta in una nuvola di fiori appare a Dante una donna (Beatrice) rivestita d’un candido velo, un vestito rosso e un manto verde. Dante non può vederle il volto, ma sente nel cuore la forza del suo antico amore.

Il poeta, confuso, si volge verso Virgilio, come un fanciullo spaurito alla madre, per comunicargli il suo turbamento e il suo amore, ma il “dolcissimo patre” che l’aveva condotto fin lì è scomparso e il poeta, smarrito e commosso, non riesce a trattenere le lacrime.

Beatrice, con tono aspro e pungente, gli dice di risparmiare le lacrime, riservandole a dolori ben più amari e gli chiede come abbia osato, con tanto ritardo, salire alla vetta del Purgatorio, alla quale può accedere solo chi è esente dal peccato.

Beatrice gli appare come una madre severa che rimprovera il figlio e la sua angoscia è tale che solo al canto degli angeli, che chiedono misericordia per lui, può sciogliere le lacrime congelate dentro il suo cuore. Beatrice accusa Dante, creato da Dio con disposizioni naturali felici, di aver seguito vani obiettivi e di essere stata costretta a scendere nel Limbo, per pregare Virgilio di guidarlo nel viaggio ultraterreno. Solo dopo un pianto di pentimento sincero il poeta potrà bere l’acqua del Leté, e Beatrice lo guiderà attraverso i cieli del Paradiso, poi il ruolo di guida sarà assunto da S. Bernardo di Chiaravalle, nella fase finale del viaggio.

Tematiche:

  • La donna-angelo.
  • La funzione salvifica della donna

Le sequenze del canto XXX

  • La processione (1-21)
  • L’apparizione di Beatrice avvolta in una nuvola di fiori appare (22-39)
  • La scomparsa di Virgilio (40-54)
  • L’aspro rimprovero di Beatrice che ricorda a Dante le sue colpe (55-99).
  • Il traviamento di Dante (100-145).

Parafrasi

L’apparizione di Beatrice.

22-39: Io vidi spesso all’inizio del giorno la parte orientale del cielo tutta rosa, e le altre parti adorne di un bel sereno; e il disco del sole spuntare come velato d’ombra, in modo che l’occhio lo poteva fissare per lungo tempo, perché i vapori ne temperavano il fulgore: così velata da una nuvola di fiori che, lanciati dalle mani degli angeli, salivano al cielo e ricadevano dentro e intorno al carro, m’apparve una donna cinta di fronde d’ulivo posta su un candido velo, vestita di una veste del colore della fiamma viva sotto un manto verde.

E il mio animo, che già da tanto tempo (sono trascorsi dieci anni dalla morte di Beatrice) non percepiva il profondo turbamento che, pieno di tremore, provava alla sua presenza, pur senza averla quasi vista, per una misteriosa virtù che s’effuse da lei, avvertì la grande potenza dell’antico amore.

La scomparsa di Virgilio.

40-54: Non appena i miei occhi furono colpiti dalla grande bellezza che già mi aveva ferito prima di essere uscito dalla puerizia, mi volsi verso sinistra con la stessa affannosa incertezza con la quale il bambino corre dalla mamma quando ha paura o quando prova dolore, per dire a Virgilio: “Neppure una stilla di sangue mi è rimasta che non tremi: conosco i segni dell’antica fiamma”.

Ma Virgilio aveva privato della sua presenza me e Stazio, Virgilio, il dolcissimo padre, Virgilio, al quale mi ero affidato perché mi fosse guida verso la salvezza; né tutto ciò che Eva (l’antica matre) perdette con il suo peccato (cioè il paradiso terrestre e le sue gioie), poté impedire che le mie guance, già lavate (di ogni bruttura) con la rugiada, ritornassero a macchiarsi di lagrime.

L’aspro rimprovero di Beatrice

55-99: “Dante, non piangere anche per il fatto che Virgilio se n’è andato, non piangere ancora; poiché sarai costretto a piangere per ben altro dolore”. Simile ad un ammiraglio che si sposta sulla poppa e sulla prora della sua nave per controllare le ciurme che attendono al proprio lavoro sulle navi minori della flotta, e le esorta a compiere bene il proprio lavoro, sulla sponda sinistra del carro, quando mi volsi al suono del mio nome, che qui devo trascrivere per necessità, vidi la donna che prima mi era apparsa coperta di un velo sotto la nuvola dei fiori lanciati dagli angeli, volgere gli occhi verso di me al di qua del Letè.

Sebbene il velo che le scendeva dal capo, coronato da fronde di ulivo (pianta sacra alla dea Minerva), non la lasciasse apparire completamente visibile, sempre in atteggiamento di regale fierezza continuò come l’oratore che inizia a parlare e riserva per ultimo le parole più accese: “Guarda qui bene! Sono io, sono proprio Beatrice. Come ti sei considerato degno di accedere al monte del Purgatorio? Non sapevi tu che qui l’uomo è felice (perché purificato dal peccato)?”.

Gli occhi mi caddero sulla limpida acqua del Letè (per la vergogna); ma vedendovi rispecchiata la mia immagine depressa, li volsi all’erba, tanta fu la vergogna che mi gravò sulla fronte. Come la madre (quando lo rimprovera) sembra severa al figlio, così Beatrice apparve a me, perché riesce amaro il sapore dell’affetto materno quando (per il bene del figlio) si manifesta in modo severo.

Analisi del testo

L’apparizione di Beatrice.

L’apparizione di Beatrice è il tema centrale del canto. La sua figura appare fin dall’inizio densa di elementi simbolici: la sua comparsa è introdotta dalla solenne processione e dal tuono  che la fa fermare, poi dalle voci che invocano la sua venuta con parole tratte dalle sacre scritture. Il paragone di Beatrice con il sole che sorge accentua l’analogia, già presente nell’invocazione, tra la donna e Cristo che attraverso la Grazia illumina l’uomo. Ella appare dentro una nuvola di fiori, vestita di un velo bianco, che simboleggia la Fede, da un mantello verde, la Speranza, e da una veste rossa, la Carità. La corona d’ulivo che la cinge rappresenta la sapienza (ma l’ulivo è anche simbolo di pace, qui la pace della coscienza) e Beatrice raffigura la Teologia, che comprende in sé tutta la virtù e la conoscenza che unisce l’uomo a Dio. Tuttavia è presente anche una dimensione umana ed affettiva intensa: Dante è emozionato, quasi sconvolto di fronte all’apparizione della donna, “l’alta virtù che già m’avea trafitto”. L’incontro gli fa ricordare vivamente il passato e rigenera l’amore che il poeta aveva provato la prima volta che l’aveva vista.

La scomparsa di Virgilio.

Virgilio ha ormai compiuto la sua missione: le possibilità umane, se pur eccellenti, da lui impersonate, non possono condurre Dante oltre la comprensione della natura del peccato e della necessità di redenzione. Il pianto di Dante esprime il dolore per la perdita ma anche la consapevolezza che ora l’incontro con Beatrice lo porterà al doloroso pentimento per essersi allontanato dalla retta via, dopo la morte della donna.

L’aspro rimprovero di Beatrice.

Il nome proprio del Poeta viene pronunciato qui per la prima ed ultima volta in tutta la Commedia. Dante osserva che esso viene riportato solo per necessità e non per ostentazione, per precisare a chi è rivolto il richiamo, per sottolineare il legame di affetto che unisce Beatrice a lui e per rafforzare il rimprovero che la donna poco dopo gli rivolge. Beatrice è paragonata ad un ammiraglio che controlla, stimola ed incoraggia le sue truppe, con piglio fermo e sicuro. La sua comparsa come creatura celestiale, immersa nella nuvola di fiori, si precisa in quella di altero e inflessibile giudice, di ferma guida, più autorevole di quel che fosse Virgilio. Ella ha il severo compito di richiamare il poeta alla consapevolezza dell’errore e alla necessità di abbandonare con decisione la via del peccato. Beatrice, con solennità regale, prosegue in tono ancor più duro, che suona persino ironico, chiedendo a Dante come abbia osato, con tanto ritardo, salire al monte del Purgatorio (pentirsi della propria vita peccaminosa), alla sommità del quale può accedere solo chi è esente dal peccato. Punto aspramente dal  rimprovero, Dante prova un forte senso di vergogna e non osa guardare in viso la donna ma deve anche distogliere gli occhi dalla limpida acqua del Letè, dove vede rispecchiata la propria immagine. È come un fanciullo sorpreso dalla madre a compiere un’azione empia, infatti Beatrice appare a Dante come una madre che al figlio sembra impietosa, quando lo rimprovera, perché è aspro il sapore dell’affetto materno, quando si manifesta in modi severi. Beatrice, come una madre, deve somministrare a Dante una medicina amara, ma questo è necessario per la sua salvezza.

La donna-angelo.

Nell’incontro di Dante con Beatrice, in questo canto, appaiono evidenti i legami con la giovanile “Vita nuova” e con il primo incontro con la donna ivi descritto. Tuttavia, mentre in essa Beatrice è portatrice di beatitudine e di salvezza per il solo Dante, nella Divina Commedia, oltre a redimere il poeta, che in assenza di lei si era smarrito, diviene tramite per la redenzione dell’umanità intera. Il viaggio di Dante è un viaggio della sua anima verso Beatrice. Gli occhi della donna sono un elemento centrale nella vicenda d’amore dei due giovani, descritta nella Vita Nuova. Nella Divina Commedia, solo dopo il pentimento ed il pianto Dante riuscirà a guardarla negli occhi. Qui essi sono portatori di pace, di serenità e di salvezza per tutti gli uomini, che potranno compiere attraverso l’esemplare viaggio di Dante un analogo percorso di liberazione e di avvicinamento a Dio.

Lo stile.

Numerose le similitudini presenti nel canto: l’apparizione di Beatrice paragonata al sorgere del sole (e l’implicita analogia tra Beatrice e Cristo, presente anche nei versi che precedono); il paragone di Virgilio con la madre cui si volge il figlio (Dante) smarrito; le successive similitudini che paragonano Beatrice ad un severo ammiraglio che passa in rassegna e pungola la ciurma e ad una madre severa che rimprovera aspramente il figlio colpevole. Il linguaggio si fa via via più raffinato, ma le immagini conservano concretezza “visiva” per l’efficacia rappresentativa delle similitudini.

Esercizi di verifica.

  1. La comparsa di Beatrice avviene nel contesto di una processione solenne. Quale significato assume questa “comparsa in scena”? A chi può essere paragonata?
  2. La figura di Beatrice presenta numerosi significati simbolico-allegorici. Indica nella tabella il significato degli elementi della sua descrizione riportati:

Elementi della descrizione

Significato simbolico-allegorico

dentro una nuvola di fiori…donna m’apparve…

sovra candido vel

cinta d’uliva…

sotto verde manto

vestita di color di fiamma viva

  1. Beatrice conserva una dimensione umana, che richiama l’antico legame affettivo tra lei e Dante. In quali punti ti sembra che questo sia visibile?
  2. La visione di Beatrice, benché la donna non sia identificabile con certezza, suscita in Dante una forte reazione emotiva. Descrivine le caratteristiche con parole tue.
  3. Dante si volge a Virgilio in cerca di conforto. Con quale similitudine il poeta viene rappresentata questa ricerca di aiuto?
  4. Virgilio però è scomparso. In che modo è possibile spiegare tale allontanamento? Qual è la reazione di Dante?
  5. L’atteggiamento di Beatrice viene paragonato a quello di un ammiraglio (vv. 58-66). Sulla base dello schema semplificato dei versi, completa la tabella e spiega il motivo della similitudine:

Beatrice

drizza gli occhi verso

L’ammiraglio

viene a veder…

  1. Il rimprovero di Beatrice è aspro e forse ironico: spiega la duplice interpretazione possibile dei versi “Come degnasti d’accedere al monte? / non sapei tu che qui è l’uom felice? “.
  2. Al verso 79 inizia un secondo paragone: quello tra Bearice ed una madre severa. Spiega i termini della similitudine:

Beatrice

sembra

a Dante

La madre

sembra

al figlio

 

Giuseppe Ungaretti, La madre

E il cuore quando d’un ultimo battito

Avrà fatto cadere il muro d’ombra,

Per condurmi, Madre, sino al Signore,

Come una volta mi darai la mano.

In ginocchio, decisa,

Sarai una statua davanti all’Eterno,

Come già ti vedeva

Quando eri ancora in vita.

Alzerai tremante le vecchie braccia,

Come quando spirasti

Dicendo: Mio Dio, eccomi.

E solo quando m’avrà perdonato,

Ti verrà desiderio di guardarmi.

Ricorderai d’avermi atteso tanto,

E avrai negli occhi un rapido sospiro.

(Da Sentimento del Tempo, 1930)

Il poeta immagina di essere giunto, dopo la morte, davanti a Dio e che la madre lo prenda per mano, e che alzando poi le mani, tremante, implori per lui il perdono, con fermezza. Solo quando Dio lo avrà perdonato, ella guarderà negli occhi il figlio, con un sospiro di sollievo.

 

Eugenio Montale, Ti libero la fronte dai ghiaccioli

Ti libero la fronte dai ghiaccioli

che raccogliesti traversando l’alte

nebulose; hai le penne lacerate

dai cicloni, ti desti a soprassalti.

Mezzodì: allunga nel riquadro il nespolo

l’ombra nera, s’ostina in cielo un sole

freddoloso; e l’altre ombre che scantonano

nel vicolo non sanno che sei qui.

(da Le Occasioni, 1939)

Il poeta immagina che Irma Brandeis, la donna amata, un’ebrea costretta ad emigrare in America, torni da lui in volo, attraverso “l’alte nebulose”. Ma l’angelo di Montale ha le penne lacerate, è una donna-angelo sofferente.

 

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