Fabrizio De André, La città vecchia

fabrizio de andre

Fabrizio De André, La città vecchia

 La città vecchia.

Saba Città vecchia

Nei quartieri dove il sole del buon Dio non dà i suoi raggi

ha già troppi impegni per scaldar la gente d’altri paraggi…

una bimba canta la canzone antica della donnaccia,

quello che ancor non sai tu lo imparerai solo qui tra le mie braccia.

 

E se alla sua età le difetterà la competenza

presto affinerà le capacità con l’esperienza.

Dove sono andati i tempi di una volta, per Giunone,

quando ci voleva per fare il mestiere anche un po’ di vocazione?

 

Una gamba qua, una gamba là, gonfi di vino,

quattro pensionati mezzo avvelenati al tavolino.

Li troverai là, col tempo che fa, estate e inverno,

a stratracannare a stramaledire le donne, il tempo ed il governo.

 

Loro cercan là, la felicità dentro a un bicchiere,

per dimenticare d’esser stati presi per il sedere.

Ci sarà allegria anche in agonia col vino forte,

porteran sul viso l’ombra di un sorriso tra le braccia della morte.

 

Vecchio professore cosa vai cercando in quel portone

forse quella che sola ti può dare una lezione.

Quella che di giorno chiami con disprezzo pubblica moglie,

quella che di notte stabilisce il prezzo alle tue voglie.

 

Tu la cercherai, tu la invocherai più di una notte

ti alzerai disfatto rimandando tutto al ventisette.

Quando incasserai delapiderai mezza pensione,

diecimila lire per sentirti dire “micio bello e bamboccione”.

 

Se ti inoltrerai lungo le calate dei vecchi moli,

In quell’aria spessa carica di sale, gonfia di odori:

lì ci troverai i ladri gli assassini e il tipo strano

quello che ha venduto per tremila lire sua madre a un nano.

 

Se tu penserai, se giudicherai da buon borghese

li condannerai a cinquemila anni più le spese;

ma se capirai, se li cercherai fino in fondo

se non sono gigli son pur sempre figli, vittime di questo mondo.

Da La città vecchia/Delitto di paese (1965)

Bassifondi

Analisi del testo

Presentando La città vecchia durante un’esibizione del ’97, De André disse:

è una canzone del 1962, dove precisavo già il mio pensiero. Avevo 22 anni, adesso ne ho… E il mio pensiero non è cambiato, perché un artista, a qualsiasi arte si dedichi, ha poche idee, ma fisse. Io credo che gli uomini agiscano certe volte indipendentemente dalla loro volontà. Certi atteggiamenti, certi comportamenti sono imperscrutabili. La psicologia ha fatto molto, la psichiatria forse ancora di più, però dell’uomo non sappiamo ancora nulla. Certe volte, insomma, ci sono dei comportamenti anomali che non si riescono a spiegare e quindi io ho sempre pensato che ci sia ben poco merito nella virtù e poca colpa nell’errore, anche perché non ho mai capito bene che cosa sia la virtù e cosa sia l’errore“.

De André e Saba

Fin dal titolo la canzone di De André richiama la poesia di Saba Città vecchia. Entrambi gli autori descrivono i quartieri più popolari e malfamati di una città portuale, che però in un caso è Trieste (Saba) e nell’altro è Genova (De André). Un tratto comune ai due testi emerge fin dall’inizio, quello dell’assenza di luce per le strade (oscura via; quartieri dove il sole…).

L’analogia è presente anche nelle immagini: quella della ragazzina che ”canta la canzone antica/della donnaccia” richiama la “prostituta“; quella dei “quattro pensionati…” che imprecano richiama le due immagini dell’osteria e del “vecchio/che bestemmia“. Anche l’atteggiamento nei confronti di quest’umanità degradata è simile, lontano dalla condanna moralistica nei confronti di individui che, pur non essendo un modello di specchiata moralità, in fondo sono anch’essi “vittime di questo mondo”.

Vittime di questo mondo

L’atteggiamento di De André è più disincantato e ironico, volto a denunciare le ingiustizie sociali e l’ipocrisia borghese, tanto che persino “il sole del buon Dio” dimentica di illuminare questi quartieri, perché occupato a scaldare quelli dei facoltosi borghesi. Prostitute e pensionati sono da lui descritti con evidente simpatia, perché raffigurano la schiettezza contro l’ipocrisia del vecchio professore.

Le ultime due strofe della canzone descrivono i personaggi che s’incontrano inoltrandosi nelle strette viuzze del porto: ladri, assassini, profittatori senza scrupoli. Il cantautore invita a non giudicare con il metro della mentalità borghese, ma a provare per quegli esseri umani un sentimento di pietà, poiché essi sono vittime della società. Nella poesia di Saba la denuncia sociale è molto meno evidente: per il poeta la vita è inestricabilmente legata al dolore. Gli umili, gli emarginati esprimono in modo più autentico e drammatico una sofferenza che accomuna tutti gli uomini. In tal senso essi avvicinano il poeta a Dio e alla purezza.

città

Esercizi di analisi del testo

  1. A quali diverse città si riferiscono i due testi?
  2. Quali sono gli elementi comuni e le differenze tra i due testi?

 

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