Verga, Vita dei campi

cavalleria rusticVerga, Vita dei campi

La raccolta Vita dei campi contiene otto novelle (Fantasticheria, Jeli il pastore, Rosso Malpelo, Cavalleria rusticana, La Lupa, L’amante di Gramigna, Guerra di santi, Pentolaccia) pubblicate in rivista tra il 1878 e il 1880, e poi in volume nel 1880.

Alla seconda edizione (1881) fu aggiunto il racconto Il come, il quando e il perché.

Ci troviamo di fronte a una svolta radicale nella narrativa di Verga, sul piano tematico ma ancor più su quello stilistico. Oggetto della rappresentazione è la cruda realtà delle plebi meridionali, in cui anche un tema come l’amore, che appare centrale nella raccolta, è visto come passione primitiva e travolgente, come istinto ferino irresistibile. Fantasticheria è una delle novelle più importanti, anche perché anticipa il nucleo narrativo e i temi dei Malavoglia. Rivolgendosi a un’amica del bel mondo, con cui ha trascorso un romantico viaggio ad Aci-Trezza, Verga descrive la dura realtà degli abitanti del paesino siciliano. Lo scrittore espone il cosiddetto “ideale dell’ostrica”: così come l’ostrica vive abbarbicata allo scoglio e muore quando il pescatore la stacca con il coltello, così i pescatori di Aci-Trezza sono costretti a restare aggrappati al loro ambiente e alle loro condizioni, perché ogni tentativo di uscirne è destinato alla sconfitta.

La Prefazione a L’amante di Gramigna, dedicata a Salvatore Farina, fa ben comprendere in che cosa consista il passaggio di Verga al Verismo e quale sia il nucleo concettuale da cui hanno origine le nuove tecniche narrative adottate. Lo scrittore si propone di presentare ai lettori, sulla falsariga del Naturalismo francese, “un documento umano” ed enuncia la propria interpretazione del principio dell’impersonalità: “Quando nel romanzo l’affinità e la coesione di ogni sua parte sarà così completa, che il processo della creazione rimarrà un mistero, come lo svolgersi delle passioni umane, e l’armonia delle sue forme sarà così perfetta, la sincerità della sua realtà così evidente, il suo modo e la sua ragione di essere così necessarie, che la mano dell’artista rimarrà assolutamente invisibile, allora avrà l’impronta dell’avvenimento reale, l’opera d’arte sembrerà essersi fatta da sé, aver maturato ed esser sòrta spontanea, come un fatto naturale, senza serbare alcun punto di contatto col suo autore, alcuna macchia del peccato d’origine”.

Molti dei personaggi descritti nelle novelle sono degli emarginati, dei “diversi” che la comunità tiene a distanza o demonizza. Tra questi Jeli il pastore, Rosso Malpelo, la Lupa. Verga immerge i suoi protagonisti in un’atmosfera di cupo pessimismo, che ne evidenzia le condizioni di costante miseria, di vana lotta per la vita, di inutile speranza di riscatto.

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