San Francesco d’Assisi, Laudes creaturarum

San_Francesco

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San Francesco d’Assisi, Laudes creaturarum (Cantico di Frate Sole)

 

Quello della poesia religiosa è stato il primo filone della letteratura in lingua volgare, nato in concomitanza con il sorgere di movimenti religiosi che, inizialmente contrastati dalla Chiesa, furono in seguito riconosciuti e utilizzati per combattere le eresie, come quelle dei valdesi e dei catari. La regione più interessata al fenomeno fu l’Umbria, sede del movimento francescano. Il testo più antico della poesia religiosa italiana è il Cantico delle creature di San Francesco, composto intorno al 1224. Nel XIII secolo la storia dei Comuni italiani si intreccia alle lotte religiose contro la corruzione del clero e per un rinnovamento della vita ecclesiastica, con lo scopo di riportarla alla purezza originaria. In questo contesto San Francesco pur nell’aspirazione alla purezza spirituale delle origini, diede vita ad un ordine monastico che fu riconosciuto dalla Chiesa.

 

Altissimu,[1] onnipotente bon Signore,
Tue so’ le laude, la gloria e l’honore et onne benedictione.
 
Ad Te solo, Altissimo, se konfano,[2]
et nullu homo ène dignu te mentovare.[3]
 
Laudato sie, mi’ Signore cum tucte le Tue creature,
spetialmente messor[4] lo frate Sole,
lo qual è iorno, et allumini noi per lui.[5]
Et ellu è bellu e radiante cum grande splendore:
de Te, Altissimo, porta significatione.[6]
 
Laudato si’, mi’ Signore, per[7] sora Luna e le stelle:
in celu l’ài formate clarite et pretiose et belle.
 
Laudato si’, mi’ Signore, per frate Vento
et per aere et nubilo et sereno et onne tempo,
per lo quale a le Tue creature dài sustentamento.
 
Laudato si’, mi’ Signore, per sor’Acqua.
la quale è multo utile et humile et pretiosa et casta.
 
Laudato si’, mi’ Signore, per frate Focu,
per lo quale ennallumini la nocte:
ed ello è bello et iocundo et robustoso et forte.
 
Laudato si’, mi Signore, per sora nostra matre Terra,
la quale ne sustenta et governa,
et produce diversi fructi con coloriti fior et herba.
 
Laudato si’, mi Signore, per quelli che perdonano per lo Tuo amore
et sostengono infermitate et tribulatione.
 
Beati quelli ke ‘l sosterranno in pace,
ka da Te, Altissimo, sirano incoronati.
 
Laudato si,’ mi’ Signore, per sora nostra Morte corporale,
da la quale nullu homo vivente pò skappare:
guai a cquelli ke morrano ne le peccata mortali;
beati quelli ke trovarà ne le Tue sanctissime voluntati,
ka la morte secunda no ‘l farrà male.[8]
 
Laudate et benedicete mi Signore et rengratiate
e serviateli cum grande humilitate.

 

[1] Altissimu: il vocabolo termina in-u, come molti altri sostantivi e aggettivi; si tratta di una caratteristica del volgare umbro.
[2] Konfano: si confanno, si addicono solo a te.
[3] nullu… mentovare: l’uomo non è degno di pronunciare il tuo nome.
[4] Messor: signore; il sole assume un rilievo maggiore che lo eleva sopra le altre creature, perché è luce che permette la vita sulla terra, è bellezza ed infine è immagine della potenza divina.
[5] Et allumini noi per lui: e ci illumini per mezzo suo.
[6] Il sole è anche immagine, simbolo della grandezza di Dio.
[7] per sora Luna: perché hai creato sorella Luna, sembra l’interpretazione più logica; alcuni interpretano: per mezzo di sorella Luna (attraverso la lode di lei); altri: da parte di… (Dio viene lodato dalle sue creature).
[8] La morte secunda no’l farrà male: la morte dell’anima non farà alcun male a coloro che saranno morti in grazia di Dio, facendo la sua volontà.
[9] Canonizzato: proclamato santo.

 

Analisi del testo.

Intorno al 1224 Francesco compose le Laudes creaturarum (Cantico delle creature o Cantico di frate Sole), documento di grande valore letterario e linguistico, che costituisce la prima manifestazione della poesia religiosa in volgare italiano (umbro). Nel componimento, che si ispira ai Salmi biblici, Francesco loda Dio per la bellezza e l’utilità della creazione, nella prima parte, mentre nella parte conclusiva evidenzia il destino di coloro che accettano con serenità le sofferenze e la morte, in contrapposizione con gli uomini che muoiono in peccato mortale.
Concettualmente il componimento si può suddividere in 5 parti:
Versi 1-4: solo a Dio spettano la lode e la gloria per la sua grandezza e bontà.
Versi 5-22: Francesco loda Dio per la bellezza della creazione, a partire da “lo frate sole”, che illumina la terra con il suo splendore ed è immagine stessa del creatore; loda Dio per la luna, le stelle, il vento, l’acqua, il fuoco e la madre terra, che permettono la vita e la bellezza di tutte le creature.
Versi 23-26: anche la malattia e il dolore sono benedetti, perché strumenti di salvezza e di beatitudine per coloro che li sopportano nel nome di Dio.
Versi 27-30: anche la morte del corpo, cui nessuno può sfuggire, dev’essere temuta solo da quelli che si trovano in peccato mortale, perché chi morirà invece in grazia di Dio non dovrà temere la dannazione eterna.
Versi 31-32: esortazione a lodare e ringraziare Dio, servendolo con grande umiltà.
La parte più corposa del testo è quella dei versi 5-22, che si articola in 6 strofe, in ognuna delle quali Francesco loda Dio e descrive l’utilità e la bellezza della natura e dell’universo. Ecco quindi che il per (…per sora Luna…per frate Vento…ecc.) va inteso sì come lode e ringraziamento a Dio perché ha creato il mondo, ma le sue creature sono esse stesse un canto in lode sua, sono manifestazione della sua onnipotenza e bontà. La contemplazione dell’armonia dell’universo è quindi contemplazione e lode del creatore.
Non solo la natura ma anche il dolore e persino la morte sono un bene donato all’uomo, perché la sofferenza, se patita serenamente nel nome di Dio, è un mezzo di purificazione e di salvezza (vv. 23-30). I versi iniziali e quelli finali danno al componimento una struttura circolare: nei versi 1-4 Francesco esalta l’onnipotenza divina, per poi esemplificarla nelle strofe che seguono; nei versi finali il tema viene ripreso con l’esortazione rivolta agli uomini a lodare e servire Dio.

 

Esercizi di analisi del testo.

  1. Francesco loda Dio: quale delle interpretazioni sotto riportate ti sembra quella più appropriata? Perché?
  • (per) perché ha creato l’universo
  • (per) attraverso la lode delle sue creature
  • (per) attraverso la lode che le sue creature ne fanno
  1. Quali sono gli elementi della creazione descritti? Quali le caratteristiche ad essi attribuite?
  2. Al sole Francesco attribuisce il titolo di “messor”. Per quale ragione?
  3. Nei versi 23-30 il Cantico si sposta dalla natura all’uomo, cui si prospetta una duplice possibilità: quale?
  4. I due versi che chiudono il Cantico riprendono i quattro iniziali, con una prospettiva diversa. In che senso?

 

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Laudes creaturarum (Cantico di Frate Sole)-Parafrasi

 
Altissimo, onnipotente, buon Signore, Tue sono le lodi, la gloria, l’onore e ogni benedizione. Esse si addicono a Te solo, Altissimo, e nessun uomo è degno di nominarti. Che Tu sia lodato, mio Signore, con tutte le tue creature, specialmente per signor fratello Sole, il quale è luce del giorno e ci illumini tramite lui. Esso è bello e luminoso con grande splendore: esso rappresenta Te, o Altissimo. Che tu sia lodato, mio Signore, per sorella Luna e le stelle: le hai create nel cielo chiare e preziose e belle. Che tu sia lodato, mio Signore, per fratello Vento e l’aria, e le nubi e il cielo sereno e ogni clima attraverso il quale tu dai il nutrimento alle Tue Creature. Che tu sia lodato, mio Signore, per sorella Acqua, la quale è molto utile e umile e preziosa e pura. Che tu sia lodato, mio Signore, per fratello Fuoco, attraverso il quale ci illumini la notte: ed esso è bello e giocoso e robusto e forte. Che tu sia lodato, mio Signore, per nostra madre Terra, la quale ci nutre e ci fa crescere, e produce molti frutti con fiori colorati ed erbe. Che tu sia lodato, mio Signore, per coloro che perdonano per il Tuo amore e sopportano malattie e patimenti. Beati quelli che le sosterranno con serenità, perché da te, o Altissimo, saranno ricompensati. Che tu sia lodato, mio Signore, la nostra sorella Morte corporale, dalla quale nessun uomo può scappare: guai a quelli che moriranno in peccato mortale; beati quelli che moriranno nella Tua santissima volontà, perché la seconda morte non farà loro alcun male. Lodate e benedite il mio Signore e ringraziate e servitelo con grande umiltà.

 

 

San Francesco (Assisi 1182 ca. – 1226)

 
Figlio di Pietro di Bernardone, ricco mercante di stoffe, Francesco condusse da giovane una vita mondana e spensierata, ricevendo una buona educazione. Partecipò alla guerra tra Assisi e Perugia, in cui fu fatto prigioniero, e a una spedizione crociata. Tornato ad Assisi nel 1206 si convertì a una vita di carità, così il padre, adirato, lo diseredò; di fronte al vescovo di Assisi, chiamato a dirimere la controversia familiare, Francesco si spogliò completamente dei suoi ricchi abiti, proclamandosi “sposo della povertà”. Poi si trasferì sul monte Subasio per dedicarsi alla cura dei poveri e dei lebbrosi, iniziando una vita di penitenza e di predicazione. Con un gruppo di seguaci fondò il primo nucleo dell’Ordine dei frati minori, che fu riconosciuto, nel 1210, da Papa Innocenzo III. Nel 1212, dopo aver ascoltato la predicazione di Francesco, Chiara d’Assisi prese l’abito monastico, istituendo il secondo ordine francescano, quello delle clarisse. Durante un viaggio in Medio oriente (1219) fu ricevuto dal sultano d’Egitto. Tornato ad Assisi, nel 1224, durante un lungo periodo di digiuno e di preghiera sul monte della Verna, ricevette le stigmate. Malato e sofferente trascorse gli ultimi anni della sua vita alla Porziuncola, eremo presso Assisi, dove scrisse le Laudes creaturarum (o Cantico delle creature) in volgare umbro, una delle prime testimonianze della letteratura italiana. Dopo la morte fu canonizzato[9] e la sua figura esercitò una vasta influenza sui contemporanei. Si diffusero opere agiografiche in latino e in volgare che narravano la vita e i miracoli del santo, raccolte nei cosiddetti Fioretti di san Francesco.

 

 

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