Pirandello – Le opere

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Pirandello – Le opere

Le novelle

Pirandello scrisse novelle durante tutta la sua attività di scrittore. Novelle per un anno è il titolo che egli diede alla raccolta completa delle sue novelle.

In una prima fase, i temi e le tecniche narrative risentono dell’influenza verista e naturalista, in cui domina il “bozzetto”, mentre in seguito l’autore colloca i suoi personaggi sullo sfondo di grigi ambienti borghesi, privilegiando il piccolo mondo impiegatizio.

Nelle vicende narrate Pirandello sottolinea il capriccio del caso e il carattere assurdo o ridicolo della vita, sottolineando gli aspetti paradossali degli eventi dolorosi e tragici che descrive. I personaggi scoprono con sofferenza l’ipocrisia delle relazioni sociali e il peso soffocante delle convenzioni, compiendo talvolta tentativi di evasione o di rivolta che spesso sfociano nella pazzia o nel suicidio. Alcune novelle privilegiano non tanto una storia quanto piuttosto la descrizione dei meccanismi stessi della narrazione. Pirandello fa uso di una lingua media, vicina al parlato, distante dalla retorica di tipo letterario, ma anche dal dialetto.

I romanzi

Partendo dall’eredità ricevuta dal Realismo e dal Naturalismo, Pirandello si allontana da quei modelli, che a suo giudizio tendono a limitare la sincerità dell’opera d’arte. I personaggi pirandelliani sono antieroi, votati all’inettitudine e alla follia, posti di fronte all’assurdità della vita, che scoprono l’inconsistenza della loro identità. I romanzi: L’esclusa, Il fu Mattia Pascal, Il turno, I vecchi e i giovani, Suo marito, Quaderni di Serafino Gubbio operatore, Uno, nessuno e centomila.

L’esclusa. L’esclusa, composto nel 1893 e pubblicato in volume nel 1908, portava originariamente il titolo Marta Ajala. Nel romanzo, accanto a temi (l’adulterio) e modi narrativi (uso della terza persona) tipicamente ottocenteschi, sono già presenti le componenti essenziali dell’ideologia pirandelliana, che appare evidente nella voluta assurdità della vicenda. La protagonista, ingiustamente sospettata di tradimento dal marito e cacciata di casa, intreccia veramente una relazione adulterina poco prima che il marito la perdoni e la riprenda con sé.

Il turno. Il romanzo (composto nel 1895 e pubblicato nel 1902) affronta il tema del caso, per svilupparne gli aspetti imprevedibili e paradossali. Per ragioni di interesse, Stellina viene data in sposa dal padre a un vecchio ricco, affinché, rimanendo presto vedova e ricca, possa sposare Pepè Alletto, un giovane nobile ma senza mezzi. Ma Pepè dovrà aspettare molto, perché nella vicenda interviene l’avvocato Ciro Coppa, che fa sciogliere il matrimonio del vecchio possidente e sposa Stellina, per morire roso di gelosia mentre discute una causa in tribunale. Solo a questo punto verrà davvero il turno di Pepè.

I vecchi e i giovani. Apparso a puntate sulla “Rassegna contemporanea” dal gennaio al novembre del 1909, e poi nel 1913 in due volumi, I vecchi e i giovani è un romanzo atipico nella produzione di Pirandello. Esso mette in luce la sfiducia nei confronti dell’Italia postrisorgimentale, attraverso il confronto tra due generazioni: i vecchi che hanno fatto il Risorgimento e assistono al crollo dei propri ideali; i loro figli e nipoti, che vivono una situazione d’incertezza interiore e non sanno decidere tra conservazione e rivoluzione.

Suo marito. Suo marito viene pubblicato nel 1911, e nel 1941 esce un’edizione postuma che presenta il rifacimento di alcuni capitoli e il titolo mutato in Giustino Roncella nato Boggiolo. Giustino Boggiolo, impiegato dell’archivio notarile e marito di una scrittrice di grande talento, Silvia Roncella, lascia il lavoro per fare l’agente pubblicitario e finanziario della moglie. Convinto di essere un elemento indispensabile ai fini del successo di Silvia e non si accorge che tutti ridono alle sue spalle per questa sua illusione. Il suo impegno diventa così pressante che finisce per trascurare completamente la moglie, la quale prende la decisione di lasciarlo. Nemmeno il funerale del figlioletto servirà a far riavvicinare la coppia.

Il teatro

Maschere nude è il titolo che Pirandello attribuì alla raccolta delle sue opere teatrali: l’uomo è costretto ad indossare una “maschera”che lo immobilizza in un ruolo, e solo a costo di un’acuta sofferenza riesce talvolta a strapparsi la “maschera”, facendo emergere la sua nudità e scatenando la tragedia dell’alienazione, dell’incomunicabilità e della solitudine, che caratterizzano la condizione umana. Mentre il teatro precedente mirava alla rappresentazione di una realtà esistente come un dato di fatto, Pirandello introduce una visione non più statica, interpretabile in modi diametralmente opposti, priva di una sua oggettiva consistenza. Così è (se vi pare) è la prima opera teatrale in cui si realizza questa nuova concezione. Le commedie di Pirandello assumono spesso l’aspetto di dialoghi filosofici e i personaggi si caratterizzano per il loro arrovellarsi, ragionare, spiegare, nel tentativo di spezzare la solitudine e di trovare un comune ambito di confronto. Poiché questo non è possibile, non resta allora che accettare la propria solitudine, celata dietro la forma, dietro la maschera che imprigiona la nostra vita.

Così è, se vi pare. Il dramma, in tre atti, composto nel 1917 e tratto dalla novella La signora Frola e il signor Ponza, suo genero, è imperniato sul tema ricorrente delle molte verità. Un funzionario pubblico, il signor Ponza, e sua suocera, la signora Frola, giunti in una cittadina di provincia suscitano curiosità e sospetto fra i pettegoli membri della piccola borghesia locale, i quali non si capacitano come mai il signor Ponza abbia preso in affitto due appartamenti, uno per sé ed uno per la suocera, e che nel suo tenga relegata la moglie, che non esce mai e che non fa visita alla madre. Costretti a giustificarsi, il signor Ponza e la suocera dichiarano entrambi che l’altro è affetto da una forma non pericolosa di pazzia, che lo porta a credere, l’uno, che la prima moglie sia morta e che quella con cui ora vive sia la seconda; l’altra, che sua figlia non sia mai morta. Vane sono le ricerche d’archivio, poiché tutti i documenti sono andati distrutti durante un grave disastro e nemmeno la convocazione forzata della signora Ponza porta alla verità. Infatti, presentandosi sulla scena con il volto velato, tanto da escludere il suo riconoscimento oggettivo, dichiara: “Per me, io sono colei che mi si crede”. Il motivo di fondo è quello dell’impossibilità di risalire al vero, poiché esso non è univoco, ed esistono tante verità quanti sono coloro che credono di possederla.

Altre opere teatrali

Numerosi sono anche gli atti unici, molti dei quali tratti da novelle, con efficaci profili di personaggi indimenticabili, come lo Zi’ Dima della Giara (1925) e il Chiàrchiaro della Patente (1918), figura con cui Pirandello tocca il vertice di un umorismo amaro e intriso di dolente umanità.

Un posto a sé spetta alla cosiddetta trilogia di quelli che Pirandello definisce “miti”, costituita dai tre drammi, La nuova colonia, Lazzaro e I Giganti della Montagna, che affrontano temi sociali, religiosi, di teoria dell’arte. L’ambientazione primitiva, magica e popolare lasciano pensare al desiderio dello scrittore di sviluppare il proprio pensiero in una prospettiva diversa dal passato, aprendosi alla sperimentazione di forme teatrali nuove. Questo cambiamento di prospettiva non incide però sul pessimismo pirandelliano, e non modifica in alcun modo la sua visione negativa del mondo e della vita umana.novelle-per-un-anno

 

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