Narrazione: sintassi e lessico

versi, strofe, rime

Narrazione: sintassi e lessico

La struttura sintattica può essere caratterizzata da periodi brevi, con prevalenza di coordinate (paratassi), o da periodi ampi, con molte subordinate (ipotassi).

Una punteggiatura precisa, unitamente ad una struttura sintattica rigorosa, è in sintonia con un testo caratterizzato da equilibrio e certezze, mentre l’assenza di punteggiatura è coerente con una narrazione che riproduce liberamente il caos dei pensieri, come nel flusso di coscienza.

 

Il lessico può presentare diverse caratteristiche, secondo le finalità dell’autore.

Ecco alcuni esempi:

  • aulico ed elevato, per caratterizzare personaggi ed ambienti raffinati;

Le stanze andavansi empiendo a poco a poco del profumo ch’esalavan ne’ vasi i fiori freschi. Le rose folte e larghe stavano immerse in certe coppe di cristallo che si levavan sottili da una specie di stelo dorato slargandosi in guisa d’un giglio adamantino, a similitudine di quelle che sorgon dietro la Vergine nel tondo di Sandro Botticelli alla Galleria Borghese. Nessuna altra forma di coppa eguaglia in eleganza tal forma: i fiori entro quella prigione diafana paion quasi spiritualizzarsi e meglio dare imagine di una religiosa o amorosa offerta.

Andrea Sperelli aspettava nelle sue stanze un’amante. Tutte le cose a torno rivelavano infatti una special cura d’amore. Il legno di ginepro ardeva nel caminetto e la piccola tavola del tè era pronta, con tazze e sottocoppe in maiolica di Castel Durante ornate d’istoriette mitologiche da Luzio Dolci, antiche forme d’inimitabile grazia, ove sotto le figure erano scritti in carattere corsivo a zàffara nera esametri d’Ovidio. La luce entrava temperata dalle tende di broccatello rosso a melagrane d’argento riccio, a foglie e a motti. Come il sole pomeridiano feriva i vetri, la trama fiorita delle tendine di pizzo si disegnava sul tappeto.                                                                              G. D’Annunzio, Il piacere

  • Espressioni e modi di dire dialettali e registro linguistico popolare, per personaggi e ambienti umili e popolari;

Dopo la mezzanotte il vento s’era messo a fare il diavolo, come se sul tetto ci fossero tutti i gatti del paese, e a scuotere le imposte. Il mare si udiva muggire attorno ai fariglioni che pareva ci fossero riuniti i buoi della fiera di sant’Alfio, e il giorno era apparso nero peggio dell’anima di Giuda. Insomma una brutta domenica di settembre, di quel settembre traditore che vi lascia andare un colpo di mare fra capo e collo, come una schioppettata fra i fichidindia. Le barche del villaggio erano tirate sulla spiaggia, e bene ammarrate alle grosse pietre sotto il lavatoio; perciò i monelli si divertivano a vociare e fischiare quando si vedeva passare in lontananza qualche vela sbrindellata, in mezzo al vento e alla nebbia, che pareva ci avesse il diavolo in poppa; le donne invece si facevano la croce, quasi vedessero cogli occhi la povera gente che vi era dentro.

G. Verga, I Malavoglia

  • lessico letterario ed aulico accostato a gergo colloquiale, in genere in testi comico-umoristici.

Seconda, o tra i secondi, la pescivendola a piè scalzi Beppina, notissima in tutto il territorio di Lukones e delle vicine ville, non tanto per il commercio dei lavarelli, quanto per il suo modo sbrigativo e piuttosto amazònico di far la piscia, (il tempo è denaro): che adibiva per lo più, la pipì, a uno scopo nobilmente agronomico, seconda che sarà specificato in appresso. Questa seconda Giuseppa o Beppa era sbrigativa anche nel dire, martellante anzi, o addirittura monosillabica, e pur tuttavia non riesciva meno efficace delle altre.

C. E. Gadda, La cognizione del dolore

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