Montale, Ho sceso, dandoti il braccio…

montale

Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale

Scritta nel 1967, la poesia fa parte della sezione Xenia II della raccolta Satura. La morte della moglie ha lasciato nel poeta un rimpianto e un vuoto incolmabili. Di lei resta il ricordo della sua capacità di vedere oltre la superficie delle cose, guardando in profondità, dietro la realtà apparente.

 

Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale

e ora che non ci sei è il vuoto ad ogni gradino.

Anche così è stato breve il nostro lungo viaggio.

Il mio dura tuttora, né più mi occorrono

le coincidenze, le prenotazioni,

le trappole, gli scorni di chi crede

che la realtà sia quella che si vede.

Ho sceso milioni di scale dandoti il braccio

non già perché con quattr’occhi forse si vede di più.

Con te le ho scese perché sapevo che di noi due

le sole vere pupille, sebbene tanto offuscate,

erano le tue.

Eugenio Montale, Satura, Xenia II

Schema metrico: versi liberi con alcuni endecasillabi; presenza di rime e assonanze (crede/vede; due/tue; viaggio/braccio).

Parafrasi

Ho sceso, dandoti il braccio, moltissime scale e ora che non ci sei sono sempre più solo ad ogni gradino. Anche se siamo vissuti insieme a lungo, il tempo passato con te è stato breve. Il mio viaggio dura tuttora, e non mi curo più delle coincidenze, delle prenotazioni, delle insidie, delle delusioni di chi crede che la realtà sia quella che si vede. Ho sceso moltissime scale dandoti il braccio, non perché con quattro occhi si vede meglio. Le ho scese con te perché sapevo che tra di noi, i soli occhi capaci di vedere, anche se tanto indeboliti dalla miopia, erano i tuoi.

Analisi del testo.

La poesia appartiene alla sezione “Xenia” della raccolta “Satura”, edita nel 1971, che comprende poesie scritte nel corso degli anni Sessanta, occasionate in gran parte dal ricordo della moglie Drusilla Tanzi, cui sono dedicati appunto gli “Xenia”, letteralmente “doni per gli ospiti che partono”.

La poesia si può suddividere in tre sequenze concettuali:

  • dopo la morte di Mosca il poeta prova un grande senso di vuoto;
  • il viaggio (della vita) con lei, benché durato a lungo, è  stato troppo breve;
  • il viaggio del poeta continua ancora, privo di illusioni;
  • il poeta ha sceso le scale con lei perché sapeva che era l’unica capace di vedere veramente.

Montale traccia con tenerezza la figura della moglie in una dimensione di quotidianità. Egli offriva alla moglie il braccio per scendere le scale, cioè metaforicamente condivideva con lei le difficoltà quotidiane nel viaggio della vita mentre ora, rimasto solo, ne sente terribilmente la mancanza, prova un grande senso di vuoto perché ha perduto un punto di riferimento fondamentale della sua vita. Il gesto del “dare il braccio” alla moglie, da parte del poeta, presuppone che sia lei a essere più bisognosa di una guida, di un aiuto, per la sua forte miopia. Tuttavia, nel percorso della vita è il poeta a sentire il supporto indispensabile della sua profonda capacità di vedere, dietro le apparenze. In realtà era Mosca a fargli da guida, perché i suoi occhi, benché offuscati, erano gli unici a saper vedere, a cogliere il senso profondo del reale. Vivendo con lei, il poeta ha conquistato la capacità di vedere, non teme più gli inganni, gli insuccessi, le banali preoccupazioni della vita, che gli appaiono ormai privi di significato. Al viaggio che il poeta continua a compiere non servono e non capitano più coincidenze o prenotazioni. La realtà non è quella che si vede con gli occhi e si percepisce con i sensi, fatta d’impegni e casualità (coincidenze e prenotazioni), insidie e delusioni (trappole e scorni), ma è qualcosa che va al di là delle apparenze.

Il testo ha come temi centrali quelli del “viaggio” e del “vedere”. Il percorso della vita compiuto assieme alla moglie è stato lungo ma, ora che lei è morta, il poeta lo sente come troppo breve. Nei primi quattro versi il poeta sviluppa un parallelismo tra presenza e assenza, tra passato e presente: Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale (presenza-passato)/e ora che non ci sei è il vuoto ad ogni gradino.(assenza-presente)/Anche così è stato breve il nostro lungo viaggio (presenza-passato)./Il mio dura tuttora, …(assenza-presente).

Nella seconda parte della poesia il lessico è costituito da termini che appartengono ai campi semantici del vedere e dello scendere: l’atto di vedere è espresso con “occhi”, “vede”, “pupille… offuscate”; l’atto di scendere con “Ho sceso… / le ho scese”.

Il linguaggio è per lo più colloquiale e d’uso comune, privo dell’asprezza delle poesie giovanili. Tuttavia, dietro l’impressione di immediata semplicità, si cela una raffinata struttura: la bipartizione delle strofe è evidenziata dall’anafora che riprende l’incipit del primo verso con una variante (“Ho sceso…”, vv. 1, 8); le assonanze creano echi fonici tra le parole-chiave (scale/offuscate, viaggio/braccio); i versi sono liberi, con la presenza di endecasillabi. Sul piano delle figure retoriche assumono valore centrale l’iperbole/metafora del primo verso (Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale) e l’ossimoro del terzo verso (Anche così è stato breve il nostro lungo viaggio.).

Esercizi

  1. Spiega il significato del primo verso: “Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale”
  2. Per quale ragione, secondo te, Montale parla solo di scendere e non di salire?
  3. Perché il poeta prova “il vuoto a ogni gradino”.
  4. Al v. 3 il poeta definisce la vita trascorsa con la moglie con l’espressione “è stato breve il nostro lungo viaggio”. Spiegane il significato.
  5. Il “viaggio” percorso assieme alla moglie è servito al poeta per meglio comprendere la vita, e serve a guidarlo nel suo viaggio che “dura tuttora”. Spiega perché.
  6. Il poeta ai vv. 6-7 che la realtà non è “quella che si vede”. Che cosa intende dire?
  7. Che cosa significa l’espressione del verso 9 “non già perché con quattr’occhi forse si vede di più.”?
  8. Perché il poeta dice che quelle della moglie erano “le sole vere pupille, sebbene tanto offuscate”?
  9. Individua nel testo le figure retoriche dell’iperbole, dell’anafora e dell’ossimoro e spiegane il significato nel contesto della poesia.
  10. Leggi qualche altro testo tratto dagli Xenia e rifletti sul rapporto tra Montale e la moglie. Quale differente ruolo puoi rilevare rispetto ad altre figure femminili cui il poeta fa riferimento nelle sue opere?

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