Modo, tempo e persona del verbo

grammatica

Modo, tempo e persona del verbo

Il modo fornisce indicazioni sull’intenzione comunicativa di chi emette il messaggio.

I modi si distinguono in due tipologie:

  • finiti (indicativo, congiuntivo, condizionale, imperativo), quando hanno forme diverse per indicare la persona e il numero;

  • indefiniti (infinito, participio, gerundio), quando non forniscono indicazioni sulla persona e sul numero

Il tempo indica quando un’azione avviene; tutti i modi hanno il tempo presente e uno o più tempi passati mentre solo nel modo indicativo vi è anche il tempo futuro.

La persona del verbo indica chi è il soggetto della frase; le persone sono tre per il singolare e tre per il plurale. Solamente i modi finiti hanno desinenze diverse secondo la persona mentre i modi indefiniti non trasmettono informazioni al riguardo.

Il modo indicativo.

È il modo della realtà e della certezza e indica eventi e condizioni reali o presentati come reali.

L’indicativo ha otto tempi:

  • il presente indica:

    • un evento contemporaneo al momento in cui si parla: vado a casa

    • un evento passato (presente storico): Garibaldi sbarca a Marsala l’11 maggio 1960

    • un evento certo nel futuro: domani piove

    • un evento abituale che si ripete con regolarità: la campanella suona sempre alle 13

    • una capacità/competenza del soggetto: parla correttamente l’italiano

    • un evento atemporale: il sole riscalda la terra

    • un proverbio: chi fa da sé fa per tre

  • l’imperfetto descrive:

    • un’azione passata che dura nel tempo: andavo a casa

    • un’azione abituale che si ripete nel passato: ogni giorno andavo a scuola

    • situazioni, personaggi, ambienti o azioni di una narrazione: c’era una volta una principessa…; il sole illuminava la valle;

  • il passato remoto:

    • indica azioni e fatti avvenuti in un passato lontano, conclusi e distanti dal presente: andai a casa;

    • è il tempo proprio della narrazione: Verga si trasferì a Milano; Mio padre nacque nel 1919.

    • si usa anche nei proverbi: Un bel tacer non fu mai scritto.

  • il passato prossimo:

    • indica azioni e fatti avvenuti in un passato recente o percepiti come ancora in relazione con il presente: sono andato a casa; ieri Luigi è venuto da noi.

L’uso del passato prossimo o del passato remoto è legato all’area geografica: nelle regioni meridionali tende a prevalere il passato remoto anche per vicende recenti, mentre in quelle settentrionali è prevalente l’uso del passato prossimo.

  • il trapassato prossimo:

    • indica un fatto già avvenuto quando ne accade un altro: quando giunsero a casa avevamo già mangiato; quando lo seppero, la notizia era già conosciuta da tutti; ero andato a casa quando mi telefonò Maria.

  • il trapassato remoto:

    • indica anch’esso un’azione avvenuta prima di un’altra, pure passata, espressa dal passato remoto: Appena lo ebbe salutato, partì; dopo che ebbero cenato, andarono al cinema; quando fui andato a casa vidi il disastro che aveva combinato.

  • il futuro semplice:

    • Indica un fatto che deve ancora avvenire: andrò a casa

    • Può assumere funzione di imperativo: Farai come dico io.

    • Può esprimere un dubbio: Sarà proprio lei?

  • il futuro anteriore:
    • indica un evento futuro anteriore a un’altro futuro: Dopo che avrai compreso il problema troverai la soluzione; Dopo che sarà finita la scuola andremo al mare.

    • viene usato anche per indicare eventi passati su cui si esprime dubbio, incertezza, supposizione: Sarà stato attento, ma non lo ha dimostrato.

I tempi presente, imperfetto, passato prossimo e passato remoto bastano da soli a collocare nel tempo un evento. Gli altri, invece, sono necessariamente posti in relazione con il tempo di un altro verbo della frase.

Il modo congiuntivo.

È il modo dell’incertezza, della possibilità, del desiderio e nelle proposizioni indipendenti esprime ipotesi, desiderio, augurio, esortazione, invito, timore, divieto. Nelle proposizioni subordinate spesso dipende da verbi che esprimono un’opinione, un desiderio, un dubbio, un giudizio: penso, spero, ritengo, credo…Ha quattro tempi: presente, imperfetto (tempi semplici), passato, trapassato (tempi composti).

  • Il presente esprime dubbio, possibilità, concessione, invito: Possibile che sia lui? Eh sia! Che tornino domani? Nelle proposizioni dipendenti indica un evento contemporaneo a uno presente o futuro della reggente: Credo che Luigi sia in casa; Penserà che sia a scuola.

  • L’imperfetto esprime augurio o speranza percepita come irrealizzabile: Magari fosse veramente così. Nelle dipendenti indica un avvenimento contemporaneo a un altro collocato nel passato: Pensavo che avessi fame; Credevo che fossi stanco.

  • Il passato indica dubbio, possibilità relativi a eventi cel passato: Che sia stato lui? Nelle dipendenti, indica un evento possibile anteriore a un altro collocato nel presente: Credo che sia stato lui.

  • Il trapassato indica un evento anteriore a un altro nel passato: Pensavamo che avesse vinto Antonio.

Il modo condizionale.

È il modo che esprime dubbio, desiderio, incertezza, possibilità condizionata. Ha 2 tempi: presente e passato.

Il condizionale si usa:

  • soprattutto nell’apodosi, cioè nella proposizione principale dei periodi ipotetici di tipo potenziale e irreale: Se potessi, ti aiuterei ben volentieri (periodo ipotetico);

  • per esprimere un desiderio o un’asserzione incerta: Vorrei che tu tornassi a casa; Avrei voluto che tu fossi promosso (desiderio o asserzione attenuata);

  • per indicare un’azione futura nelle proposizioni dipendenti: Eravamo certi che avreste detto la verità (posteriorità).

Il modo imperativo

Esprime una richiesta, un comando, un divieto, un’esortazione: Siediti! Fate silenzio! Esso ha 2 tempi: presente e futuro.

I modi infinito, participio e gerundio

L’infinito

è uno dei modi indefiniti del verbo ed esprime genericamente l’idea del verbo senza determinazione di persona e di numero.

Ha due tempi: il presente (mangiare) e il passato (avere mangiato).

Si usa in funzione di sostantivo (dormire è indispensabile), di proposizione soggettiva (Mi sembra di sognare; Capita di sbagliare;) od oggettiva (credevo di aver trovato la soluzione; vorrei partire subito; preferisco andare in auto; gradirei dormire ancora un po’), con valore di congiuntivo o di indicativo, nelle proposizioni infinitive e in altre secondarie.

Il participio

Può essere usato come aggettivo, nome o verbo. Esso ha 2 forme temporali: presente e passato.

Il participio presente si usa sia come aggettivo o sostantivo, sia in funzione verbale:

a) Ottenne un risultato brillante; E’ una scuola eccellente; Ha un’industria fiorente (attributo);

b) È uno studente di ingegneria; Fu nominato docente in una scuola superiore (sostantivo);

c) Ho visto un quadro raffigurante (che raffigura) Venezia; Inseguimmo i nemici fuggenti (che fuggivano); (funzione verbale).

In funzione verbale il participio presente sostituisce una proposizione relativa.

Alcune parole non hanno più l’originaria funzione verbale e sono usate come sostantivi: il contribuente (che contribuisce), il veggente (che vede), l’assistente (che assiste), il comandante (che comanda), il dirigente (che dirige), l’insegnante (che insegna), ecc.

Il participio passato si usa in funzione attributiva (aggettivo) e predicativa (verbo):

a) Tutti lo ritenevano un uomo colto; Abbiamo forzato un passaggio proibito; Ricordo con piacere i tempi passati (funzione attributiva);

b) L’avaro teneva nascosto il suo tesoro; Vide il proprio sogno infranto; Alzatosi, uscì subito di casa; Ti credevo interessato al problema (funzione predicativa).

Alcuni participi passati possono assumere valore di sostantivi: un laureato, un ferito, un morto, un frullato, ecc.

Il participio passato forma con l’ausiliare essere o con l’ausiliare avere i tempi composti degli ausiliari stessi e dei verbi attivi; forma inoltre con l’ausiliare essere i tempi della forma passiva del verbo.

Il participio passato unito all’ausiliare essere si accorda nel genere e nel numero con il soggetto: Io sono arrivato; Maria è soddisfatta; Essi sono partiti. Unito all’ausiliare avere resta generalmente invariato: Io ho bevuto; Voi avete bevuto; Essi hanno bevuto.

Il participio passato di un verbo transitivo attivo può accordarsi con il complemento oggetto quando quest’ultimo lo precede ed è espresso da una particella pronominale atona (mi, ti, si, ci, vi, lo, la, li, le, ne): Le spese le ha pagate la ditta; I libri li ho letti con interesse.

Il participio passato, usato nelle proposizioni implicite concessive, modali, temporali, relative, ecc., può essere tradotto in forma esplicita introdotta dalla congiunzione che: Giulia, superato l’esame, (dopo che ebbe superato l’esame) telefonò ai genitori.

Il gerundio

esprime un complemento di mezzo, di modo o di maniera, di coincidenza (simultaneità), in genere un’azione secondaria rispetto alla principale. Ha 2 tempi: presente e passato.

Il gerundio presente è usato per la forma implicita di proposizioni secondarie, temporali, modali, condizionali, causali, ecc.: Sbagliando (mezzo) s’impara; Parla mormorando(modale); Camminando (temporale), gli parlavo di affari.

Il gerundio esprime ripetizione o durata con i verbi andare(Andò lamentandosi tutta la notte; Va arricchendo il suo patrimonio) ostare(Sta raccogliendo fiori; I bambini stanno dormendo).

Il gerundio passatoenuncia un fatto avvenuto nel passato in relazione a un altro verificatosi posteriormente o che avviene o che avverrà: Avendo ricevuto l’invito, mi recai alla festa; Essendo stati promossi, andremo in vacanza.

I verbi ausiliari

Sono i verbi essere e avere quando sono usati per formare i tempi composti e le forme passive (ho visto, sono andato, sono amato ecc.).

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