Manzoni – I promessi sposi

Promessi sposi

Alessandro Manzoni, I promessi sposi

 

Il Fermo e Lucia

La prima stesura del romanzo è preceduta dalla rilettura da parte di Manzoni delle opere di Walter Scott (in particolare Ivanhoe) e porta la data d’inizio del 24 aprile 1821.Il nucleo narrativo centrale è già in larga parte quello dei Promessi sposi. La narrazione è basata su una cospicua mole di documenti storici e ha un esplicito intento pedagogico e morale che limita la linearità del racconto. I personaggi sono piatti, con una personalità poco articolata e caratterizzata da contrapposizioni schematiche. Lo scrittore fa ricorso a effetti romanzeschi e accentua in modo netto il contrasto tra vizio e virtù.

L’edizione “ventisettana”.

Il manoscritto del Fermo e Lucia fu sottoposto a un’attenta revisione, con un totale rifacimento strutturale e con l’eliminazione di alcune digressioni dotate di autonomia: la parte riguardante i processi agli untori, ex cap. V del tomo IV, divenne La storia della colonna infame; le osservazioni introduttive e conclusive sulla questione della lingua; altre parti di ispirazione saggistica. Alcuni episodi e vicende furono ridimensionati, l’ordine dei capitoli e degli episodi fu parzialmente modificato e la vicenda assunse uno sviluppo più lineare, mentre i personaggi assunsero tratti psicologici meglio caratterizzati. Infine, importante fu la revisione linguistica, che comportò un radicale rifacimento lessicale e sintattico, con l’adozione del dialetto fiorentino parlato dalle persone colte. Il romanzo fu pubblicato nel 1927 con il titolo I promessi sposi. Storia milanese del secolo XVII scoperta e rifatta da Alessandro Manzoni.

I promessi sposi edizione del 1840.

Il linguaggio usato per l’edizione del romanzo del 1827 sembrò a Manzoni poco conforme al dialetto toscano, che egli riteneva dovesse essere la base di un buon italiano letterario. Manzoni si recò allora in Toscana e durante il suo soggiorno a Firenze frequentò il gabinetto Viesseux, dando inizio a una revisione dello stile che sarebbe durata quindici anni. La seconda edizione del romanzo, che seguiva “la risciacquatura dei panni in Arno” e da cui Manzoni eliminò così i residui lombardismi e le espressioni arcaiche e letterarie, fu pubblicata in fascicoli, tra il 1840 e il ’42.

Il vero storico…

Il romanzo apparve allo scrittore lo strumento idoneo a rappresentare la società, attraverso una rigorosa indagine storica, per descrivere non solo fatti e personaggi illustri ma anche gli uomini comuni, gli umili e gli oppressi. Nei Promessi sposi per la prima volta due popolani divennero protagonisti di una vicenda tragica, o meglio per la prima volta una vicenda tragica che riguardava due popolani fu raccontata dal loro punto di vista, in un contesto storico fedelmente ricostruito.

Nella Lettre a M. Chauvet vi sono gli elementi fondamentali della poetica manzoniana:

Manzoni ammette la necessità dell’unità d’azione (intesa come organicità della rappresentazione), ma polemizza contro le unità di tempo e di luogo. L’adesione della letteratura alla verità storica è per lui indispensabile: essa ha il compito di indagare e di rappresentare pensieri e sentimenti dei protagonisti degli eventi storici, che la storia si limitava a narrare solo da una prospettiva esterna, per far emergere la dimensione morale e spirituale.

L’arte deve svolgere una funzione morale: in nome della verità deve essere rappresentato anche il male, che fa parte della realtà, ma con lo scopo di suscitare avversione per esso. L’arte deve essere morale e istruttiva, educare il pubblico alla razionalità e alla morale, dominando le passioni. L’eccessivo utilizzo del tema amoroso è per Manzoni pericoloso.

Nella Lettera sul Romanticismo Manzoni si oppone alla mitologia che, oltre che superata, è anche falsa e immorale, perché parla delle antiche divinità pagane e non del Dio cristiano. 

…e la sua negazione.

Nello scritto Del romanzo storico Manzoni sostiene che storia e invenzione non possono fondersi: immettere personaggi d’invenzione in una trama storica o attribuire a personaggi storici idee, sentimenti e passioni non documentabili significa contaminare la ricerca della verità. Quello che gli era apparso come il compito del romanziere ora gli appariva dovere dello storico.

La Provvidenza

Il tema della Provvidenza è centrale nel romanzo. Essa è da un lato il manifestarsi, attraverso vie impreviste ed imprevedibili, dell’intervento divino contro le ingiustizie e le sopraffazioni, ma è soprattutto è una forza interiore che anima gli oppressi che hanno fede in Dio. Nel suo aiuto confida Padre Cristoforo, quando è costretto ad abbandonare Renzo e Lucia. Essa agisce tramite il vecchio servitore di Don Rodrigo, che avverte Padre Cristoforo del tentativo di rapire Lucia, tramite Menico, che per caso incontra i due giovani e li avverte del pericolo, attraverso Lucia stessa che induce l’Innominato alla conversione.

Il sugo della storia e il romanzo senza idillio

Il romanzo si conclude apparentemente con un lieto fine: Renzo e Lucia possono si sposano e dal loro matrimonio nascono molti figli. Tutto sembra volgere per il meglio, nella quiete della famiglia, ma la vita dei due sposi non è priva di problemi e spesso essi si chiedono quale sia il senso da dare alle vicende da loro vissute, in particolare Renzo, che insistentemente dice di aver imparato molte cose dai propri errori, così da poterli ora evitare. Lucia non sembra convinta dalle argomentazioni del marito perché, dice, lei non si è mai cercata le disavventure che le sono capitate. La sua conclusione è che i guai colpiscono anche chi non li cerca ma che la fede in Dio permette di sopportarli meglio.

L’Introduzione

Manzoni non racconta direttamente la storia, ma ricorre ad un espediente tipico della tradizione romanzesca, che vantava illustri precedenti, da Ariosto a Cervantes, a Walter Scott: scrive di aver trovato la sua storia nel manoscritto di un anonimo seicentesco e afferma che intende proporla in uno stile moderno. Quest’artificio gli consente di muoversi su due piani narrativi distinti, la descrizione oggettiva dei fatti e l’intervento soggettivo che li commenta. Quando il secentista fa qualche strafalcione, il moderno ha modo di esercitare la sua ironia. L’ironia manzoniana non è pura comicità bonaria ma anche critica.

Personaggi

Manzoni vuol rappresentare nel romanzo la lotta fra bene e male, perciò i personaggi appartengono ai due diversi schieramenti di coloro che agiscono positivamente o negativamente nella storia.

Alcuni hanno una loro matrice storica, come la monaca di Monza o il cardinale Federigo Borromeo, altri, come Renzo e Lucia, sono stati creati dalla penna del Manzoni e hanno soltanto una costruzione letteraria verosimile.

Lo sfondo nel quale l’azione si svolge e sono gli avvenimenti descritti sono storici: la carestia, la guerra, l’epidemia di peste. Anche alcuni personaggi hanno una consistenza storica: Padre Cristoforo sarebbe un certo Picenardi da Cremona, sicuramente storica è la figura del gran Cancelliere Ferrer, come pure reale è il personaggio di Federigo Borromeo. Nell’Innominato si raffigura Bernardino Visconti e la monaca di Monza, Gertrude , è Virginia di Leyva.

Personaggi di invenzione sono invece i protagonisti, Renzo, Lucia, e molti personaggi di contorno come Agnese, Don Abbondio, Perpetua, Don Rodrigo, il Griso, il Nibbio e gli altri.

Ambientazione – Il Seicento

Gli eventi storici sono alla base del romanzo. Manzoni se ne serve per dare verosimiglianza alla narrazione, ma anche per assumere il suo atteggiamento polemico verso la versione ufficiale dei fatti quale essa è narrata dagli storici di ogni epoca.

Preparandosi alla stesura del romanzo, Manzoni legge la “Storia di Milano” del Ripamonti, l'”Economia e Statistica” di Gioia, le opere del Cardinale Borromeo ma, soprattutto, i “Gridari”, che contenevano tutte quelle norme provvisorie a cui il governo ricorreva in mancanza di una legislazione efficace. Manzoni ambienta il suo romanzo nel Seicento perché considera questa l’epoca che meglio rappresenta una aberrazione generale della società. Il Seicento è il trionfo della forma, anzi delle forme. Tutto si viola, ma la forma si rispetta sempre. Nessun governo fu più iniquo e trascurato dello spagnolo.

Storia e poesia nei Promessi Sposi

Le parti storiche non sono “pause” ma sono esse parti essenziali dei Promessi Sposi, non solo perché spiegano l’aggrovigliarsi dei casi dei protagonisti e degli altri innumerevoli personaggi dell’opera, ma anche perché esprimono l’esigenza di verità così fortemente sentita da Manzoni. Lo scrittore studia la realtà storica gli uomini nel loro agire concreto, osservando le loro grandezze, le loro follie, le loro aberrazioni. Le parti inventate, perfettamente autonome nella loro qualità espressiva, sono condizionate da quelle storiche.

 

 

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