Luigi Pirandello – La vita

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Luigi Pirandello – La vita

(Girgenti, Agrigento, 1867 – Roma, 1936)

Pirandello è l’osservatore lucido di un’epoca di crisi. Come Svevo fu uno scrittore isolato, difficile da inquadrare in un movimento letterario, convinto che non vi sia alcuna prospettiva di soluzione alla crisi che coinvolge gli individui e la società.

 

Pirandello nacque nella villa materna del “Caos” (Cavusu), che allora si trovava nel territorio del comune di Girgenti (Agrigento), il 28 giugno 1867 da un’agiata famiglia borghese. Il padre Stefano aveva partecipato, tra il 1860 e il 1862, alle imprese garibaldine e il nonno materno era stato un esponente di spicco dei moti del 1848. Avviato dal padre a studi di indirizzo tecnico, con l’intenzione di impiegarlo come amministratore nell’azienda familiare di estrazione e commercializzazione dello zolfo, Luigi maturò presto una spiccata passione per gli studi umanistici e per questo si iscrisse al ginnasio e poi al liceo di Palermo.

Dopo il liceo, nel 1886, Pirandello s’iscrisse sia alla facoltà di lettere sia a quella di legge della stessa città. Da qui si trasferì a Roma, ma per contrasti con un professore terminò gli studi all’università di Bonn dove si laureò in filologia romanza con una tesi sul dialetto di Agrigento (“Voci e sviluppi di suoni nel dialetto di Girgenti“). Nel 1893 tornò in Italia e si stabilì a Roma, dove insegnò Lingua e letteratura italiana all’Istituto superiore di magistero dal 1897 al 1922. Nello stesso anno scrisse il suo primo romanzo, Marta Ajala, pubblicato solo nel 1901 con il titolo L’esclusa. Grazie all’amicizia con Luigi Capuana, partecipò intensamente alla vita giornalistica romana, ed entrò in contatto con gli ambienti letterari della capitale. Nel 1894, ad Agrigento sposò Maria Antonietta Portulano, dalla quale avrà tre figli, e proseguì la sua attività letteraria, scrivendo saggi, novelle, poesie e il romanzo breve Il turno (1902). Nel 1903 una frana distrusse la zolfara in cui erano stati impiegati i capitali del padre e la dote della moglie, la quale, alla notizia, rimase immobilizzata per sei mesi alle gambe e iniziò a dare segni di paranoia, che si aggraverà con il tempo fino a manifestarsi in una gelosia ossessiva. La malattia della moglie diventerà materia di ispirazione artistica: fra i temi ricorrenti nelle sue opere, quello della follia e della famiglia come istituzione soffocante. La perdita delle rendite della zolfara costrinse Pirandello a intensificare l’impegno nell’attività letteraria.

Nel 1904 uscì a puntate sulla rivista “Nuova Antologia” Il fu Mattia Pascal, e negli anni seguenti varie raccolte di novelle, poi riunite sotto il titolo Novelle per un anno, comprendenti 241 testi (il progetto iniziale ne prevedeva 365, uno per ogni giorno dell’anno). Nel 1908 pubblicò il saggio L’umorismo. Poi due romanzi: Suo marito (1911) e I vecchi e i giovani (1913).

Lavorò in campo cinematografico come sceneggiatore, mentre la produzione teatrale diventò il suo principale interesse, dopo l’esordio di ambiente e dimensione regionale, avvenuto nel 1910 con gli atti unici La morsa e Lumíe di Sicilia, seguiti da Liolà, ’A giarra (La giara), ’A birritta cu’ i ciancianeddi (Il berretto a sonagli). Solo nel 1917, con Così è (se vi pare), inizia la fase più complessa del suo teatro, dalla quale nasceranno i capolavori. Tra questi vi sono: Ma non è una cosa seria e Il giuoco delle parti (1918); L’uomo, la bestia e la virtú (1919); Sei personaggi in cerca d’autore (1921) e Enrico IV (1922).

Nonostante i riconoscimenti come autore, per Pirandello furono anni travagliati: durante la guerra, il figlio Stefano fu fatto prigioniero e internato in un campo di concentramento; più tardi, l’aggravarsi della malattia mentale della moglie rese inevitabile il ricovero in una casa di cura. Pirandello continuò a scrivere soprattutto per il teatro, e dal 1923 seguì la messa in scena delle sue opere in Europa, in America e in Giappone, riscuotendo ovunque un enorme successo. Nel 1924, poco dopo l’assassinio di Giacomo Matteotti, Pirandello chiese la tessera del partito fascista.

Nel 1925 Pirandello assunse la direzione artistica del “Teatro d’arte di Roma”. Come prima attrice scritturò la giovane Marta Abba, che da quel momento diventò la sua ispiratrice e con la quale ebbe un lungo e intenso rapporto affettivo. Nel 1928 scrisse Questa sera si recita a soggetto. Nel 1934 fu insignito del Premio Nobel per la letteratura. Nel dicembre del 1936, mentre a Cinecittà assisteva alla lavorazione di un film tratto da Il fu Mattia Pascal, contrasse una polmonite e morì, lasciando incompiuto il dramma I Giganti della Montagna.

 

 

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