La poesia romantica

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La poesia romantica

Il romanticismo preferisce alla ragione illuminista il sentimento, le passioni, le atmosfere suggestive, lo smarrirsi nell’infinito, la natura selvaggia. Questi elementi caratterizzano le arti figurative, la musica, la letteratura nella prima metà dell’Ottocento in Europa.

Mentre la letteratura illuministica preferisce il romanzo, la letteratura romantica privilegia invece la poesia, più adatta all’espressione del sentimento individuale e dei suoi misteriosi legami con l’assoluto. L’estetica romantica ritiene che scopo dell’arte sia cogliere l’infinito, l’assoluto; che la poesia unisca sentimento e riflessione; che sia al contempo creazione artistica e autocoscienza critica; esalta inoltre l’individuo, visto come genio creatore e come “titano” che, nella sua tensione all’infinito, viene a scontrarsi contro ciò che di “finito” la realtà gli oppone.

L’estetica del romanticismo rifiuta l’imitazione in nome dell’innovazione, della creazione, dell’originalità.

Fra i principali esponenti della poesia romantica europea troviamo: in Germania Schiller, Novalis (pseud. di Friedrich Leopold von Hardenberg) (1772-1801), Goethe, Heinrich Heine (1797-1856), in Inghilterra Samuel Taylor Coleridge (1772-1834), William Wordsworth (1770-1850), Percy Bisshe Shelley (1792-1822), John Keats (1795-1821); in Francia Alphonse de Lamartine (1790-18699 e Alfred de Vigny (1797-1863).

La poesia romantica in Italia

A differenza di altre esperienze europee, il romanticismo italiano si caratterizza per una maggiore adesione alla storia e per una tensione civile e patriottica determinata dal diffondersi delle istanze risorgimentali. Fra i principali esponenti della lirica dell’Ottocento troviamo Foscolo e Leopardi.

Ugo Foscolo (1778-1827) si colloca a cavallo tra la cultura neoclassica e quella romantica, quindi in ambito specificamente “preromantico”.

Johann Winckelmann (1717-1768) elabora i principi dell’estetica neoclassica, che ha come elementi caratterizzanti la ricerca di armonia, equilibrio, perfezione ideale.

Con il termine “preromanticismo” intendiamo l’insieme delle tendenze irrazionalistico – sentimentali diffuse in Europa contemporaneamente al razionalismo illuminista e che, in polemica con la tradizione classicista, fondata sugli ideali estetici di equilibrio e armonia, prediligono la raffigurazione del prorompere caotico e tempestoso della passione, oppure di atmosfere “pittoresche” dai tratti sognanti, che invitano l’individuo a smarrirsi nell’infinito. Di questa cultura Foscolo condivide, in particolare, il culto dell’individuo – eroe, l’amore incondizionato per la libertà, la visione competitiva e drammatica della vita sociale, caratterizzata dalla contrapposizione inconciliabile libertà – tirannide, e individuale, caratterizzata dalla contrapposizione tra il vero della ragione e le illusioni del cuore; dal neoclassicismo Foscolo recupera la visione dell’antichità come mondo di perfezione estetica e morale insuperabile, modello non più raggiungibile di civiltà in cui cuore e ragione coesistono in perfetta sintesi ed equilibrio.

Sintesi perfetta di motivi neoclassici e romantici appare il capolavoro di Foscolo, il carme Dei sepolcri (1806), riflessione sul senso della vita e della morte, sul rapporto verità – illusione, sul ruolo e la funzione dell’arte.

Una posizione anomala occupa, nella produzione lirica del tempo, Giacomo Leopardi (1798-1837). La poesia di Leopardi si carica sempre più di valenze filosofiche, facendosi vero “pensiero poetante”.

I temi della sua riflessione appartengono alla matrice culturale del razionalismo illuminista: la natura, semplice ciclo biologico della vita materiale determinato da leggi meccanicistiche, non è in grado di dare risposta e soddisfazione alle domande di senso e alla richiesta di felicità dell’uomo, condannato dunque, una volta cessata l’età giovanile delle illusioni e raggiunta la ragione, all’infelicità e al “tedio”.

I temi della vanità della vita e del tedio cui l’uomo è condannato emergono con particolare evidenza dal Canto notturno di un pastore errante dell’Asia, mentre La ginestra, testamento poetico e spirituale di Leopardi, definisce i rapporti tra uomo e natura e proclama l’adesione del poeta ai valori del razionalismo illuminista contro i vuoti entusiasmi dell’ottimismo” romantico.

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