La narrativa tra le due guerre

La narrativa tra le due guerre

Prosa d’arte e romanzo

Nell’ambito della narrativa una prima tendenza è quella della cosiddetta “prosa d’arte” (propria in particolare di scrittori rondisti come Vincenzo Cardarelli, Emilio Cecchi, Renato Barilli), volta non tanto a narrare una vicenda quanto a evocare una scena, un ricordo, un episodio, una riflessione, attraverso immagini suggestive e malinconiche mediate da un linguaggio rarefatto e raffinato. Mentre i rondisti perseguirono le loro ricerche di stile elaborando elzeviri o testi di preziosa raffinatezza, due autori come Federigo Tozzi (con gli occhi chiusi; Tre croci; Il podere) e Antonio Borghese (con Rubè) preferirono la dimensione del romanzo, con un articolato intreccio narrativo.

I narratori di “Solaria”

Vicini alla rivista “Solaria” sono molti scrittori che si caratterizzano per un tipo di narrativa al cui centro stanno la rievocazione e la memoria, non tanto le trame e i personaggi, quindi, quanto gli ambienti e le atmosfere, gli stati d’animo. Tra questi troviamo Arturo Loria, Nicola Lisi e Alessandro Bonsanti. Inoltre, nell’ambiente della rivista si formarono anche scrittori che si sarebbero imposti soprattutto nel secondo dopoguerra, come Gadda, Alvaro, Pavese, Vittorini. Emerge tra questi narratori un atteggiamento realistico, influenzato, nel caso degli ultimi due citati, dalla letteratura americana. Tuttavia l’intento realistico coesiste spesso con la tendenza a trasferire le vicende in  una dimensione mitica, che attenua gli impliciti aspetti di opposizione al regime

Il realismo magico

Negli anni ’30 emerge un filone della narrativa che si può definire fantastico o surreale, che vede come autori di spicco scrittori come Bontempelli, Landolfi, Savinio e Buzzati. Massimo Bontempelli, teorico del “realismo magico”, polemizza con la letteratura verista di fine Ottocento, contro il patetismo e il vittimismo, contro la letteratura accademica e teorizza un’arte capace di scoprire nella realtà del quotidiano un’aura di magia e di inquietudine. Tra le sue opere: La scacchiera davanti allo specchio (1922); Il figlio di due madri (1929); Vita e morte di Adria  e dei suoi figli (1930); Gente nel tempo (1937). Tommaso Landolfi si muove sulla linea di una calibrata elaborazione stilistica, in cui una struttura sintattica e un lessico ottocenteschi si fondono con toni discorsivi e realistici, mentre sul piano tematico il fantastico, l’orrore, il ribrezzo, la sensualità e la crudeltà si fondono in una allucinata dimensione onirica. Tra le sue opere: Dialogo dei massimi sistemi (1937); La pietra lunare (1939); Il mar delle blatte e altre storie (1939). Alberto Savinio, pseudonimo di Andrea De Chirico, pittore, musicista e narratore, mette in luce elementi imprevedibili e inquietanti della realtà, in una mescolanza di verosimile e di assurdo. Tra le su opere: Hermaphrodito (1918); Casa “La Vita” (1943); Il signor Dido (postumo, 1978). Dino Buzzati crea situazioni e atmosfere misteriose e surreali in cui si manifesta il senso di angoscia dell’uomo di fronte al suo destino enigmatico e incomprensibile. Tra le sue opere: Bàrnabo delle montagne (1933); Il deserto dei tartari (1940); I sette messaggeri (1942).

La narrativa “di opposizione”

Alcuni scrittori misero in luce, più concretamente e criticamente aspetti della realtà italiana durante il Ventennio. Tra questi Alberto Moravia, il cui romanzo d’esordio Gli indifferenti (1929) fa emergere la meschinità, la grettezza, la “malattia morale” di un mondo borghese privo di veri valori etici, dietro le apparenze di un presunto ordine riconquistato. La figura dell’inetto, che già era stata ben presente nella letteratura italiana ed europea, è centrale nel romanzo, che si caratterizza per una prosa realistica, con cui l’autore analizza con freddezza e distacco le vicende dei personaggi.

Altri scrittori che descrivono in toni realistici e critici l’Italia del Ventennio sono: Corrado Alvaro, con Gente in Aspromonte (1930); Elio Vittorini, con Il garofano rosso (pubblicato su “Solaria” tra il 1933 e il 1934) e Conversazione in Sicilia (1941); Carlo Bernari, autore di Tre operai (1934); Ignazio Silone con Fontamara (1933) e Pane e vino (1937); Vitaliano Brancati  con Don Giovanni in Sicilia (1941).

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