La linea anti-novecentesca

La linea anti-novecentesca

Parallelamente alla cosiddetta linea novecentesca dominante, quella dell’ermetismo, si manifestano nell’ambito della poesia orientamenti di segno diverso. Ad esempio, Umberto Saba adotta strutture metriche tradizionali e ricerca la precisione semantica più che gli elementi simbolici.

Per Saba i poeti devono fare “poesia onesta”, una poesia cioè che è ricerca del fondo del proprio io, proponendosi come obiettivo prioritario l’espressione della verità e sottraendosi alla tentazione di un artificioso abbellimento.

Ogni aspetto della realtà quotidiana è per il poeta degno di poesia, perciò il mondo degli umili entra a farne parte a pieno titolo, anche quello degli aspetti più degradati o dei sentimenti più semplici e dimessi, cui il poeta dà voce con intensa partecipazione.

Il linguaggio di Saba è fatto di “parole senza storia” (Debenedetti), cioè di un lessico concreto e immediato, capace di descrivere in modo preciso la realtà descritta, privo delle suggestioni musicali dannunziane o delle analogie enigmatiche degli ermetici.

Anche la raccolta di poesie Lavorare stanca (1936) di Cesare Pavese si muove in una direzione diversa da quella allora prevalente dell’Ermetismo. Anche Pavese preferisce all’aristocratico isolamento degli Ermetici un rapporto più immediato con la realtà.

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