John William Polidori, Il vampiro

vampiroJohn William Polidori, Il vampiro

 

John William Polidori nacque a Londra il 7 settembre 1795. Figlio di Gaetano Polidori, un italiano emigrato in Inghilterra, John William ereditò dal padre la passione per gli intrighi misteriosi. Gaetano Polidori, infatti, era stato il primo a tradurre in italiano il Castle of Otranto di Horace Walpole. Si laureò appena diciannovenne in medicina all’Università di Edimburgo. Gorge Byron lo conobbe e ne fu favorevolmente impressionato.

Di lì a un anno divenne medico personale di Lord Byron, accompagnandolo, com’era d’obbligo per la nobiltà del tempo, nelle sue peregrinazioni. Quel sodalizio sembrava promettere sviluppi interessanti. Ma non fu così. Una convivenza troppo difficile tra i due indusse Byron, alla fine dell’estate del 1816, a licenziarlo. Rovinato dai debiti di gioco John William Polidori nell’agosto del 1821, all’età di ventisei anni, si uccise con l’acido prussico, un veleno di sua composizione.

 

Le circostanze della composizione

Nel 1816 Polidori entrò al servizio di Lord Byron come suo medico personale e lo accompagnò nei suoi viaggi attraverso l’Europa. A Villa Diodati, la casa che Byron affittò presso il lago di Ginevra in Svizzera, i due incontrarono Mary Wollstonecraft Shelley, il suo futuro marito Percy Bysshe Shelley e la sorellastra di Mary (nonché amante di Byron) Claire Clairmont. In quella casa, in una piovosa serata d’estate, lessero ad alta voce alcuni brani dall’antologia dell’orrore in tedesco Phantasmagoria, e Byron suggerì che ciascuno di loro scrivesse una storia gotica: nacquero così Frankenstein e Il vampiro, quest’ultimo sulla base di una bozza di Byron. Poco tempo dopo quella sera, i rapporti tra Byron e Polidori s’interruppero e quest’ultimo tornò in patria.

Nell’aprile del 1819 Il vampiro di Polidori appare sul «New Monthly Magazine» a nome di Byron, probabilmente per un malinteso del direttore della rivista. Goethe dichiarò che ci si trovava di fronte alla miglior opera che Byron avesse mai scritto. Poco dopo si diffuse la notizia che il vero autore era Polidori. Polidori non guadagnò pressoché nulla dall’opera e continuò la sua esistenza di stenti come prima, perché aveva ceduto i diritti di pubblicazione alla rivista mensile. La mattina del 21 agosto del 1821, entrati nel suo appartamento, i familiari lo trovarono cadavere, vicino ad alcune boccette piene di sostanze “farmaceutiche”. Al momento della morte Polidori aveva 26 anni.

La trama.

Lo spunto per il romanzo di Polidori fu un abbozzo dello stesso Byron: due amici si recano in viaggio dall’Inghilterra alla Grecia. Uno di loro muore in circostanze misteriose e fa promettere all’altro che la propria morte rimarrà segreta. Quando il sopravvissuto ritorna in Inghilterra ritrova l’amico, vivo e vegeto, dedito ad incontri mondani e ad avventure amorose. Su questo frammento Polidori costruirà Il vampiro.

Si tratta della storia dell’incontro tra il misterioso e affascinante Lord Ruthwen ed un giovane gentiluomo di nome Aubrey. I due intraprendono un viaggio (su modello del Grand Tour romantico) che li porterà a Roma e poi in Grecia. Durante il soggiorno romano Aubrey si accorge dei crimini e delle bassezze di cui è capace il suo compagno, il quale insidia senza pudore un’innocente fanciulla della buona società italiana, e decide di proseguire il viaggio da solo. Giunto in Grecia, vi si stabilisce e si innamora di Ianthe. Aubrey ode per la prima volta i racconti popolari riguardo ai vampiri (le cui descrizioni lo impressionano fortemente per la somiglianza con l’aspetto e i comportamenti di Ruthwen). Ianthe muore uccisa, con al collo i caratteristici segni del morso vampirico. Anche Lord Ruthwen si reca in Grecia e trova l’amico nel delirio della febbre e del dolore per la perdita dell’amata. Decidono di proseguire il loro viaggio ma vengono aggrediti dai briganti, che uccidono Ruthwen. Il Lord chiede a Aubrey di promettergli che la propria morte rimarrà segreta per un anno e un giorno. Tornato a Londra però Aubrey non solo si vede ricomparire davanti Ruthwen, in un salotto mondano, ma è costretto ad assistere impotente all’azione seduttoria del mostro nei confronti della propria amata sorella. Quando, ormai delirante e impazzito, egli riesce a denunciare la verità allo scadere del giuramento, è troppo tardi: «Lord Ruthwen era scomparso e la sorella di Aubrey aveva appagato la sete di un vampiro!».

Il personaggio

Nella creazione della figura di Lord Ruthwen Polidori si ispira a Byron stesso. Il nome del protagonista vampiro, Lord Ruthwen, allude alle vicende che caratterizzarono la vita del poeta, essendo tratto dal romanzo autobiografico Glenarvon in cui Caroline Lamb, che per un certo periodo intrattenne una relazione con Byron, ritrae quest’ultimo nelle vesti del perfido e crudele Ruthwen Glenarvon, fatale alle sue donne. Diversamente dal vampiro crudele e sanguinario delle tradizioni popolari, Polidori modellò il proprio vampiro sul modello byroniano dell’eroe tenebroso e maledetto. Lord Ruthven non fu solo il primo vampiro della letteratura inglese, ma anche il primo vampiro del tipo in voga oggi: aristocratico, inserito nell’alta società e colmo di perverso fascino. Il vampiro di Polidori alto, pallido e tenebroso è un aristocratico e si allontana dall’orrenda figura del vampiro rozzo e ignorante delle leggende. Il personaggio di Lord Ruthven, è l’incarnazione satanica di Byron, un uomo macabro e attraente che vaga di festa in festa attirando l’attenzione delle donne inevitabilmente affascinate dal suo apparente odio per il vizio. Polidori lo descrive come un  nobiluomo dal “pallore mortale”, frequentatore di tavoli da gioco e di belle e giovani donne, attratto dai luoghi più squallidi delle città che visita.

Il vampiro e la società borghese

Il vampiro di Polidori è connesso al clima spirituale del romanticismo, al byronismo, alla rappresentazione del dandy impenetrabile e seducente, alla concezione dell’eroe maledetto e fatale, che rovina gli altri e se stesso. I motivi ricorrenti del racconto sono la forza, la potenza seduttoria, la distruttività del mostro-vampiro e del suo sguardo.II vampiro della letteratura ottocentesca assume caratteri decisamente antiborghesi, anche dal punto di vista della propria estrazione sociale, quasi sempre aristocratica. Ruthwen è in effetti modellato per certi versi su Byron, tuttavia non è tanto la rappresentazione di un individuo mitizzato ma di una classe mitizzata. Egli è morto e tuttavia non lo è, così come il potere dell’aristocrazia all’inizio del XIX secolo era e non era morto; egli esige sangue perché il sangue è l’occupazione dell’aristocrazia, il sangue sparso in guerra e il sangue di famiglia.

 

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