Dadaismo

Picabia

Dadaismo

 

L’origine del termine non è ancora chiarita, ma sembra che la parola “dada” sia stata scelta a caso dal poeta rumeno Tristan Tzara (1896-1963) e compagni da un vocabolario (forse vi è il riferimento al linguaggio infantile indicante il cavalluccio di legno). Ma, come scrisse Tzara nel Manifesto dadaista, DADA non significa nulla.

Il gruppo fondato dai tedeschi Hugo Ball e Hans Huelsenbeck, dall’alsaziano Hans Arp (1887-1966), dai rumeni Tristan Tzara e Marcel Janco (1895-1984) si forma a Zurigo, punto di raccolta di transfughi e rifugiati, durante la Prima guerra mondiale.

Gli esponenti del movimento, riunitosi intorno al Cabaret Voltaire, fondato a Zurigo da Hugo Ball il 5 febbraio 1916, definiscono dada “uno stato d’animo”, una condizione dello spirito prima che un modo di fare.

Negazione sistematica di ogni valore

Nella negazione sistematica di ogni valore, dell’oggetto e persino dello stesso processo creativo, si manifesta la rivolta contro quella società che aveva portato all’immane tragedia della Prima guerra mondiale con i suoi quattro milioni di morti per limitarsi a Germania, Francia e Italia. Lo spirito di rivolta costituisce lo scandalo come strumento privilegiato di espressione.

Da: Tristan Tzara, Manifesto Dada, 1918

Qualsiasi prodotto del disgusto suscettibile di trasformarsi in negazione della famiglia è DADA; protesta a suon di pugni di tutto il proprio essere teso nell’azione distruttiva: DADA; presa di coscienza di tutti i mezzi repressi fin’ora dal senso pudibondo del comodo compromesso e della buona educazione: DADA ; abolizione della logica; belletto degli impotenti della creazione: DADA ; di ogni gerarchia ed equazione sociale di valori stabiliti dai servi che bazzicano tra noi: DADA ; ogni oggetto, tutti gli oggetti, i sentimenti e il buoi, le apparizioni e lo scontro inequivocabile delle linee parallele sono armi per la lotta: DADA ; abolizione della memoria: DADA ; abolizione dell’archeologia: DADA ; abolizione dei profeti: DADA ; abolizione del futuro: DADA ; fede assoluta irrefutabile in ogni Dio che sia il prodotto immediato della spontaneità: DADA .”

Duchamp, Picabia, Man Ray

La provocazione più radicale si attua con Marcel Duchamp (1887-1967), che insieme a Francis Picabia (1879-1953) e allo statunitense Man Ray (1890-1976) forma un sodalizio a New York che anticipa la nascita di dada.

Nel 1913, con la Ruota di bicicletta e con lo Scolabottiglie, preleva dal quotidiano l’oggetto bello e fatto e, negandone la funzione pratica, lo dota di un nuovo significato estetico.

In questo modo viene abolita l’esperienza concreta di produzione dell’opera e contemporaneamente si mette in crisi la relazione diretta tra segno visivo e referente reale, fondamento del codice artistico occidentale. Tale radicale contestazione diventa una vera e propria azione provocatoria quando, nel 1917, alla mostra degli indipendenti di New York, Duchamp espone un orinatoio con il titolo di Fontana.

 

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