Cavalcanti, Chi è questa che vèn, …

Cavalcanti

 

Guido Cavalcanti, Chi è questa che vèn, ch’ogn’om la mira (IV)

Nato a Firenze nel 1255 circa da una famiglia della nobiltà guelfa di parte bianca, prese parte vivacemente alle alterne vicende dello scontro prima tra Guelfi e Ghibellini poi tra Guelfi Neri e Guelfi Bianchi, che il 24 giugno 1300 lo vide costretto all’esilio assieme ai capi delle due fazioni, per decisione dell’amico, allora Priore, Dante Alighieri. Revocatagli la condanna in agosto per i gravi problemi di salute, morì pochi giorni dopo il suo rientro a Firenze. Figura di grande rilievo dello Stilnovo, con fama d’intellettuale aristocratico, sdegnoso e con tendenze eretiche, lasciò 52 componimenti poetici, prevalentemente canzoni e sonetti, in cui esprime una visione laica dell’esperienza amorosa, sentita come turbamento della parte sensitiva dell’anima, in contrasto con la visione “religiosa” di Dante e Guinizzelli.

 

Chi è questa che vèn, ch’ogn’om la mira,

che fa tremar di chiaritate l’âre [1]

e mena seco Amor, sì che parlare

04            null’omo pote, ma ciascun sospira?

O Deo, che sembra quando li occhi gira,

dical’ Amor, ch’i’ nol savria contare:

contanto d’umiltà donna[2] mi pare,

08            ch’ogn’altra ver’ di lei i’ la chiam’ ira.

Non si poria contar la sua piagenza,[3]

ch’a le’ s’inchin’ ogni gentil vertute,[4]

11            e la beltate per sua dea la mostra.[5]

Non fu sì alta già la mente nostra

e non si pose ‘n noi tanta salute,

14            che propiamente n’aviàn conoscenza.

Sonetto di due quartine e due terzine, con rima ABBA ABBA CDE EDC.


[1] Chi… âre: L’interrogativo iniziale riecheggia due passi biblici: il Cantico dei Cantici (6, 9: “Quae est ista quae progreditur?”) e Isaia, 63, 1: (“Quis est iste, qui venit?”). La domanda, che rimane senza risposta, crea un clima di mistero e di sospensione. L’incedere della donna assume i tratti di un’apparizione soprannaturale: ella è accompagnata da un alone luminoso, il cui riverbero nell’aria è sottolineato dall’allitterazione delle consonanti t ed r associate alla vocale a del v. 2 (tremar…chiaritate).

[2] Donna: da domina, ovvero signora; il suo aspetto è tanto signorile, nobile e umile, da far apparire superba ogni altra donna.

[3] Non… piagenza: la bellezza della donna è indicibile e nessuno è in grado di descriverla.

[4] ch’a le’…virtute: si riprende il tema del v. 7, in cui la donna appare già come domina: così come la benignità, ogni altra virtù non può che renderle omaggio.

[5] e la beltate… mostra: La donna appare come una straordinaria manifestazione di virtù ideali, tra cui spiccano la benignità (“umiltà”) e la bellezza.

 

Parafrasi:

Chi è costei che avanza e ogni uomo l’ammira, che fa vibrare di luce l’aria e conduce con sé Amore così che nessun uomo può parlare, ma ciascuno sospira? O Dio, che cosa sembra quando volge lo sguardo, lo dica Amore, perché io non lo saprei riferire. Mi sembra a tal punto signora umile e benevola, che ogni altra donna rispetto a lei la chiamo malvagia. Non si potrebbe descrivere la sua bellezza, dato che a lei si inchina ogni nobile virtù e la bellezza la indica come sua dea. La nostra capacità intellettuale non fu mai così profonda e non fu posta mai in noi tanta grazia divina da poterne avere conoscenza.

Analisi del testo

In ogni strofa della lirica la prima parte esprime una premessa la cui conseguenza si manifesta nella seconda parte: la bellezza stupefacente della donna, il cui apparire dona luminosità all’aria, impedisce a ogni uomo di parlare e ciascuno sospira (prima strofa); la bellezza del suo sguardo è indicibile e la sua nobiltà e umiltà la rendono tanto donna da far sembrare superba ogni altra (seconda strofa); il suo bel sembiante è impossibile descriverlo, tanto che appare dea della bellezza stessa (terza strofa); la mente umana non è in grado di conoscerla pienamente (quarta strofa).

Il tema dell’indicibilità attraversa tutto il sonetto, secondo una sorta di poetica del non. L’uomo, meravigliato e confuso, non è in grado di descrivere e comprendere l’angelica bellezza della donna, il cui apparire fa tremare di luminosità l’aria che la circonda. Ella non può essere descritta nel suo aspetto fisico, ma se ne possono vedere gli effetti su coloro che la osservano: gli uomini, stupefatti e sconvolti dalla sua apparizione, non possono far altro che restare in sua contemplazione e sospirare. Questa donna, signora di umiltà, fa apparire superba e malvagia ogni altra ed è una realtà troppo elevata per gli uomini che non possono assolutamente descriverla con le proprie parole. La mente umana è incapace di elevarsi a comprendere pienamente ciò che appare così perfetto e divino. Anche in Cavalcanti, come in Dante, l’apparizione della donna è un evento straordinario e miracoloso, ma mentre in Dante dona serenità e beatitudine, in Cavalcanti suscita uno stupore e un’ammirazione che fanno provare all’uomo un senso di impotenza.

Dopo l’interrogazione della prima strofa, si succedono nei versi seguenti le negazioni della possibilità di descrivere e comprendere pienamente la virtù e la bellezza supreme che la donna possiede, che vanno al di là di ogni possibile conoscenza. Il lessico è raffinato, secondo i canoni dello stilnovismo.

Esercizi di analisi.

  1. L’apparizione della donna suscita una serie di effetti nell’ambiente e in chi la vede. Quali?
  2. La donna non viene descritta fisicamente. Per quale ragione?
  3. Un elemento centrale del sonetto è il tema dell’indicibilità: in che senso?

 

 

/ 5
Grazie per aver votato!

Print Friendly, PDF & Email

Copyright © 2014 giorgiobaruzzi. All Rights Reserved.