Canto XXVI -Ulisse – Analisi del testo

Ulisse_Troia

Dante Alighieri, Canto XXVI dell’Inferno (Ulisse)

 

Analisi del testo ed esercizi

Il racconto di Ulisse.

Il racconto di Ulisse inizia con un autoritratto dell’eroe, al cui centro si pone il desiderio di “divenir del mondo esperto /e de li vizi umani e del valore”, anteposto alle lusinghe dell’eros (Circe) ed agli affetti famigliari (Penelope, il figlio, il vecchio padre). È un desiderio non negativo in sé ma limitato, perché essenzialmente rivolto alla gloria individuale e terrena. Il viaggio di Ulisse ha come momento saliente il superamento delle colonne d’Ercole, i confini del mondo conosciuto e conoscibile, un mondo sconosciuto ed affascinante. Nel momento culminante dell’impresa l’eroe pronuncia un energico discorso, un piccolo capolavoro di retorica [1], con cui esorta i suoi compagni a mostrarsi degni della loro natura di uomini, guidati da “virtute e canoscenza”.

Il “folle volo”

L’eroe greco avverte l’audacia assurda della sua impresa (folle volo): la grandiosa ed esaltante impresa si conclude con una tragica catastrofe che porta lui ed i compagni alla morte. Le circostanze della morte di Ulisse erano un tema molto dibattuto: Dante ne dà una soluzione del tutto originale. Nel mito delle “Colonne d’Ercole”, poste dall’eroe nell’attuale stretto di Gibilterra, per impedire agli uomini di spingersi oltre, Dante vede anche la volontà di Dio, che non può in alcun modo permettere ai mortali di avvicinarsi, come tenta invece di fare Ulisse con il suo “folle volo”, al regno del Purgatorio.

L’abuso della ragione

In Ulisse l’umanità è vinta ma non umiliata: il suo naufragio non è una punizione, ma una riaffermazione dei limiti inviolabili posti da Dio all’uomo. Ulisse non parla dei peccati per i quali è condannato (in particolare l’inganno del cavallo di Troia) ma del suo ultimo avventuroso viaggio per mare. Tuttavia, così come il “folle volo” rappresenta i limiti di una sapienza tutta terrena, priva della guida di Dio, anche nel peccato di Ulisse si manifesta un uso distorto e utilitaristico dell’intelligenza umana, in cui è assente il rispetto per il divino. La colpa di Ulisse non risiede solo nell’abilità a costruire inganni, ma nell’abuso delle possibilità, pur positive, della ragione.

La figura di Ulisse nella letteratura [2].

Il mito di Ulisse (Odisseo) inizia con l’Odissea di Omero: l’eroe greco partecipa alla guerra di Troia e contribuisce in modo decisivo alla conquista della città (con l’inganno del cavallo di legno e con la sottrazione del Palladio). Egli è coraggioso, astuto e intelligente, ha gusto dell’avventura e gran sete di conoscenza, contemperati dal richiamo della patria e dagli affetti familiari. Gli scrittori latini, come Cicerone e Orazio, ne hanno fatto simbolo di virtù e di insaziabile desiderio di conoscenza. L’Ulisse di Dante incarna queste qualità, ma paga con la morte che esse non siano state sorrette dalla Grazia divina.

Gli scrittori e la figura di Ulisse

Il mito di Ulisse è stato fonte di ispirazione anche nei secoli successivi. Ugo Foscolo, nel sonetto “A Zacinto” (1802), ne fa un eroe romantico, “bello di fama e di sventura”.

Giovanni Pascoli, nell’”Ultimo viaggio di Ulisse” (1904), ci presenta un eroe pieno di dubbi, alla ricerca della propria identità, dominato dall’ansia di conoscere. Egli, ormai vecchio, ripercorre i viaggi compiuti, ma tutto è ormai cambiato, scomparso, come vento e fumo, e la vita non è che una folle corsa verso la morte.

Gabriele D’Annunzio in “Maia” (1903) fa di Ulisse una sorta di “superuomo”, che incarna simbolicamente l’Italia eroica e colonizzatrice. Egli è un eroe dalla natura semidivina, sprezzante del pericolo, proiettato a superare i suoi limiti. Guido Gozzano, nel componimento parodistico “L’ipotesi” (1907), ne fa un play boy che, viaggiando sul suo yacht, tocca le spiagge del Mediterraneo frequentando prostitute, e che poi cerca fortuna in America, ma fa naufragio.

Umberto Saba, nella poesia “Ulisse”, vede nell’eroe greco un emblema della propria esperienza umana, che lo ha condotto al rifiuto delle sicurezze ed alla continua ricerca, spinto dal proprio indomito spirito e dall’amore per la vita.

James Joyce, nel romanzo “Ulisse” (1922), riprende la struttura e le peregrinazioni dell’eroe dell’Odissea descrivendo una sola giornata del protagonista, l’antieroe Leopold Bloom.

In “Se questo è un uomo” (1947) Primo Levi, prigioniero nell’inferno del campo di concentramento di Auschwitz, vede nei versi di Dante e nelle parole di Ulisse spiegati ad un compagno, un punto di riferimento che lo faccia sopravvivere con dignità.

Esercizi di verifica.

  1. Nel canto XXVI sono puniti i consiglieri fraudolenti: in cosa consiste il loro peccato? Le loro anime sono racchiuse dentro una fiamma. Qual è la ragione di questa punizione? Si tratta di un contrappasso per somiglianza o per contrasto?
  2. Dante e Virgilio incontrano le anime di Ulisse e Diomede racchiuse in una fiamma biforcuta. Spiega perché sono puniti insieme e quali sono le principali imprese che hanno compiuto.
  3. In che modo si rende possibile il dialogo o meglio la narrazione di Ulisse? Come comunica con i due poeti l’eroe greco?
  4. Ulisse racconta le vicende seguenti il suo ritorno ad Itaca. Riassumi la sua narrazione in quattro sequenze ed attribuisci a ciascuna un titolo.
  5. Spiegane il significato dei versi 118-120 indicando a chi sono rivolte le parole di Ulisse.
  6. Dante come Ulisse compie un viaggio. Quale differenza c’è però tra il viaggio dell’eroe greco e quello del poeta?
  7. Benché Dante per certi versi ammiri Ulisse, egli ritiene che il suo viaggio non potesse che concludersi che in modo tragico. Quali sono le ragioni dell’ammirazione di Dante e quali quelle delle sua condanna?
  8. Virtù e conoscenza: la peculiarità dell’uomo In che cosa consiste la dignità dell’uomo? Che cosa lo distingue dagli animali?

 

[1] Retorica: arte del dire. Ulisse costruisce il suo discorso secondo lo schema: captatio benevolentiae; richiesta; esortazione solenne conclusiva.

[2] Anche la canzone contemporanea è stata influenzata dalla figura dell’eroe greco: si pensi al testo di Lucio Dalla, “Ulisse coperto di sale”, e al più recente “Odysseus” di Francesco Guccini.

 

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