Dante – Il Purgatorio

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Dante – Il Purgatorio

(Purgatorium = che purifica)

 

Catone

Saliti attraverso uno stretto cunicolo che li conduce a rivedere la luce nell’emisfero meridionale, Dante e Virgilio si trovano su un’isola, su cui si eleva l’alta montagna del Purgatorio, di cui è custode Catone Uticense, che appare ai due poeti all’alba. Egli ordina a Virgilio di condurre Dante sulla spiaggia e di detergergli il volto dalle brutture dell’Inferno e di cingerlo d’un giunco, simbolo d’umiltà. Giunge sulla spiaggia del Purgatorio una navicella, condotta  da un angelo che trasporta le anime penitenti, tra cui Dante riconosce l’amico Casella, che a richiesta intona una delle canzoni di Dante “Amor che nella mente mi ragiona”.

Tutti sono rapiti dalla dolcezza del canto, ma improvvisamente riappare Catone, che li rimprovera per la loro negligenza e li richiama al loro dovere di penitenti, così la folla di anime si disperde.

L’antipurgatorio.

Nell’Antipurgatorio sono trattenute le anime degli spiriti negligenti, che tardarono a pentirsi: gli scomunicati, che devono attendere per trenta volte gli anni vissuti in tale condizione prima di entrare nel Purgatorio; i pigri a pentirsi, i morti per morte violenta e i principi negligenti, che devono attendere tanti anni quanti vissero.

Struttura del Purgatorio.

Il Purgatorio è diviso in sette cornici circolari, in ognuna delle quali si espia una tendenza peccaminosa, secondo il principio del contrappasso. I peccatori, che in vita si sono macchiati di un uso distorto dell’amore, si suddividono in tre categorie:

Mancanza per malo obietto (amore rivolto al male), cioè amore del male del prossimo:

  • superbi (oppressi da pesanti macigni),
  • invidiosi (vestiti di grigio e seduti in terra, con le palpebre cucite da filo di ferro),
  • iracondi (avvolti da un fumo denso ed acre).

Mancanza per poco di vigore (scarso amore del vero bene, cioè Dio):

  • accidiosi (costretti a correre come forsennati).

Mancanza per troppo di vigore (eccessivo amore per i beni terreni):

  • avari e prodighi (immobili a terra con mani e piedi legati)
  • golosi (soffrono la fame e la sete)
  • lussuriosi (avvolti dalle fiamme).

Beatrice e Matelda

Dopo essere salito fino all’ultima cornice, Dante deve attraversare una barriera di fuoco, per poter accedere al Paradiso terrestre ed incontrare Beatrice, che lo guiderà nel Regno dei cieli, non senza avergli prima rimproverato aspramente i suoi peccati e preteso da lui un profondo pentimento. Dante, inoltre, guidato da Matelda, si bagnerà nelle acque del Letè (che fa dimenticare il male compiuto) e berrà l’acqua dell’Eunoè (che fa ricordare le buone azioni).

Nelle cornici del Purgatorio le anime espiano i loro peccati con la preghiera, con la pena ‘fisica’ e con la meditazione di esempi del peccato punito e dell’opposta virtù premiata.

Coralità della preghiera e del canto

La coralità della preghiera e del canto è una delle note più significative del Purgatorio.

– Alla liberazione di ogni anima da una cornice del Purgatorio, il monte è scosso da un terremoto e le anime cantano “Gloria in excelsis Deo”, l’inno cantato dagli angeli alla nascita di Gesù ed entrato a far parte della liturgia della Messa.

– Al tramonto un’anima si leva in piedi e congiunge le mani volgendosi verso Oriente, il punto del sorgere del sole, e comincia a cantare l’inno della sera, “Te lucis ante terminum”, subito imitata dalle altre anime. Il “Te lucis ante terminum” è l’inno, attribuito a S.Ambrogio, che è inserito nella liturgia di Compieta, l’ultima ora canonica, per invocare l’aiuto divino per fugare le tentazioni della notte.

 

 

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