Versi, rime, strofe

versi, strofe, rime

Versi, rime, strofe

 

In poesia il verso costituisce la più evidente demarcazione del ritmo. La divisione in versi appare fin dalle più antiche composizioni poetiche ed è collegata all’esigenza della recitazione ritmata, accompagnata dalla musica.
Le accelerazioni, i rallentamenti e le pause sono determinati in misura rilevante dalla struttura dei versi. La metrica (da métron=misura) regola la quantità sillabica di ciascun verso, strofa, componimento. La denominazione dei versi dipende dal numero delle sillabe che li compongono, tenuto conto dei meccanismi di fusione e divisione (figure metriche) e della posizione che l’accento tonico occupa nella parola finale di ciascun verso (vedi versi tronchi, versi piani, versi sdruccioli).

 

I versi

Ecco alcuni esempi dei principali e più usati tipi di versi italiani:

Senario: sei sillabe; schema breve e ripetitivo (accento ritmico su seconda e quinta sillaba).

Che pace la sera

Nell’umida sera                                         (G. Pascoli, La mia sera)

 

Settenario: sette sillabe. Verso agile, con buone potenzialità ritmiche. L’accento principale è sempre sulla sesta sillaba.

La nebbia a gl’irti colli

Piovigginando sale,

E sotto il maestrale

Urla e biancheggia il mar;                      (G. Carducci, San martino)

 

Ottonario: otto sillabe. Ritmo in genere molto cadenzato (terza e settima sillaba)

Quant’è bella giovinezza

Che si fugge tuttavia

Del doman non c’è certezza

Chi vuol esser lieto sia                         (L. de’ Medici, Quant’è bella giovinezza)

 

Novenario: nove sillabe. Scarsa ricchezza ritmica con accentazione in genere fissa (seconda, quinta e settima sillaba)

E s’aprono i fiori notturni,

nell’ora che penso a’ miei cari.

Sono apparse in mezzo ai viburni

le farfalle crepuscolari.                       (G. Pascoli, Il gelsomino notturno)

 

Decasillabo: dieci sillabe. Verso con accentazione rigida (terza, sesta, nona sillaba).

 

Endecasillabo: undici sillabe. È il più vario e il più duttile dei versi italiani.  Ha l’accento fisso sulla decima sillaba, mentre gli altri due possono variare di posizione:

Sem / pre / / ro / mi / / que / st’er / mo lle

_________3                    6                                 10

So / lo e / pen / só / so i / più / de / sér / ti / càm / pi

___________4                                 8             10

Nel / mèz / zo / del / cam / mìn / di / no / stra / / ta

_____2                                    6                               10

Le rime

La rima, come l’assonanza, è basata sulla somiglianza fonica delle parole. Essa consiste nell’identità della parte finale di due o più versi a partire dall’ultimo accento tonico. La rima in taluni casi può essere collocata all’interno dei versi (rima interna: lo sciabordare delle lavandare; rimalmezzo: Passata è la tempesta; / odo augelli far festa, e la gallina…).

La rima era molto importante nella tradizione poetica, regolata da rigide norme. Nella poesia contemporanea l’uso delle rime, pur non essendo scomparso, è molto più libero. 

 

Gli schemi delle rime maggiormente utilizzati sono:

Baciata – I versi rimano a coppia

Schema: AA BB CC

Fresche le mie parole ne la sera

ti sien come il fruscìo che fan le foglie

del gelso ne la man di chi le coglie                      (D’Annunzio, La sera fiesolana)

piove su i pini

scagliosi ed irti,

piove su i mirti                                                     (D’Annunzio, La pioggia nel pineto)

 

Alternata – Il primo verso rima col terzo e il secondo col quarto.

Schema: AB – AB

Forse perché della fatal quiete                             A

tu sei l’immago a me si cara vieni                       B

o Sera! E quando ti corteggian liete                    A

le nubi estive e i zeffiri sereni,                              B

 

Incrociata – Il primo verso rima col quarto e il secondo col terzo.

Schema: AB – BA

Solo et pensoso i piú deserti campi              A

vo mesurando a passi tardi et lenti,              B

et gli occhi porto per fuggire intenti            B

ove vestigio human l’arena stampi.              A

 

Incatenata – I versi sono disposti tre a tre; il primo rima col terzo, il secondo con il quarto e il sesto, il quinto con il settimo e così via.

Schema ABA – BCB – CDC – DED – ecc.

Amor, ch’al cor gentil ratto s’apprende,                         A

prese costui de la bella persona                                       B

che mi fu tolta; e ‘l modo ancor m’offende.                   A

Amor, ch’a nullo amato amar perdona,                          B

mi prese del costui piacer sì forte,                                  C

che, come vedi, ancor non m’abbandona.                     B

 

Verso libero

Con il verso libero la poesia si libera da schemi rigidi e razionali per fare ricorso al procedimento analogico, che non descrive ma evoca. Rima, metro e strofe vengono liberamente usati, fuori dagli schemi tradizionali. Il ritmo scaturisce dal libero fluire delle immagini, delle sensazioni, dei pensieri. È il tipo di verso usato dalla poesia contemporanea. In alcuni casi l’innovazione si spinge a forme estreme di sperimentalismo grafico, in cui le parole sono accostate per associazione ed analogia. 

Le strofe

Distico: due versi con rima baciata.

Terzina: tre versi, solitamente endecasillabi, secondo lo schema ABA, BCB, CDC, … La terzina si chiama generalmente “dantesca” perché è lo stesso Dante che l’ha utilizzata per primo nella sua Commedia.

Quartina: quattro versi, con rima alternata o incrociata.

Sestina: sei versi, cioè due distici a rima alternata e due versi finali a rima baciata, secondo lo schema AB  – AB – CC.

Ottava: otto versi con schemi vari; il più frequente è di otto endecasillabi, sei a rima alternata e due a rima baciata; l’ottava è detta anche stanza, ed è il metro dei poemi cavallereschi.

 

 

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