Verga, Eva.

Verga, Eva.

 

Si chiamava Eva, o almeno si faceva chiamare così

Il romanzo, elaborato a Firenze ma riveduto e completato a Milano, risente dell’influenza degli scrittori della Scapigliatura e si propone, come detto nella prefazione, una narrazione “vera […] senza rettorica e senza ipocrisie”.

L’arte riflette la realtà sociale e svolge l’importante funzione di denunciare le miserie della società borghese. L’artista ha perduto il suo tradizionale ruolo, in un mondo “di Banche e di Imprese industriali”. Protagonista del romanzo è il giovane pittore siciliano Enrico Lanti, che s’innamora perdutamente di Eva, un’affascinante ballerina. La donna abbandona il bel mondo e i suoi facili amori per vivere con Enrico, ma la vita misera che con lui è costretta a condurre spegne la passione tra i due e lei decide di abbandonarlo. Migliorata la sua condizione economica, Enrico tenta invano di riconquistarla. Tornato a Catania presso la propria famiglia, si ammala e muore di tubercolosi, ancora preso dalla passione per la donna. Eva è una donna fatale. Il suo fascino, legato alla seduzione del palcoscenico, è fatto di artificio e di sfarzo. Della sua bellezza, che lei stessa “costruisce” attorno a sé, sono componenti essenziali il suo sguardo seducente e il suo sorriso, che la rendono un irresistibile oggetto del desiderio.

Nel brano che segue, tratto dall’inizio del romanzo, il narratore descrive le caratteristiche della protagonista.

evaAvevo incontrato due volte quella donna – non era più bella di tutte le altre, né più elegante, ma non somigliava a nessun’altra. – Nei suoi occhi c’erano sguardi affascinanti, come il corruscare di un’esistenza procellosa che era piena di attrattive. – Tutti gli abissi hanno funeste attrazioni, e quelle voragini che ingoiano la giovinezza, il cuore, l’onore, si maledicono facilmente, ahimè! quando arriva la filosofia dei capelli bianchi. – Era bionda, delicata, alquanto pallida, di quel pallore diafano che lascia scorgere le vene sulle tempie e ai lati del mento come sfumature azzurrine; aveva gli occhi cerulei, grandi, a volte limpidi, quando non saettavano uno di quegli sguardi che riempiono le notti di acri sogni; aveva un sorriso che non si poteva definire – sorriso di vergine in cui lampeggiava l’imagine di un bacio. Ecco che cosa era quella donna, quale si rivelava in un baleno, fuggendovi dinanzi nella sua carrozza come una leggiadra visione, raggiante di giovinezza, di sorriso e di beltà. – In tutta la sua presenza c’era qualcosa come una confidenza fatta al vostro orecchio con labbra tiepide e palpitanti, che vi rendeva possibile il sognare le sue carezze, e farci su mille castelli in aria. Non era soltanto una bella donna – certe altezze non attraggono appunto perché sono inaccessibili. – L’ammirazione che ella destava assumeva la forma di un desiderio; c’era nei suoi occhi qualche cosa come un sorriso e una promessa che faceva discendere la dea dal suo cocchio superbo – o piuttosto vi metteva accanto a lei, e faceva correre il vostro pensiero alle cortine della sua alcova, e ai viali più ombreggiati del suo giardino.

Si chiamava Eva, o almeno si faceva chiamare così […]

Da G. Verga, Eva,

Analisi del testo.

Eva, secondo il mito biblico, è colei che tenta l’uomo e lo induce al peccato. Eva del romanzo di Verga è una donna fatale, non più bella delle altre, ma con un fascino particolare. Gli elementi su cui si concentra la descrizione di Eva sono gli occhi e il sorriso: su di essi il narratore insiste ripetutamente, per sottolinearne il fascino conturbante. Essi appaiono così rilevanti, nel definire il personaggio, che a un certo punto si fondono nell’espressione “c’era nei suoi occhi qualche cosa come un sorriso e una promessa…”. Eva vive nell’ambiente dello spettacolo e il suo fascino è legato all’artificiosità, alla raffinatezza, all’eleganza di quel mondo. La seduzione del suo sguardo fa balenare immagine “di un’esistenza procellosa…piena di attrattive”. La sua bellezza lascia trasparire un intrigante languore: “bionda, delicata, alquanto pallida, di quel pallore diafano che lascia scorgere le vene sulle tempie e ai lati del mento come sfumature azzurrine”.

Laboratorio di analisi del testo

  1. Quali sono le caratteristiche fisiche del personaggio raffigurato da Verga?
  2. Perché, a tuo avviso, il narratore insiste, nella descrizione, sullo sguardo e sul sorriso di Eva?
  3. A quali caratteristiche della sua personalità ti sembra che si possano ricollegare?

Produzione.

  1. Dopo aver letto la novella La lupa, elabora un tuo testo di confronto tra le due “donne fatali” descritte da Verga.

 

 

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