Ungaretti, Sono una creatura

pietra

Giuseppe Ungaretti, Sono una creatura

Valloncello di Cima Quattro il 5 agosto 1916

Un dolore inesprimibile pervade l’animo del poeta, un dolore che lo rende simile al terreno carsico del monte San Michele, inaridito, privo di vita, incapace di dare voce e lacrime al proprio pianto interiore.

 

Come questa pietra

del San Michele

così fredda

così dura

così prosciugata

così refrattaria

così totalmente

disanimata

Come questa pietra

è il mio pianto

che non si vede

La morte

si sconta

vivendo

(da Vita di un uomo)

 

Analisi del testo

La lirica è costruita su una similitudine/analogia (Come questa pietra / è il mio pianto) che collega due elementi opposti per significato: la pietra carsica nella sua aridità e durezza minerale e il pianto del poeta, un pianto invisibile, trattenuto fino all’insensibilità.

San Michele è un monte del Carso ricordato per le sanguinose battaglie combattute durante la prima guerra mondiale. È una zona aspra e arida, formata da rocce porose, cosicché la pioggia non fa in tempo a toccare il terreno che già ne è assorbita. Il pianto del poeta è come l’acqua, immediatamente assorbita dalla roccia: all’aridità della pietra corrisponde l’assenza di vita che il dolore ha generato nel suo animo, che rende impossibile per lui esprimere visibilmente, attraverso il pianto, la propria sofferenza.

Nell’esperienza quotidiana della guerra la morte appare come una liberazione desiderabile e l’angoscia è tanto forte che la vita appare come il prezzo da pagare per ottenere il premio della morte. Il pianto del poeta è come rappreso, pietrificato dentro di lui, non riesce a sciogliersi in lacrime e a manifestarsi in maniera visibile. Lapidaria è la conclusione della terza strofa, costruita sull’ossimoro vita-morte, che eleva il dato biografico a condizione universale.

La lirica si caratterizza per l’assenza della punteggiatura e per la rilevanza semantica della singola parola, spesso isolata all’interno dei versicoli o costituente essa stessa un verso. Essa è formata da tre strofe di versi liberi, che sul piano fonico presentano un fitto intrecciarsi di assonanze (pietra-fredda; prosciugata-refrattaria-disanimata; Michele-totalmente), allitterazioni e paronomasie (queSTa pieTRa; pRoSciugaTa; refRaTTaRia; diSanimaTa), caratterizzate da un’asprezza di suoni che amplifica l’aridità del paesaggio.

A livello sintattico possiamo rilevare la prevalenza dell’anastrofe, che pospone il soggetto al predicato (Come questa pietra… è il mio pianto) mettendo in risalto i termini “pietra”e “pianto”. Particolare rilievo assume l’anafora della prima strofa, con una sorta di climax ascendente (…prosciugata…refrattaria…disanimata).

 

Esercizi di analisi del testo

  1. La poesia è costruita sull’analogia pietra-pianto: individuala e spiegane il significato.
  2. Quale funzione assumono l’anafora, l’anastrofe e il climax della prima strofa?
  3. Qual è il significato dell’espressione “La morte/si sconta/vivendo”?
  4. Quali sono le caratteristiche lessicali e foniche del testo?

 

sono una creatura

 

 

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