Saba, A mia moglie.
La poesia fa parte della sezione Casa e campagna e fu scritta nell’estate del 1910 a Montebello, vicino a Trieste. Saba paragona la moglie alle femmine di alcuni animali. Il raffronto potrebbe sembrare irriverente, ma in realtà il poeta vuole mettere in evidenza della moglie le qualità che la rendono simile alle femmine degli animali, migliori dei maschi, più semplici, spontanee, vitali.
Tu sei come una giovane,
una bianca pollastra.
Le si arruffano al vento
le piume , il collo china
per bere , e in terra raspa;
ma, nell’andare, ha il lento
tuo passo di regina,
ed incede sull’erba
pettoruta e superba.
E’ migliore del maschio.
E’ come sono tutte
le femmine di tutti
i sereni animali
che avvicinano a Dio.
Così se l’ occhio ,se il giudizio mio
non m’ inganna , fra queste hai le tue uguali,
e in nessun’ altra donna.
Quando la sera assonna
le gallinelle,
metton voci che ricordan quelle,
dolcissime , onde a volte dei tuoi mali,
ti quereli, e non sai
che la tua voce ha la soave e triste
musica dei pollai.
Tu sei come una gravida
giovenca;
libera ancora e senza
gravezza , anzi festosa;
che, se la lasci, il collo
volge , ove tinge un rosa
tenero la sua carne.
Se l’ incontri e muggire
l’odi , tanto è quel suono
lamentoso, che l ‘ erba
strappi , per farle un dono.
È così che il mio dono
t’ offro quando sei triste .
Tu sei come una lunga
cagna, che sempre tanta
dolcezza ha negli occhi,
e ferocia nel cuore.
Ai tuoi piedi una santa
sembra , che d ‘ un fervore
indomabile arda,
e così ti riguarda
come il suo Dio e Signore.
Quando in casa o per via
segue, a chi solo tenti
avvicinarsi, i denti
candidissimi scopre.
Ed il suo amore soffre
di gelosia.
Tu sei come la pavida
coniglia. Entro l ‘ angusta
gabbia ritta al vederti
s ‘alza,
e verso te gli orecchi
alti protende e fermi;
che la crusca e i radicchi
tu le porti, di cui
priva in sé si rannicchia,
cerca gli angoli bui.
Chi potrebbe quel cibo
ritoglierle? Chi il pelo
che si strappa di dosso,
per aggiungerlo al nido
dove poi partorire?
Chi mai farti soffrire?
Tu sei come la rondine
che torna in primavera.
Ma in autunno riparte;
e tu non hai quest’arte.
Tu questo hai della rondine:
le movenze leggere;
questo che a me, che mi sentiva ed era
vecchio, annunciavi un ‘altra primavera .
Tu sei come la provvida
formica. Di lei, quando
escono dalla campagna ,
parla al bimbo la nonna
che l ‘ accompagna .
E così nella pecchia
ti ritrovo , ed in tutte
le femmine di tutti
i sereni animali
che avvicinano a Dio;
e in nessun ‘altra donna.
Da “Casa e campagna” (1909 – 1910), Canzoniere
Analisi del testo
Il poeta traccia un’affettuosa immagine della moglie paragonandola a una serie di femmine di animali, di cui evidenzia atteggiamenti e caratteristiche che le definiscono come
superiori o migliori di quelle dei maschi. La moglie è paragonata: a una «bianca pollastra» che incede impettita; a una «gravida giovenca», il cui lamentoso muggito fa venir voglia di farle un dono per consolarla; a una “lunga cagna” che adora il padrone, ardente d’amore e di gelosia; a una coniglia timorosa che prepara il nido dove partorire, alla quale nessuno farebbe del male; a una rondine che con il suo agile volo annuncia la primavera; a una “provvida formica” che accumula provviste; infine a un’ape.
Il paragone con questa serie di animali, da cui la moglie di Saba fu inizialmente offesa, in realtà è un modo per mettere in evidenza la femminilità e la vitalità della donna, che quando il poeta scrisse il testo era incinta.
La prima immagine, quella della pollastra, fa pensare a una donna semplice ma non priva di una superba eleganza, attaccata alla sua famiglia. Le immagini della “gravida giovenca” e della coniglia che prepara il nido per i propri piccoli alludono alla condizione della moglie di Saba che stava per divenire madre e suggeriscono un’idea di tenerezza e di leggera nonostante la maternità.
Tradizionalmente l’accostamento tra la donna e alcuni animali aveva scopo satirico e misogino. Saba descrive invece, con tono partecipe e affettuoso, attraverso una sorta di preghiera, le caratteristiche della donna che la rendono superiore all’uomo, più vicina a Dio. L’immagine evocata è quella di una femminilità materna. Saba stesso definì A mia moglie «una poesia infantile», aggiungendo che «se un bambino potesse sposare e scrivere una poesia per sua moglie, scriverebbe questa». La donna-madre del poeta esprime una femminilità vitale, terrena e spontanea, capace con la sua semplicità di avvicinare a Dio.
Il lessico è per lo più attinto alla lingua parlata e comune, mescolato però a termini del linguaggio letterario. La struttura sintattica è nel complesso semplice, impreziosita dalla presenza di numerose anastrofi (inversioni dell’ordine usuale delle parole) ed enjambement, che danno rilievo alle parole-chiave, mentre sono frequenti le allitterazioni, le assonanze e le rime. La poesia ricorda l’andamento ritmico di una preghiera, per la presenza delle frequenti anafore che introducono le similitudini e le immagini. Prevalgono i versi imparisillabi, soprattutto settenari, accompagnati da alcuni endecasillabi.
Esercizi di analisi del testo
- Saba paragona la moglie a una serie di animali: indica quali sono e quali sono le loro caratteristiche.
- Quale ti sembra essere la ragione profonda del paragone tra Lina e le femmine di animali?
- Per quali motivi tale accostamento non è da ritenersi offensivo ma di lode nei confronti della donna?
- Saba ha definito questa poesia “infantile” e ha scritto che “Se un bambino potesse sposare e scrivere una poesia per sua moglie, scriverebbe questa”. Perché?
- Quale significato si deve attribuire alle similitudini?
- Questa poesia è stata definita dallo stesso Saba “religiosa”. Quali aspetti fanno pensare a una preghiera?
- Quali aspetti caratterizzano il lessico e la sintassi della poesia?
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