La poesia comico-realistica.

Cecco Angiolieri

La poesia comico-realistica.

La poesia comico-realistica si affermò in Toscana negli ultimi decenni del XIII secolo. I maggiori portavoce furono Rustico Filippi, Forese Donati e soprattutto Cecco Angiolieri.

I temi di queste poesie sono popolareschi e realistici, scritti in uno stile comico ma non per questo poco letterario, ma anzi stilisticamente elaborato. In polemica con lo stilnovismo, l’amore diventa per questi poeti rapporto fisico e alla nobiltà d’animo si sostituiscono la ricerca della ricchezza economica e il disprezzo per le raffinatezze intellettuali. Recuperando un filone della tradizione mediolatina e volgare (dai Carmina Burana ai Fabliaux), i poeti “comici” rovesciarono motivi e linguaggio del mondo cortese in divertenti parodie che riprendono i motivi della poesia provenzale, in particolare le tenzoni, componimenti costituiti da scambi alternati di insulti e accuse reciproche tra i poeti. L’immagine della donna e dell’amore presente nella poesia comica è opposta a quella cantata dallo Stilnovo: alla donna-angelo e alla concezione idealistica e religiosa dell’amore a essa legata essi oppongono una realtà più prosaica e quotidiana, in cui l’amore è sempre carnale e sensuale, fonte di continui scontri e litigi. La donna è tutt’altro che d’umiltà vestita e viene descritta come avida, lussuriosa e traditrice, capace di maltrattare l’amante senza alcun rimorso. Il motivo dell’adulterio è spesso trattato in chiave realistico-misogina.

Cecco Angiolieri nacque a Siena nel 1260 circa, da nobile e ricca famiglia. Partecipò nel 1281 all’assedio dei ghibellini senesi, rifugiatisi nel castello di Torri di Maremma, insieme ai suoi concittadini guelfi. Fu multato per infrazioni alla disciplina militare e incorse in diverse altre sanzioni per rissa e vagabondaggio. Intorno al 1296 fu bandito da Siena e dopo la sua morte, avvenuta nel 1313, i figli rinunciarono all’eredità paterna perché troppo gravata da debiti. Nei suoi sonetti riprende e deforma in parodia i temi e i modi della lirica stilnovistica, costruendo un ritratto di sé e della propria vita gaudente. Tra i motivi ricorrenti delle sue opere vi sono l’elogio dei piaceri della vita, le costanti difficoltà economiche, il contrasto con il padre, la passione per il gioco e l’amore sensuale per Becchina. I temi delle sue opere e la vita sregolata che condusse hanno tradizionalmente creato attorno a Cecco Angiolieri un’aura di poeta maledetto e contestatore. Ma la sua poesia è stilisticamente molto elaborata e deve molto alle convenzioni dei poeti giocosi e alla tradizione secolare che rimanda ai Carmina Burana.

 

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