Narrazione: il tempo

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Narrazione: il tempo

La collocazione temporale degli eventi

La collocazione degli eventi in un tempo storico o fantastico:

La vicenda può essere collocata in un contesto storico preciso, con indicazioni dettagliate sull’epoca in cui si svolge:

  • Sulla sera del giorno 7 novembre dell’anno 1628, don Abbondio…

Manzoni, I promessi sposi

  • Il 15 maggio 17996, il generale Bonaparte fece il suo ingresso in Milano alla testa di quel giovane esercito che aveva appena varcato il ponte di Lodi e insegnato al mondo che dopo tanti secoli Cesare e Alessandro avevano un successore.

Stendhal, La Certosa di Parma 

o indefinito e fantastico:

  • Ma dopo decine di migliaia d’anni quest’angolo di guerra non era cambiato…                                             

F. Brown, Sentinella

 

La collocazione degli eventi rispetto al momento in cui l’autore scrive:

  • in un’epoca passata (Es.: romanzo storico)
  • contemporaneamente (Es.: romanzo naturalista e verista)
  • nel futuro (Es.: romanzo di fantascienza)

La durata degli eventi narrati

La storia narrata ha una durata nel tempo che può essere di ore, giorni, mesi, anni, ecc. Tale durata è ricostruibile sulla base delle indicazioni che, nel corso della narrazione, l’autore fornisce.

Il tempo della storia (TS), cioè l’arco di tempo che gli avvenimenti occupano in genere non coincide con quello del racconto (TR) infatti il narratore può raccontare più o meno estesamente le vicende.

 

Il rapporto tra TR e TS può assumere le seguenti forme:

Scena / dialogo. Il tempo del racconto coincide con il tempo della storia, riportando i dialoghi tra i personaggi, come in una scena teatrale

  • TR = TS

George, sul letto, cambiò posizione. Non aveva distolto lo sguardo da sua moglie da quando lei si era messa a parlare.

«Sei maledettamente bella» disse.

Lei depose lo specchio sulla toeletta e andò alla finestra e guardò fuori. Stava facendosi buio.

«Voglio pettinarmi con i capelli all’indietro, lisci e ben ti­rati, e farmi sulla nuca un bel nodo grosso e pesante» disse lei. «Voglio avere un gatto da tenere sulle ginocchia, e che faccia le fusa quando lo accarezzo.»

«Sì?» disse George dal letto.

«E voglio mangiare a tavola con la mia argenteria e voglio delle candele. E voglio che sia primavera e voglio spazzolar­mi i capelli davanti allo specchio e voglio un gattino e vo­glio dei vestiti nuovi.»

«Oh, smettila e cercati qualcosa da leggere» disse George. Aveva ripreso la lettura.

Sua moglie guardava fuori dalla finestra. Ormai era buio pesto e sulle palme continuava a piovere.

«Comunque, voglio un gatto» disse lei «voglio un gatto. Voglio subito un gatto. Se non posso avere i capelli lunghi o se non posso divertirmi, posso almeno avere un gatto.»

George non ascoltava. Stava leggendo il suo libro. Sua moglie guardò la piazza, fuori dalla finestra, dove si erano ac­cese le luci.

Qualcuno bussò alla porta.

«Avanti» disse George. Alzò gli occhi dal libro.

Sulla soglia c’era la cameriera. Teneva in braccio, strin­gendoselo al petto, un gattone color tartaruga, con le zampe posteriori penzoloni.

«Mi scusi» disse «il padrone mi ha ordinato di portare questo alla signora.»

Hemingway, Gatto sotto la pioggia

 

Sommario. Il tempo del racconto è più breve del tempo della storia. Avvenimenti accaduti in un arco di tempo di giorni, mesi o anni sono sintetizzati in poche righe.

  • (TR < TS).

Infatti il mio povero amico era impazzito; per sette mesi andai a visitarlo quasi ogni giorno nella casa di cura in cui l’avevano ricoverato, ma non riacquistò un barlume di ragione. Nel delirio pronunciava parole senza senso e, come tutti i dementi, era ossessionato da un’idea fissa, credendosi continuamente assalito da un fantasma.                                                                              

Maupassant, La mano scorticata

 

Ellissi. Il tempo del racconto è nullo: vengono taciuti fatti accaduti in un certo arco di tempo.

  • TR = 0; TR < TS

…ma sua madre l’afferrò pe’ capelli, davanti al focolare, e le disse co’ denti stretti: – Se non lo pigli, ti ammazzo! –

La Lupa era quasi malata, e la gente andava dicendo che il diavolo quando invecchia si fa eremita. Non andava più di qua e di là; non si metteva più sull’uscio, con quegli occhi da spiritata. Suo genero, quando ella glieli piantava in faccia, quegli occhi, si metteva a ridere, e cavava fuori l’abitino della Madonna per segnarsi. Maricchia stava in casa ad allattare i figliuoli, e sua madre andava nei campi, a lavorare cogli uomini, proprio come un uomo…

Verga, La lupa

Il narratore non racconta del matrimonio tra Maricchia e Nanni (ma comprendiamo che è avvenuto dall’espressione “suo genero”), né le vicende di almeno qualche anno, poiché poi si dice che “Maricchia stava in casa ad allattare i figliuoli”.

 

Digressione. Il tempo della storia è nullo: il narratore interrompe il racconto delle vicende per fornire descrizioni molto lunghe o raccontare storie dentro la storia

  • TS = 0; TR > TS

Vedi ad esempio le lunghe digressioni, nei Promessi sposi di Manzoni, relative alla vita di Fra’ Cristoforo e alla monaca di Monza. 

 

Pausa. Il tempo della storia è nullo: il narratore descrive, commenta, riflette ed analizza interrompendo la narrazione

  • TS = 0; TR > TS

Pausa descrittiva

Figuratevi un mondo ancora avvolto nel caos, una tempesta di montagne che separano burroni stretti in cui scorrono torrenti; non una pianura, ma immense onde di granito, gigantesche ondulazioni di terra ricoperte di boscaglia o di alte foreste di castagni e di pini. E’ un terreno vergine, incolto, deserto, anche se a volte si scorge un villaggio, simile a un cumulo di rocce sulla cima di un monte. Nessuna coltivazione, nessun’industria, nessun’arte. Non si incontra mai un pezzo di legno lavorato, un pezzo di pietra scolpita, mai il ricordo del gusto infantile o raffinato degli avi per le cose aggraziate o belle.                                                                                       G. de Maupassant, La felicità

Pausa riflessiva

In mezzo a questo serra serra, non possiam lasciar di fermarci un momento a fare una riflessione. Renzo, che strepitava di notte in casa altrui, che vi s’era introdotto di soppiatto, e teneva il padrone stesso assediato in una stanza, ha tutta l’apparenza d’un oppressore; eppure, alla fin de’ fatti, era l’oppresso. Don Abbondio, sorpreso, messo in fuga, spaventato, mentre attendeva tranquillamente a’ fatti suoi, parrebbe la vittima; eppure, in realtà, era lui che faceva un sopruso. Così va spesso il mondo… voglio dire, così andava nel secolo decimo settimo.

Manzoni, Promessi sposi, Cap. VIII 

Il rapporto fra tempo della storia e tempo del racconto produce effetti sul ritmo della narrazione. Sommari ed ellissi accelerano il ritmo della narrazione; scene, pause e digressioni lo rallentano.

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