Montale, Non chiederci la parola

Montale

Montale, Non chiederci la parola

Scritta nel 1923, in un periodo contrassegnato dall’ascesa al potere del fascismo e dalla successiva costruzione di un regime politico che pretendeva di avere il monopolio della verità e della certezza, la poesia suona come implicita contrapposizione.

Non[1] chiederci la parola che squadri[2] da ogni lato

l’animo nostro informe[3], e a lettere di fuoco[4]

lo dichiari e risplenda come un croco[5]

perduto in mezzo a un polveroso prato.

 

Ah l’uomo che se ne va sicuro,

agli altri ed a se stesso amico,

e l’ombra sua non cura che la canicola

stampa sopra uno scalcinato muro!

 

Non domandarci la formula che mondi possa aprirti[6],

sì qualche storta sillaba e secca come un ramo.

Codesto solo oggi possiamo dirti,

ciò che non siamo, ciò che non vogliamo.

Eugenio Montale, Ossi di seppia – Tre quartine di versi liberi. 

 

Analisi del testo

La lirica appartiene alla sezione “Ossi di seppia”, che dà il nome alla raccolta omonima del 1925.

Nella prima strofa Montale si rivolge al consueto interlocutore invitandolo a non pretendere dai poeti una spiegazione esauriente, risolutiva, capace di definire con nettezza l’animo umano. La poesia non è in grado di far uscire l’uomo contemporaneo dalla crisi di certezze e di valori, dalle inquietudini che le vicende storiche suscitano.

Nella seconda strofa il poeta ironicamente invidia e al tempo stesso compatisce gli uomini che si sentono sicuri di sé, in pace con se stessi e con la società, che non si preoccupano della propria “ombra”, cioè che non si interrogano e che, almeno apparentemente, non hanno dubbi .

L’ultima quartina riprende il tema della prima, e trae la conclusione delle proprie premesse: i poeti non sono in grado di offrire certezze capaci di fornire una chiave interpretativa della realtà, ma solo di offrire “qualche storta sillaba e secca come un ramo”.

Il testo è una sequenza di tre quartine di vario metro, con rime incrociate nelle prime due quartine e baciate nell’ultima. Esso presenta una serie di negazioni insistite ai versi 1 e 9 (“non chiederci…non domandarci…”) che si conclude al verso 12, con l’iterazione del “non” (non siamo…non vogliamo”). Notevole la presenza si suoni aspri, con l’allitterazione dei fonemi r, c, s e di consonanti doppie (squadri, informe, stampa, sopra, scalcinato, domandarci, aprirti, dirti, storta sillaba e secca).

La serie di enjambement nei primi tre versi genera una frammentarietà sintattica cui corrisponde la dimensione interiore dell’Io lirico, caratterizzata dal disagio esistenziale e dall’assenza di certezze (“Ah l’uomo che se ne va sicuro”, v 5), da un rapporto lacerato col mondo e con se stesso. Il “polveroso prato” e lo “scalcinato muro” sono immagini metaforiche di una realtà innaturale e desolata, di cui la “canicola” accresce il senso di aridità. Presa coscienza della crisi, gli scrittori, gli intellettuali possono solo offrire una testimonianza morale, fatta di coerenza e di rifiuto di falsi miti e di presunte certezze.

La raccolta Ossi di seppia fu pubblicata nelle edizioni di Rivoluzione liberale di Piero Gobetti.  Questi versi costituirono per molti una lezione etica, con il rifiuto di ogni facile ottimismo consolatorio, in contrapposizione con i falsi miti che il fascismo stava edificando.

La lirica esprime la consapevolezza di una crisi storica e ideale che investe la poesia, la storia, il destino esistenziale degli uomini. L’unica forma di credo possibile è il rifiuto di lasciarsi coinvolgere da falsi valori e la ferma rinuncia all’illusione (“Codesto solo oggi possiamo dirti,/ciò che non siamo, ciò che non vogliamo”).

Esercizi di analisi del testo

  1. Dopo una prima lettura riassumi brevemente il contenuto informativo della lirica in esame.
  2. Qual è l’atteggiamento del poeta nei confronti dell’uomo che se ne va sicuro?
  3. Che cosa significano le espressioni agli altri ed a se stesso amico e l’ombra sua non cura?
  4. Quale valore assumono le numerose negazioni presenti nel testo?
  5. Venute meno le presunte certezze, quale prospettiva si apre per i poeti?
  6. A quale contesto storico fa implicitamente riferimento la poesia ?
  7. Rintraccia nel testo: similitudine, anastrofe, enjambement; spiegane la funzione.
  8. Analizza la struttura metrica, le scelte lessicali e la struttura sintattica del testo e spiega quale rapporto si può cogliere tra le scelte stilistiche e il tema rappresentato.

[1] Non…prato: non chiederci una poesia

[2] squadri = spieghi;

[3] informe: che non ha certezze positive;

[4] di fuoco = chiare e indelebili.

[5] Croco: genere di piante erbacee cui appartiene lo zafferano, dal colore giallo.

[6] La formula…aprirti = la formula che possa illuminare il senso della realtà, o dare delle certezze.

Montale 1

 

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