Montale, Meriggiare pallido e assorto

Montale

Montale, Meriggiare pallido e assorto

Scritta nel 1916 all’età di vent’anni, la poesia mostra già tutti gli elementi tipici degli “Ossi di seppia”. Il poeta trascorre un assolato pomeriggio in cui si abbandona alla meditazione sul senso dell’esistenza. La natura del litorale ligure lo circonda, ma quel che gli comunica non lo rende lieto: la luce del sole lo abbaglia; suoni, luci, colori quasi lo irritano.

Egli sente dentro un immotivato disagio. È giovane, ma già egli sente che la vita è solo un seguitare una muraglia/che ha in cima cocci aguzzi di bottiglia. 

 

Meriggiare pallido e assorto[1]

presso un rovente muro d’orto,[2]

ascoltare tra i pruni e gli sterpi

schiocchi di merli, frusci di serpi.[3]

Nelle crepe del suolo o su la veccia[4]

spiar le file di rosse formiche

ch’ora si rompono ed ora s’intrecciano

a sommo di minuscole biche.[5]

Osservare tra frondi il palpitare

lontano di scaglie di mare

mentre si levano tremuli scricchi

di cicale dai calvi picchi.

E andando nel sole che abbaglia

sentire con triste meraviglia

com’è tutta la vita e il suo travaglio

in questo seguitare una muraglia

che ha in cima cocci aguzzi di bottiglia.

Eugenio Montale, Ossi di seppia, in Tutte le poesie, Mondadori, Milano, 1977 


[1] Meriggiare pallido e assorto: trascorrere il pomeriggio, abbagliato dal sole e meditabondo.

[2] …rovente muro d’orto: un muro arroventato dal sole; l’immagine viene ripresa nella strofa conclusiva, dove la “muraglia” rappresenta metaforicamente la limitazione posta ad una vita vera.

[3] schiocchi di merli, frusci di serpi: versi secchi dei merli e fruscii di serpi.

[4] veccia: pianta erbacea.

[5] biche: i mucchietti di terra vicino ai formicai, che assomigliano ai covoni di grano.

 

Analisi del testo.

La poesia nasce dall’osservazione del paesaggio, in un assolato pomeriggio estivo trascorso a Monterosso, presso un arroventato muro d’orto, in prossimità del mare. Il poeta, immerso nel caldo estivo, medita e al contempo percepisce, con la vista e con l’udito, la realtà che lo circonda. Il testo presenta una struttura circolare in cui la prima e l’ultima strofa si richiamano. Nella prima strofa il poeta medita (assorto) presso un assolato “muro d’orto”; nell’ultima strofa egli giunge all’interiore conclusione (sentire…) che la vita è come costeggiata da una “muraglia/che ha in cima cocci aguzzi di bottiglia”.

Dapprima il poeta ascolta: forse anch’egli vuole udire un linguaggio diverso, ma la natura non fa giungere a lui le “parole più nuove” del proprio musicale linguaggio, descritte da D’Annunzio nella “Pioggia nel pineto”. Dalla sterpaglia seccata dal sole gli giungono solo dissonanti rumori: i secchi versi dei merli e il frusciare nascosto delle serpi, in mezzo ai pruni e agli sterpi. Nella seconda strofa dall’udito si passa alla vista: file ininterrotte di rosse formiche che s’affaticano, tra le crepe del suolo, dirette al formicaio. Il poeta spia il loro muoversi incessante, un’allusione all’affaticarsi degli uomini, che osservato dall’esterno appare privo di senso. Nella terza strofa l’osservazione si spinge in lontananza, verso il mare, dove il luccichio del sole sull’acqua, che s’intravede in mezzo alla vegetazione, appare come una remota luminosa, pulsante speranza (il palpitare/lontano di scaglie di mare). Più vicino, il frinire disarmonico (non il dannunziano canto) delle cicale, che proviene dalla spoglia vegetazione. Nella strofa conclusiva, dall’osservazione del paesaggio si passa alla riflessione interiore: torna in primo piano il muro, che circonda l’orto, un muro che appare invalicabile. Mentre cammina lungo la muraglia che ha in cima cocci aguzzi di bottiglia, abbagliato dal sole, il poeta sente la fatica della vita, che gli appare priva di speranza e di significato. Il paesaggio assolato assume dunque un dichiarato significato simbolico.

Due elementi contraddistinguono, sul piano stilistico, il componimento: la ripetuta presenza con funzione centrale dei verbi all’infinito in ciascuna strofa (due nelle prima e due nell’ultima, uno in ciascuna delle strofe centrali), che “oggettiva” nel tempo la situazione descritta, sottolineandone l’immutabilità, ed evidenzia la valenza “filosofica” del testo; l’attenzione per la sonorità del testo, che si esprime in una fitta rete di richiami fonici che producono tuttavia un effetto dissonante. La prima e la terza strofa sono a rima baciata; la seconda strofa presenta una rima alternata, con la particolarità del settimo verso ipermetro, per cui …veccia rima con …intrecciano; nella quarta strofa, lo schema delle rime GHIGH, si completa con le ripetute assonanze (abbaglia; meraviglia; travaglio; muraglia; bottiglia), in cacofonica sintonia con il messaggio del testo. Ma tutto il componimento è intessuto di suoni disarmonici, prodotti da consonanti e gruppi consonantici che sottolineano il senso di aridità (schiocchi; biche; picchi; cocci aguzzi); quasi ossessiva la ricorrenza della “r”: assorto; orto; pruni; sterpi; merli; frusci; serpi; crepe; tremuli scricchi.

Esercizi di analisi del testo.

  1. Il poeta descrive il paesaggio naturale attraverso la vista e l’udito. Rilevane le caratteristiche.
  2. Quali caratteristiche del paesaggio richiamano l’idea dell’aridità e dell’assenza di vita?
  3. Quale immagine richiama l’idea della speranza e della possibilità di salvezza?
  4. Qual è il significato “filosofico” del testo e in quale espressione il poeta lo sintetizza?
  5. Quali sono le caratteristiche del testo dal punto di vista dei suoni?
  6. Nel testo di Montale, come ne La pioggia nel pineto di D’Annunzio, il poeta si pone  in ascolto delle voci della natura. In che cosa differisce, tuttavia, il modo di rappresentarle?
  7. Quale significato assume nel testo l’uso del verbo all’infinito?
  8. Il verbo all’infinito è presente in tutte le strofe, ad indicare l’ascolto e l’osservazione della realtà naturale. Quale cambiamento emerge nell’ultima strofa?
  9. Prova a costruire un testo descrittivo di un ambiente naturale, facendo particolare attenzione alla scelta delle parole per la loro particolare sonorità. Decidi prima l’effetto che vuoi suscitare nel lettore.

 

 

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