Montale, Le occasioni

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Montale, Le occasioni

(1939)

La seconda raccolta di Montale fu pubblicata a Torino da Einaudi nel 1939. L’Europa si trovava ormai alle soglie della Seconda guerra mondiale, e l’eco dell’imminente tragedia è ravvisabile in alcuni testi dell’opera.

La poesia delle Occasioni trae l’«occasione» dalla memoria della vita stessa del poeta e dalla cronaca, da frammenti del passato e dal contatto illusorio tra passato e presente. Le «occasioni» sono incontri con persone che risvegliano i ricordi del passato, la visione di luoghi cari, i volti di donne amate.

Scompaiono nella raccolta i numerosi riferimenti alla natura ligure, agli spazi aperti dei giardini e degli orti, presenti negli Ossi di seppia. Non più lo spazio (la natura) ma il tempo (la storia) si fa portatore del disagio, della disarmonia che il poeta sente tra sé e il mondo, che in ogni caso prescinde dalla particolarità del tempo storico perché è una disarmonia di tipo esistenziale.

Nell’Intervista immaginaria Montale afferma, a proposito di questa raccolta: “Non pensai a una lirica pura nel senso ch’essa ebbe poi anche da noi, a un giuoco di suggestioni sonore; ma piuttosto a un frutto che dovesse contenere i suoi motivi senza rivelarli, o meglio senza spiattellarli. Ammesso che in arte esista una bilancia tra il di fuori e il di dentro, tra l’occasione e l’opera-oggetto bisognava esprimere l’oggetto e tacere l’occasione-spinta”.

Nelle Occasioni la poesia di Montale è più enigmatica e concentrata, si avvicina apparentemente alla poetica dell’Ermetismo, ma il poeta distinse più volte la propria poesia “metafisica” dall’oscurità della poesia ermetica. La poesia di Montale non è oscura per il ricorso all’uso dell’analogia o per un’allusività astratta e religiosa, ma piuttosto rielabora la tecnica del correlativo oggettivo di Eliot: gli eventi, le situazioni oggettive e concrete della realtà, danno origine a una serie di sensazioni e di emozioni, e gli stessi oggetti possono evocare ricordi, restituire sentimenti, riportare alla luce stati psicologici. Quel che rende oscura la poesia delle Occasioni è, appunto, il tacere “l’occasione-spinta” che sta all’origine del testo.

Nelle Occasioni assumono grande importanza le immagini femminili che affollano la mente del poeta. La donna, in questa e nella raccolta successiva, assume una funzione salvifica ed è una presenza purificatrice, capace di esorcizzare il dolore del mondo. Essa appare depositaria di una difficile, indeterminata salvezza che si attua attraverso un improbabile ma desiderato miracolo.

Molte sono queste figure: Gerti, Dora Markus, Liuba, Clizia, Arletta. Tutte rappresentano una donna reale e mai astratta. Esse sono figure concrete, immerse nelle miserie e nel dolore del mondo, legate al poeta dal debole filo della memoria.

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