Manifesto tecnico della letteratura futurista

parole in libertà

Il “Manifesto tecnico della letteratura futurista”

 

Particolarmente importante dal punto di vista letterario è il “Manifesto tecnico della letteratura futurista” (1912), nel quale Marinetti precisa gli strumenti con cui il futurismo vuole scardinare lo stile del passato e creare la letteratura dell’avvenire. Centrale è il rifiuto del punto di vista dell’io, del soggettivismo.

La psicologia va sostituita con l’invadenza ossessiva della materia, fino ad arrivare a una “psicologia intuitiva della materia” stessa. Lo scrittore deve mettersi in rapporto con l’ambiente circostante, lasciandosi attraversare dalle percezioni, registrandole senza filtrarle. Rumore, peso, odore, devono avere in letteratura un rilievo non minore delle altre sensazioni. L’onomatopea diventa protagonista. La sintassi va distrutta: i verbi usati all’infinito, aboliti aggettivi e avverbi, i sostantivi accostati sulla carta senza segni d’interpunzione. La punteggiatura va abolita, mentre vanno introdotti altri segni grafici, notazioni matematiche e musicali. Le parole si deformano, s’allungano e si troncano, in funzione della resa espressiva.

Il Manifesto teorizza l’uso ardito dell’analogia, per cogliere la realtà ed esprimere le intuizioni senza i condizionamenti della logica. Abolite le congiunzioni, le parole devono fondere gli oggetti con le immagini da essi evocate: “piazza-imbuto”, “donna-golfo”. Bisogna perseguire “un maximum di disordine” nel testo. Le immagini non devono essere condizionate dalla struttura logica del discorso ma scaturire dall’”immaginazione senza fili”, dalle “parole in libertà”.

Tra gli autori della raccolta “I poeti futuristi” (1912) troviamo Palazzeschi, Govoni, Buzzi, Cavicchioli, Folgore, D’alba; Mazza, oltre naturalmente a Marinetti. Dall’esperienza delle parole in libertà i futuristi passeranno alle tavole parolibere, il cui interesse visivo supera quello letterario, con l’uso della tecnica del collage e del montaggio. Nel secondo Futurismo prosegue il paroliberismo ma ci sono anche autori che vogliono superare gli aspetti visivo-sperimentali per tornare a nessi logici, come testimonia l’antologia “I poeti futuristi “curata da Marinetti(1925). Successivamente si svilupperà anche un’aeropoesia (parole che volano attraverso l’etere) favorita dalla Radio.


Manifesto tecnico della letteratura futurista

In aeroplano, seduto sul cilindro della benzina, scaldato il ventre dalla testa dell’aviatore, io sentii l’inanità ridicola della vecchia sintassi ereditata da Omero. Bisogno furioso di liberare le parole, traendole fuori dalla prigione del periodo latino! Questo ha naturalmente, come ogni imbecille, una testa previdente, un ventre, due gambe e due piedi piatti, ma non avrà mai due ali. Appena il necessario per camminare, per correre un momento e fermarsi quasi subito sbuffando!…

Ecco che cosa mi disse l’elica turbinante, mentre filavo a duecento metri sopra i possenti fumaiuoli di Milano. E l’elica soggiunse:

1. Bisogna distruggere la sintassi, disponendo i sostantivi a caso, come nascono.

2. Si deve usare il verbo all’infinito, perché si adatti elasticamente al sostantivo e non lo sottoponga all’io dello scrittore che osserva o immagina. Il verbo all’infinito può, solo, dare il senso della continuità della vita e l’elasticità dell’intuizione che la percepisce.

3. Si deve abolire l’aggettivo perché il sostantivo nudo conservi il suo colore essenziale. L’aggettivo avendo in sé un carattere di sfumatura, è incompatibile con la nostra visione dinamica, poiché suppone una sosta, una meditazione.

4. Si deve abolire l’avverbio, vecchia fibbia che tiene unite l’una all’altra le parole. L’avverbio conserva alla frase una fastidiosa unità di tono.

5. Ogni sostantivo deve avere il suo doppio, cioè il sostantivo deve essere seguìto, senza congiunzione, dal sostantivo a cui è legato per analogia. Esempio: uomo-torpediniera, donna-golfo, folla-risacca, piazza-imbuto, porta-rubinetto.

Siccome la velocità aerea ha moltiplicato la nostra conoscenza del mondo, la percezione per analogia diventa sempre più naturale per l’uomo. Bisogna dunque sopprimere il come, il quale, il così, il simile a. Meglio ancora, bisogna fondere direttamente l’oggetto coll’immagine che esso evoca, dando l’immagine in iscorcio mediante una sola parola essenziale.

6. Abolire anche la punteggiatura. Essendo soppressi gli aggettivi, gli avverbi e le congiunzioni, la punteggiatura è naturalmente annullata, nella continuità varia di uno stile vivo, che si crea da sé, senza le soste assurde delle virgole e dei punti. Per accentuare certi movimenti e indicare le loro direzioni, s’impiegheranno i segni della matematica: +–x: = > <, e i segni musicali.

7. Gli scrittori si sono abbandonati finora all’analogia immediata. Hanno paragonato per esempio l’animale all’uomo o ad un altro animale, il che equivale ancora, press’a poco, a una specie di fotografia. Hanno paragonato per esempio un fox-terrier a un piccolissimo puro-sangue. Altri, più avanzati, potrebbero paragonare quello stesso fox-terrier trepidante, a una piccola macchina Morse. Io lo paragono, invece, a un’acqua ribollente. V’è in ciò una gradazione di analogie sempre più vaste, vi sono dei rapporti sempre più profondi e solidi, quantunque lontanissimi.

L’analogia non è altro che l’amore profondo che collega le cose distanti, apparentemente diverse ed ostili. Solo per mezzo di analogie vastissime uno stile orchestrale, ad un tempo policromo, polifonico e polimorfo, può abbracciare la vita della materia.

[…] Poeti futuristi! Io vi ho insegnato a odiare le biblioteche e i musei, per prepararvi a odiare l’intelligenza, ridestando in voi la divina intuizione, dono caratteristico delle razze latine. Mediante l’intuizione, vinceremo l’ostilità apparentemente irriducibile che separa la nostra carne umana dal metallo dei motori.

Dopo il regno animale, ecco iniziarsi il regno meccanico. Con la conoscenza e l’amicizia della materia, della quale gli scienziati non possono conoscere che le reazioni fisico-chimiche, noi prepariamo la creazione dell’uomo meccanico dalle parti cambiabili. Noi lo libereremo dall’idea della morte, e quindi dalla morte stessa, suprema definizione dell’intelligenza logica. 

 

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