Leopardi, A se stesso

fango è il mondo

Leopardi, A se stesso 

Per Leopardi l’amore è la più potente delle illusioni, l’ultima a morire nella sua poesia. Esso è concepito come passione totale che coinvolge l’individuo nella sua interezza. Questo canto, che fa parte del ciclo di Aspasia, fu composto dopo il crollo dell’ultima illusione del poeta: l’amore per Fanny Targioni Tozzetti. L’essenza della vita non è altro che “vanità” cioè inconsistenza e caducità (amaro e noia/la vita, altro mai nulla). Caduta ogni speranza il passato si contrappone al presente come momento dell’inganno estremo, il solo che poteva dare un senso, addolcire l’amarezza della vita.

 

Or poserai per sempre[1],

stanco mio cor[2]. Perì l’inganno estremo,

ch’eterno io mi credei[3]. Perì. Ben sento,

In noi di cari inganni,

Non che la speme, il desiderio è spento[4].

Posa per sempre. Assai

Palpitasti[5]. Non val cosa nessuna

I moti tuoi, né di sospiri è degna

la terra[6]. Amaro e noia

La vita, altro mai nulla; e fango è il mondo[7].

T’acqueta omai. Dispera

L’ultima volta[8]. Al gener nostro il fato

Non donò che il morire[9]. Omai disprezza

Te, la natura, il brutto

Poter che, ascoso, a comun danno impera[10],

E l’infinita vanità del tutto[11].

Parafrasi: 

Ora riposerai per sempre stanco mio cuore. È morta l’ultima illusione, che io ritenni eterna. È finita. Ne sono certo, in noi è cessata non solo la speranza ma il desiderio stesso di sperare.  Riposa per sempre. Molto hai sofferto. Nessuna cosa merita il tuo agitarti, e la terra non è degna di affanni. La vita è solo dolore e noia, nient’altro mai; e il mondo è fango. Acquietati infine. Disperati per l’ultima volta. Al genere umano il destino non ha donato che il morire. Ormai non dar peso a te stesso, alla natura, il malvagio potere che, nascosto, domina a danno di tutti, e l’infinità vanità di ogni cosa.

Analisi del testo.

Il crollo di ogni illusione è il tema dominante della lirica. Essa segna il distacco dalla fase giovanile dell’illusione, recuperata attraverso la memoria negli idilli del ’28-’30. La negazione di qualsiasi illusione porta il poeta ad affermare coraggiosamente un’amara verità: l’essenza della vita non è altro che “vanità” cioè inconsistenza e caducità (amaro e noia/la vita, altro mai nulla). Caduta ogni speranza il passato si contrappone al presente come momento dell’inganno estremo, il solo che poteva dare un senso e addolcire l’amarezza della vita. Nel presente doloroso si intravede solo un futuro in cui l’assenza dei moti del cuore (or poserai per sempre/stanco mio cor) lascia intuire la pace eterna della morte.

Con lucida razionalità Leopardi prende coscienza della propria condizione di infelicità, che corrisponde alla condizione di tutti gli uomini. Lo stile sintetico e incisivo riflette questo nuovo atteggiamento del poeta. I periodi sono brevi (dodici in sedici versi), prevale la paratassi, il tono è epigrafico e sentenzioso. L’uso del passato remoto (perì, palpitasti) sottolinea l’impossibilità di ogni speranza e di ogni illusione. L’andamento del discorso poetico è spezzato da continui enjambements che, con le pause interne segnate da punti fermi, disegnano una diversa disposizione ritmica rispetto ai versi. Ben nove delle undici pause sono poste all’interno del verso (vv. 2, 3, 6, 7, 11, 12, 13).

Il frantumarsi del discorso e il rapido succedersi di brevi frasi fanno da freno all’effusione lirica e all’abbandono alla memoria. I nessi aggettivo-sostantivo (cari inganni…) e avverbio-verbo (assai palpitasti..) sono isolati e posti in rilievo. Rispetto alle forme letterarie del tempo, Leopardi si stacca dalla tradizione, liberandosi dalle convenzioni delle strofe e delle rime e giunge all’essenzialità dell’espressione capace di creare un ritmo che diventa esso stesso espressione del sentimento. Il lessico è spoglio, ridotto all’essenziale, ci sono pochi aggettivi, prevalgono verbi e sostantivi. Le parole scelte da Leopardi per esprimere sofferenza e disillusione non sono più quelle, vaghe e indefinite, della sua poesia precedente. Sono invece scarne, precise, ricche di espressività: terra, mondo, natura, noia, vita, fato, vanità.

Pochi sono gli aggettivi che tratteggiano lo stato d’animo del poeta: stanco cor, cari inganni, spento desiderio. Molti, invece, sono i verbi che descrivono i suoi sentimenti: poserai, perì, sento, posa, palpitasti, t’acqueta, dispera, disprezza. L’assonanza che collega il Dispera del v. 11 col disprezza del v. 13, rinforza il legame di significato, negativo per entrambi i termini, accomunati dall’ eguale prefisso. Molti termini, inoltre, si ripetono in forme diverse: poserai/posa, (vv. 1 e 6), Peri (vv. 2 e 3), inganno/inganni (vv. 2 e 4), omai (vv. 11 e 13).

Esercizi di analisi del testo

  1. Tema centrale è quello della caduta dell’ultima illusione, quella dell’amore. Con quale espressione Leopardi esprime questo concetto?
  2. La negazione di qualsiasi illusione porta il poeta ad affermare coraggiosamente un’amara verità sull’essenza della vita: quale?
  3. In contrasto con il passato, momento dell’illusione, quale atteggiamento assume il poeta?
  4. L’andamento del discorso poetico è spezzato da continui enjambements e da pause interne segnate da punti fermi: quale effetto producono?
  5. Dopo aver individuato il numero di periodi in relazione ai versi, indica quali sono le caratteristiche sintattiche della poesia.
  6. Che tipo di lessico caratterizza il testo?
  7. Il poeta si rivolge “a se stesso”. Anche a te sarà capitato di guardare dentro il tuo animo, di scavare nei tuoi pensieri più profondi, di riflettere. Prova a descrivere, in poesia o in prosa, i pensieri, i sentimenti, le emozioni da te provati.

 

 


[1] Or poserai per sempre: ormai riposerai per sempre. Il poeta esprime la ferma volontà di non cedere mai più alle illusioni.

[2] stanco mio cor: l’animo del poeta è prostrato per il susseguirsi delle disillusioni.

[3] Perì l’inganno estremo/ch’eterno io mi credei: fu distrutto l’ultimo inganno del cuore, l’illusione d’amore che io pensai fosse eterno.

[4] ben sento … spento: Le dolci illusioni del poeta sono crollate ed egli non ha più desiderio di provarle.

[5] Posa per sempre. Assai / palpitasti: è ripetuta in tono più pacato l’esortazione del primo verso a riposare. Troppo il cuore del poeta ha sofferto e si è agitato.

[6] Non val… terra: nessuna cosa merita i tuoi palpiti e il mondo non merita i tuoi sospiri, le tue sofferenze.

[7] Amaro e noia… mondo: la vita umana è costituita dall’alternarsi di dolore (amaro) e di noia; il mondo è fango.

[8] T’acqueta omai. Dispera l’ultima volta: Calmati oramai. Cessa di disperarti, abbandonando per l’ultima volta, definitivamente, le illusioni.

[9] Al gener nostro … morire: la morte è l’unico dono concesso dal fato al genere umano.

[10] disprezza… impera: disprezza te stesso e la natura, il malvagio potere che nascostamente domina a danno degli uomini. Il disprezzo verso se stesso è rivolto alle palpitazioni e illusioni del proprio cuore.

[11] e l’infinita vanità del tutto: l’espressione richiama il vanitas vanitatum et omnia vanitas (“vanità delle vanità e tutto è vanità”) dell’Ecclesiaste.

 

 

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