L’aggettivo qualificativo.

grammatica

L’aggettivo qualificativo.

Il termine aggettivo indica una parte variabile del discorso che si aggiunge al nome per qualificarlo o per determinarlo meglio.

 

Secondo la loro funzione gli aggettivi si distinguono in due tipologie:

a)    aggettivi qualificativi, che esprimono caratteristiche o qualità di cose o persone (cielo sereno, auto nuova; fiore profumato);

b)    aggettivi determinativi (determinano o specificano e si distinguono in aggettivi possessivi (mio, tuo, suo, ecc.), dimostrativi (questo, codesto, quello, ecc.), numerali (uno, due, tre…; primo, secondo terzo…), indefiniti (ogni, ciascuno, qualunque…; alcuni, taluni, certi…; poco, molto, parecchio…), interrogativi (che, quale, quanto…)

Gli aggettivi qualificativi indicano una qualità del nome: grazie ad essi il nome viene descritto con maggior precisione e la loro presenza modifica il senso delle frasi.

In alcuni casi essi sono necessari per dare un senso compiuto alla frase (Il gatto è nero; Ti aspetto vicino alla casa gialla) mentre in altri casi non sono strettamente necessari (Ho visto una casa gialla; Ho acquistato un libro interessante) ma sono sempre importanti, perché ci permettono di precisare il nostro pensiero, di renderlo più efficace e di esprimere sfumature rilevanti.

Di un’auto possiamo dire che è bella, ma anche aggiungere che è metallizzata, scattante, rossa, nuova, comoda, ecc. Non c’è limite al numero degli aggettivi qualificativi, perché essi possono riguardare qualsiasi aspetto della realtà o della fantasia.

Alcuni assumono forme distinte per il maschile, il femminile, il singolare e il plurale: libro bello, donna bella, libri belli, donne belle. Altri presentano solo le forme del singolare e del plurale: uomo gentile, donna gentile, uomini gentili, donne gentili. Altri ancora, infine, non variano, come i colori (rosa, blu, giallo, ecc.) o gli aggettivi come pari, dispari, impari.

Possono fungere da aggettivi qualificativi anche i participi dei verbi, quando sono legati ad un nome:

  • Le fabbriche emettono scarichi inquinanti.
  • È bello passeggiare nei parchi puliti.

 

Genere e numero

L’aggettivo è una parte variabile del discorso, in quanto, come fa il nome, cambia la desinenza in rapporto al genere (maschile e femminile) e al numero (singolare e plurale). Gli aggettivi variabili e declinabili si raggruppano secondo il modo in cui formano il femminile e il plurale.

Gli aggettivi della prima classe

a)    presentano al maschile singolare la desinenza in –o (singolare) e in –i (plurale): ragazzo buono; ragazzi buoni; gatto bianco; gatti bianchi;  

b)    presentano al femminile la desinenza in –a (singolare) e in –e (plurale): ragazza buona; ragazze buone; gatta bianca; gatte bianche;

Gli aggettivi della seconda classe

a)    presentano due sole desinenze, una per il singolare e una per il plurale, senza distinzione tra maschile e femminile: prato verde, collina verde; prati verdi, colline verdi, ragazzo vivace; ragazza vivace; ragazzi vivaci; ragazze vivaci.

Vi sono poi aggettivi che

b)    terminano in –a, sia maschile che al femminile singolare, con due plurali diversi: entusiasta, entusiasti; socialista, socialisti;

L’aggettivo pari è un caso a sé in quanto invariabile come i suoi derivati (dispari, impari). Degli aggettivi indicanti colori, alcuni non variano nel genere e nel plurale, come rosa (vestito/i rosa, gonne/pantaloni lilla, viola), altri, più numerosi, variano: rosso/a/i/e, azzurro/a/e/i, marrone/i, verde/i ecc. 

 

La concordanza

Gli aggettivi sono sempre legati ai sostantivi (o nomi) cui si riferiscono, con cui devono concordare direttamente o indirettamente, per esempio tramite un verbo.

Se l’aggettivo concorda in genere e numero con un solo nome, l’applicazione della regola è semplice;

gatto grigiogatta grigiagatti grigigatte grigie

ragazzo feliceragazza feliceragazzi feliciragazze felici

Se l’aggettivo concorda con più sostantivi di genere maschile la concordanza è al plurale maschile:

Luca e Simone sono simpatici.

Ho acquistato un tavolo e due divani antichi.

Se l’aggettivo concorda con più sostantivi di genere femminile la concordanza è al plurale femminile:

Giulia e Marta sono simpatiche.

È un giovane di intelligenza e volontà straordinarie.

Se l’aggettivo concorda con più sostantivi di genere e numero diversi la concordanza è al plurale maschile:

Giorgio e Francesca sono simpatici.

Possiedo guanti e sciarpa rossi.

Ho gustato mandarini e arance profumati.

 

La posizione dell’aggettivo qualificativo

L’aggettivo qualificativo è generalmente collocato dopo il nome ma a volte lo si trova prima del nome. A seconda che si trovi prima o dopo il suo significato varia.

In genere, l’aggettivo posto prima del nome esprime enfasi emotiva o ricercatezza stilistica; posto dopo il nome ha rilievo particolare:

Apparvero in lontananza riarsi terreni.

Apparvero in lontananza terreni riarsi.

L’aggettivo riarsi indica in entrambe le frasi una qualità di terreni: nella prima frase dà maggior risalto al nome, nella seconda assume esso stesso un rilievo maggiore.

A volte, posto prima del nome, l’aggettivo ha un valore puramente descrittivo; posto dopo assume un valore restrittivo:

Usa di preferenza i vecchi giocattoli.

Usa di preferenza i giocattoli vecchi. (non quelli nuovi)

In alcuni casi, però, la diversa posizione dell’aggettivo determina un totale cambiamento di significato:

pover’uomo = uomo meschino, di basso livello morale;

uomo povero = uomo non ricco, privo di mezzi;

diverse occasioni = numerose occasioni;

occasioni diverse = occasioni di vario tipo.

Alcuni aggettivi sono necessariamente collocati dopo il nome, quando indicano:

nazionalità: donna messicanaragazzo tedesco …

forma: cesto ovaletavolo rettangolare …

materia: terreno argillosoroccia calcarea …

colore: calze blugonna neramaglione giallo …

Appartengono a questa categoria anche gli aggettivi alterati (una bimba grassottellaun uomo magrolino) e quelli seguiti da un complemento (un testo ricco di spiegazioni, un piano opaco di polvere).

 

Aggettivi primitivi

Hanno una forma propria, che non deriva da altre parole (utilealtorossoonesto) e sono formati soltanto dalla radice e dalla desinenza.

radice desinenza aggettivo primitivo
util- -e utile

 

Aggettivi derivati

Gli aggettivi derivati hanno origine da altri aggettivi, nomi o verbi, con l’aggiunta di un prefisso, di un suffisso o di entrambi.

prefisso radice suffisso desinenza deriva da
im- moral -e un aggettivo (morale)
in- capac -e un aggettivo (capace)
lun -ar -e un nome (luna)
poet -ic -o un nome (poeta)
tem -ibil -e un verbo (temere)
ced -evol e un verbo (cedere)

 

Aggettivi alterati

Gli aggettivi alterati si hanno quando la forma base dell’aggettivo viene alterata con i suffissi -ello-ino-etto-uccio-astro-one-accio-acchione, ecc; l’alterazione può essere diminutivavezzeggiativaaccrescitivadispregiativa e serve per esprimere delle sfumature di qualità:

furbetto e furbino indicano un modo simpatico di essere furbi;

furbone e furbacchione indicano un modo negativo di essere furbi;

furbastro indica una furbizia condannabile.

 

Aggettivi composti

Gli aggettivi composti sono formati dall’unione di due elementi che possono essere:

  • due aggettivi (grigio + verde = grigioverdeagro + dolce = agrodolce);
  • un prefissoide più un aggettivo (auto + sufficiente = autosufficientepsico + attitudinale = psicoattitudinale);
  • un sostantivo o un prefissoide più un suffissoide (petrolio + fero = petroliferofranco + fono = francofono).

Gli aggettivi composti, anche quando sono formati da elementi accostati da un trattino (didattico-educativorusso-afgano, ecc.) si comportano come una sola parola e formano il femminile e il plurale cambiando soltanto la desinenza del secondo elemento.

maschile sing. femminile sing. maschile plur. femminile plur.
sordomuto sordomuta sordomuti sordomute
fotostatico fotostatica fotostatici fotostatiche
esterofilo esterofila esterofili esterofile

 

L’aggettivo sostantivato e con valore avverbiale

Talvolta l’aggettivo assume la funzione del nome; in tal caso è accompagnato e detto aggettivo sostantivato:

Rispetta i coraggiosi (gli uomini coraggiosi).

Arrivano delle straniere (delle donne straniere).

Nell’italiano odierno, soprattutto nel parlato, è frequente l’uso dell’aggettivo associato a un verbo, in funzione avverbiale: correre veloce; bere forte; parlare chiaro; vedere giusto.

 

I gradi dell’aggettivo qualificativo  

I gradi dell’aggettivo qualificativo sono tre:

a) grado positivo quando l’aggettivo esprime una qualità (bello), senza alcun termine di confronto;

b) grado comparativo quando esprime un confronto della stessa qualità posseduta da due termini (più bello, meno bello, tanto bello quanto…);

c) grado superlativo quando esprime il grado massimo di una qualità (bellissimo, il più bello).

Il comparativo può essere di tre tipi:

a)    Comparativo di maggioranza (quando la qualità espressa dall’aggettivo è posseduta in grado maggiore dal primo termine di paragone) = Giulia è più alta di Francesca.

b)    Comparativo di minoranza (quando la qualità espressa dall’aggettivo è posseduta dal primo termine di paragone in grado minore) = Francesca è meno alta di Giulia.

c)    Comparativo di uguaglianza (quando la qualità espressa dall’aggettivo è uguale nei due termini messi a confronto) = Antonio è alto come Fabio

Il superlativo esprime il grado massimo di una qualità posseduto da un elemento e può essere due tipi:

a)    il superlativo assoluto, quando il massimo grado della qualità di un elemento è espresso senza  termine di paragone. Esso ha due principali forme:

  • l’avverbio molto (o altri come incredibilmente, straordinariamente) precede l’aggettivo: molto intelligente;
  • il suffisso –issimo si aggiunge all’aggettivo: intelligentissimo; esistono forme irregolari come acre=acerrimo; celebre=celeberrimo integro=integerrimo; misero=miserrimo; salubre=saluberrimo; benefico=beneficentissimo; benevolo=benevolentissimo

Le due possibilità sono in larga misura equivalenti. Esiste, inoltre, una terza forma piuttosto rara nello scritto ma presente nel parlato, con prefissi come arci, iper, ultra, super: ipercalorico; ultraleggero; arcicontento.

a)    il superlativo relativo, quando il massimo grado o il minimo grado di una qualità è espresso in rapporto a un gruppo di persone o di cose; esso può essere quindi di maggioranza o di minoranza. Si forma ponendo l’articolo determinativo davanti al comparativo di maggioranza o di minoranza: Giorgio è il più bravo della classe; Silvia è la meno studiosa tra le compagne.

 

 

 

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