Kafka, Il processo

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Franz Kafka, Il processo

Josef K., un giovane impiegato di banca viene improvvisamente svegliato da alcuni agenti della polizia che irrompono nella sua stanza e lo arrestano, senza fornirgli un valido motivo: K. dovrà essere sottoposto a un processo. L’assurdità dell’arresto di K. diviene ancora più evidente quando viene condotto per la prima volta davanti alla corte: l’udienza si svolge di domenica, in un malandato edificio alla periferia della città. Già dopo la prima udienza K. cerca di avvalersi di persone che lo possano aiutare a venir fuori da quella situazione. Contatta un avvocato, un industriale, un pittore. Alla fine però decide di non opporre più resistenza e di soccombere. Una notte viene catturato, condotto da due oscuri individui in un’area deserta e giustiziato.

 

Kafka scrive il romanzo Il processo (Der Prozess) tra il 1914 e il 1917. Il romanzo viene pubblicato postumo nel 1925, dopo la morte dell’autore, grazie all’amico di Kafka, Max Brod, al quale lo scrittore aveva affidato i propri lavori incompiuti o non editi perché li distruggesse. Brod in realtà decise di pubblicare i testi kafkiani, spesso intervenendo con revisioni per dar loro maggior unità e coesione. Il romanzo si compone di 10 capitoli, scritti principalmente fra l’agosto del 1914 e il gennaio dell’anno successivo, ma riveduti a più riprese da Kafka fino al 1917. Sebbene l’opera sia incompiuta, l’ordine dei capitoli rispecchia le indicazioni dell’autore e presenta un capitolo conclusivo.

processoJosef K., giovane procuratore di banca, vive a Praga in una stanza presa in affitto presso la signora Grubach. La mattina del suo trentesimo compleanno, K. scopre al suo risveglio che la cuoca non gli ha ancora portato la colazione. Sta per andare a lamentarsi quando alla sua porta bussano due sconosciuti che gli comunicano che è stato emesso un mandato di arresto a suo carico, per il quale dovrà subire un processo. L’incontro è confuso le due guardie non rivelano quali siano le imputazioni nei confronti di K. Questi, che è un individuo vorrebbe sbrigare rapidamente la faccenda, ma i due emissari, pur spiegandogli che può regolarmente recarsi al lavoro, gli notificano che dovrà presentarsi a delle udienze per difendersi e discolparsi. Il colloquio si svolge prima nella sala comune e poi nella camera della signorina Bürstner, giovane e avvenente affittuaria. Oltre ai due uomini nella stanza ci sono anche tre sottoposti di K., la cui presenza lo infastidisce molto.

La sera stessa K. ha un colloquio con la signora Grubach, che si dice molto dispiaciuta per l’accaduto e si dichiara sicura che Josef sia innocente. Subito dopo K. decide di confidarsi anche con la bella signorina Bürstner, che inizialmente non vuole credere a Josef, anche perché la sua stanza non reca affatto i segni del passaggio dei due uomini. Il colloquio è lungo e senza scopo, a una cert’ora la signorina Bürstner fa in modo di congedare K.. Quest’ultimo in mezzo al corridoio bacia improvvisamente la ragazza, sebbene questa abbia lasciato intendere di non essere interessata a lui.

Josef K. riceve una chiamata che lo convoca per la prima udienza, di domenica, nel condominio di uno quartiere di periferia. Josef arriva in ritardo all’udienza perché si aggira a lungo nel labirintico palazzo, faticando a trovare l’aula del tribunale. Alla fine una donna, intenta a fare il bucato, gli dice che lo stanno aspettando da tempo e lo conduce in un ampio sottotetto, gremito di persone. Il giudice istruttore e la platea gli sono apertamente ostili. Joseph K. tiene un’accorata arringa in cui denuncia l’illogicità della situazione e l’operato dei due uomini che si sono presentati nella sua stanza. Mentre parla, un uomo e una donna hanno un rapporto sessuale nella stessa aula. La seduta, tra i rumori della folla, si chiude in un nulla di fatto: K. ancora non sa di cosa è accusato ma il giudice lo ammonisce in merito al suo atteggiamento. K. abbandona l’aula, in cui il pubblico e tutto composto da funzionari.

processoIl protagonista torna la domenica seguente nel luogo dell’udienza, dove viene accolto da una donna molto seducente. È la moglie dell’usciere, la stessa coinvolta nell’atto sessuale durante la prima sessione del processo, che lo informa che quel giorno non è prevista alcuna udienza. Gli racconta anche di avere rapporti sentimentali con vari studenti e giudici, poiché suo marito è l’usciere del tribunale e quindi lei non può fare altrimenti. Josef si mostra baldanzoso e sicuro di sé, asserendo di non prendere seriamente né il processo né la minaccia di un’eventuale condanna. L’incontro, durante il quale la donna prova a sedurre Josef offrendogli il suo aiuto, viene interrotto da uno studente che la porta via con sé. All’arrivo dell’usciere K. si fa condurre alla Cancelleria del tribunale. Qui K. incontra altri imputati, abbastanza ostili nei suoi confronti. A causa della quasi totale assenza d’aria, K. si sente male e dev’essere riportato sulle scale.

Qualche giorno dopo, mentre Joseph si trova in ufficio sente dei rumori provenire da un magazzino, dove un uomo armato di bastone sta picchiando i due funzionari che gli hanno notificato l’arresto. K., sconvolto dalla scena, chiede quali siano le motivazioni della punizione e scopre che i due sono puniti a causa delle dichiarazioni da lui rese al processo. Josef, che non voleva accusarli direttamente, inizia a nutrire un profondo seppur immotivato senso di colpa.

Un pomeriggio K. riceve la visita di suo zio Karl che, preoccupato per il processo, conduce il nipote dal suo amico, l’avvocato Huld, molto vecchio e molto malato, che è accudito da una ragazza lasciva di nome Leni. Huld spiega a Josef che il suo caso è difficile, perché l’accusa nei suoi confronti non è nota e perché bisogna combattere contro la macchina della burocrazia. In maniera apparentemente assurda, Huld rivela a Josef che, in un angolo in ombra di quella stanza, si nasconde il capo cancelliere del tribunale, presso cui il protagonista è sotto processo. I due lo chiamano a partecipare alla discussione, ma K. esce dalla stanza e viene raggiunto da Leni, che riesce a sedurlo. Lo zio si infuria con K. che, secondo lui, con il suo atteggiamento rischia di perdere l’assistenza dell’unica persona che può aiutarlo davvero.

La situazione di K. peggiora di giorno in giorno: egli si reca spesso dall’avvocato, che gli spiega che il suo caso è sempre più intricato e che sarà necessario produrre una memoria difensiva. Josef capisce che l’avvocato può fare davvero poco per il suo caso e decide di scriversi da solo l’istanza di difesa. La crescente preoccupazione influenza anche il suo lavoro in banca, la cui qualità scade giorno per giorno.

processoIn ufficio K. conosce un industriale, suo cliente, che gli consiglia di rivolgersi a un pittore di nome Titorelli che lavora come ritrattista per il tribunale e che conosce perfettamente tutti i meccanismi della Legge.

Il pittore spiega a Josef che non s’è mai verificato il caso che un imputato pienamente assolto. Quando Josef dichiara a gran voce di essere innocente, Titorelli gli risponde che, una volta avviato il processo, il tribunale non recede dalle accuse mosse all’imputato: nessuno è mai innocente. Un’opzione possibile è quella ottenere un verdetto d’innocenza provvisoria da un tribunale di grado inferiore, che però può esser ribaltata in qualsiasi momento dai livelli più elevati della giustizia. Un’altra possibilità è infine quella di ottenere un rinvio a tempo indeterminato del procedimento, ingraziandosi i giudici della corte. K. viene fatto uscire da una porta di servizio e si ritrova immerso nei labirintici uffici del tribunale.

Il protagonista, insoddisfatto del suo operato, decide di revocare il mandato al suo avvocato e di difendersi da solo scrivendo un memoriale.

K. viene incaricato dal suo ufficio di far visitare la città a un cliente italiano, che però non si presenta all’appuntamento stabilito presso la cattedrale di Praga. K. entra nella chiesa, dove trova un sacerdote che sembra intento a preparare le funzioni. Josef vorrebbe allontanarsi, ma il prete lo chiama a gran voce dal pulpito e incomincia a rimproverarlo per la sua condotta con le donne. Il sacerdote, che è il cappellano del tribunale, conosce perfettamente la situazione di K. e gliela illustra per mezzo di una parabola sulla giustizia (ispirata al racconto di Kafka Davanti alla legge) e il cui significato sembra alludere alla condanna di Josef.

Alla vigilia del suo trentunesimo compleanno, due uomini prelevano Josef K. dalla sua abitazione e lo portano via.

I due lo prendono sottobraccio e lo portano presso a una cava di pietra. Qui K. è fatto sedere in una buca, da cui può solo vedere, in lontananza, una figura misteriosa che si sporge da una finestra. Uno dei due estrae un coltello da macellaio e trafigge due volte al cuore Josef K. che, prima di morire, pronuncia le sue ultime parole: “Come un cane!”.

Il rapporto con la Legge è al centro del romanzo. L’angoscia e la consapevolezza di essere perseguiti e puniti per una colpa non commessa contraddistingue il rapporto di Josef K. con la realtà. Josef, che inizialmente denuncia l’insensatezza della burocrazia e della giurisprudenza, tuttavia a poco a poco matura un inconscio senso di colpa. Questa “colpa” è per l’autore emblema della più generale e universale colpa connaturata all’esistenza umana, intrecciata profondamente al rapporto conflittuale di Kafka con il mondo ebraico, di cui faceva parte, e con il proprio retroterra familiare. Corrispondente al senso di colpa è l’angoscia ossessiva di Josef: l’assenza di logica e l’alienazione dell’uomo dalla realtà svuotano progressivamente di senso e significato ogni gesto del protagonista.

Dal libro è stato tratto il film Il processo (1962), diretto da Orson Welles e interpretato da Anthony Perkins e dallo stesso Welles.

 

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Anthony Perkins in Orson Welles’ THE TRIAL (1962). Courtesy: Rialto Pictures / Studiocanal

 

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