Il Preromanticismo

goticoIl Preromanticismo

Il preromanticismo fu un fenomeno apparentemente opposto al gusto neoclassico, che emerse in Europa a partire dalla seconda metà del XVIII secolo, in opposizione all’Illuminismo trionfante e si fece portatore di elementi che anticipano il Romanticismo. Esso si manifestò a partire dalla metà del XVIII secolo, in polemica con l’Illuminismo,

ed ebbe le sue radici nelle correnti irrazionalistiche del Settecento. Il preromanticismo anticipa atteggiamenti e temi del romanticismo: l’interesse per individuo, per la sua interiorità; la tipologia di artista e personaggio non integrato nella società, chiuso in se stesso; l’immaginazione, la libertà creativa come unica fonte della vera poesia; un diffuso sentimento di malinconia, la nostalgia per le epoche passate in genere e per il Medioevo; l’interesse per le atmosfere nordiche e “gotiche”.

Alcune delle sue principali manifestazioni sono: la moda delle “visioni” dell’aldilà (Friedrich Gottlieb Klopstock, 1724-1803, soprattutto con Il Messia, 1748); la diffusione della poesia “notturna” e sepolcrale (con un forte gusto macabro: Pensieri notturni, 1742-45 di Edward Young, 1683-1765; l’Elegia scritta in un cimitero campestre, 1750, di Thomas Gray, 1716-1771); la diffusione dei romanzi “gotici”, ambientati tra fantasmi e leggende antiche (Il castello di Otranto, 1764, di Horace Walpole, 1717-1797); la nascita di un gusto “primitivo”, alla ricerca delle leggende segrete dei celti e dei germani, come nel caso fortunatissimo dei Canti di Ossian (1760), scritti da James Macpherson, il quale finse di aver trovato e poi tradotto frammenti di antichi canti epici celtici, opera del bardo Ossian.

Il preromanticismo ha la sua più forte espressione nel movimento tedesco dello Sturm und Drang (tempesta e assalto), che rivendica lo spirito come la forza naturale del “popolo”, e che ha avuto in Johann Gottfried Herder (1744-1803) il suo maggiore esponente. In questo clima Wolfgang Goethe (1749-1832) scrive il suo capolavoro di sintesi sentimentale e preromantica I dolori del giovane Werther (1774), base poi di altre opere su cui Goethe fonderà una nuova visione classica e insieme romantica della letteratura.

L’aggettivo “romantico” designava, nei secoli precedenti, tutto ciò che si riferiva a narrazioni irreali e fantastiche, come i romans arturiani, scritti in francese (lingua romanza, non latina). Usato dapprima con significato negativo, indicherà a partire dal Settecento ciò che attrae perché misterioso, diverrà sinonimo di commovente, fantastico, poetico: “Pittoresco”: indica, nell’ambito della pittura di paesaggio, ciò che è gradevolmente selvaggio; indica un sentimento suscitato da paesaggi malinconici, in cui il contatto con la natura attrae e stupisce, ma senza atterrire; il pittoresco è un bello asimmetrico, irregolare; pittoresche sono anche le rovine, emblemi del passato. “Sublime”: indica un sentimento tragico dell’esistenza, che nasce da forti emozioni e dalla solitudine; il senso del mistero e dell’infinito che affascina e atterrisce.

Gli scrittori dello Sturm und Drang celebrarono l’opera del genio, colui che crea in modo spontaneo, libero da ogni regola, sulla base del proprio personale sentimento e ispirazione: in tal modo venivano rigettate le regole propugnate dal neoclassicismo e il principio dell’imitazione dei classici. L’origine del termine risale al 1719 (Du Bos: Riflessioni critiche sulla poesia e la pittura): genio = attitudine che un individuo ha ricevuto dalla natura a fare bene e con facilità cose che ad altri riuscirebbero male. Si tratta quindi di un talento innato.

In tutta Europa si diffuse l’idea del genio come individuo d’eccezione, creatore e indipendente da regole. Per Kant il genio è la coincidenza felice d’intelletto e immaginazione; è il dono naturale di poter produrre opere d’arte secondo regole inedite, non apprese, ma che diverranno esemplari. Il poeta Schiller designerà come genio il poeta ingenuo, capace di riflettere in modo spontaneo l’armonia fra uomo e natura. Il romanticismo tedesco vedrà in Shakespeare il genio per eccellenza.

Il preromanticismo italiano

In Italia l’esempio più alto di “mediazione” culturale è offerto dal lavoro di Melchiorre Cesarotti (1730-1808). Notevole la sua traduzione delle Poesie di Ossian figlio di Fingal, antico poeta celtico (1763, 1772). Nella traduzione, Cesarotti si avvale d’un linguaggio poetico che recupera modelli della poesia latina insieme a cadenze della poesia popolare, creando una versificazione mossa e vibrante, al di là degli schemi dell’ancora dominante petrarchismo e delle soluzioni linguistiche puriste. Anche Alessandro Verri, dopo la prima stagione illuministica, offrì un esempio di mediazione. Trasferitosi a Roma (1767), comincia a scrivere romanzi neoclassici, pur con un forte gusto delle “rovine” e del mistero (Le avventure di Saffo poetessa di Mitilene, 1782; Notti romane al sepolcro degli Scipioni, 1792 e 1804; La vita di Erostrato, 1815). Un altro scrittore come Aurelio Bertola De’ Giorgi (1753-1798) scrive “notturni”, pur se in un luminoso gusto neoclassico (Viaggio nel Reno e ne’ suoi contorni, 1795; le Notti Clementine, 1775). Anche Alfonso Varano (1705-1788) riprende i toni biblici e danteschi delle “visioni” (soprattutto con le Visioni morali e sacre, 1749-66), offrendo in tono minore l’idea di piccolo laboratorio delle forme tipico della poesia italiana di fine Settecento.

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