Il nome o sostantivo.

grammatica

Il nome o sostantivo.

Le parole che indicano persone, animali, cose, sentimenti, sensazioni, concetti o idee sono chiamati nomi o sostantivi.

 

Nomi concreti o astratti.

I nomi sono detti:

  • concreti quando indicano persone, oggetti e in genere elementi che possono essere percepiti tramite gli organi di senso (cane, bambino, mare, rondine).
  • astratti  quando indicano sentimenti, emozioni, concetti, idee che non possono essere percepiti mediante organi di senso ma rappresentabili a livello mentale (giustizia, amore, odio, passione).

 

Nomi comuni e nomi propri.

I nomi sono detti:

  • comuni quando indicano persone, animali, luoghi, cose ecc. in modo generico (ragazza, gatto, piazza, sedia…); i nomi comuni hanno l’iniziale minuscola, salvo i casi in cui indicano idee e concetti personificati (Giustizia; Amore…);
  • propri quando indicano un individuo specifico o qualcosa in particolare (Luigi, Bob, Roma, Tevere). I nomi propri hanno sempre l’iniziale maiuscola.

I nomi collettivi indicano un insieme di esseri o cose della stessa specie (popolo, gente, gregge, esercito, reggimento).

 

Il genere

I nomi si distinguono in maschili e femminili, generalmente in relazione al sesso, per quanto riguarda persone e animali.

  • Maschile: uomo, padre, impiegato, gatto, leone.
  • Femminile: donna, madre, impiegata, gatta, leonessa.

Vi sono però nomi di genere maschile indicanti attività o ruoli propri di donne (es.: soprano, contralto) e numerosi nomi di genere femminile che si riferiscono ad attività in genere svolte da un uomo (sentinella, spia, vedetta). Quanto agli animali, molti nomi non variano nel genere, come la volpe, la tartaruga, il riccio.

La classificazione è puramente grammaticale e convenzionale per quanto riguarda i nomi di cose. Il genere di un nome si può solo apprendere con l’uso e mediante la consultazione del vocabolario.

Sono maschili i nomi terminanti in o (seconda declinazione): uomo, cavallo, fuoco, tramonto, pensiero; sono femminili i nomi che hanno la desinenza in a (prima declinazione): casa, sedia, luna, stella, alba.

Non mancano però le eccezioni:

  • sono nomi femminili in o moto, auto, mano, radio, dinamo;
  • sono nomi maschili in a poeta, profeta, patriarca, papa, duca.

 

I nomi mobili

Sono detti “nomi mobili” quelli che hanno la stessa radice sia per il maschile sia per il femminile, come bambino/bambina, scolaro/scolara, signore/signora, leone/leonessa, gallo/gallina.

In alcuni casi la formazione del femminile può suscitare incertezza, soprattutto per i nomi di professioni: il femminile di avvocato può essere avvocatessa oppure donna avvocato o anche solo avvocato (in questo caso, meglio aggiungere al cognome il nome proprio); ministro si usa invariato anche se si riferisce a donna.

 

Il numero

Il numero singolare indica una sola persona, un solo animale, una sola cosa: uomo, cane, tavolo. Il numero plurale indica più persone, più animali, più cose: uomini, cani, tavoli. Il plurale si forma cambiando la desinenza del singolare secondo le seguenti regole:

I nomi maschili che al singolare terminano in o, a, e con poche eccezioni in cui conservano la desinenza del singolare (boia, vaglia) terminano in i al plurale: gatto/gatti; uomo/uomini; poeta/poeti; cane/cani.

I nomi femminili, che al singolare terminano in a, con poche eccezioni (ala/ali; arma/armi) al plurale terminano in e: casa/case; donna/donne; scala/scale; gatta/gatte.

I nomi femminili che al singolare terminano in o e in e formano il plurale in i: mano/mani; rete/reti; moglie/mogli. Alcuni invece non variano al plurale: dinamo; specie.

Hanno plurale uguale al singolare i nomi femminili e maschili terminanti in i, come la crisi/le crisi, il brindisi/i brindisi, i nomi terminanti in vocale accentata, come la virtù/le virtù, la città/le città, il caffè/i caffè, i nomi monosillabici, come il re/i re, la gru/le gru, i nomi di origine straniera terminanti in consonante, come il film/i film, lo sport/gli sport, il bar/i bar ecc.

Di solito per i nomi provenienti dall’inglese o dal francese la s del plurale non si mette.

Alcuni nomi maschili in o hanno una doppia forma di plurale, una in i e una in a, che indica un plurale collettivo: braccio ha il plurale braccia per indicare le due braccia del corpo, mentre il plurale i bracci indica gli elementi laterali di un oggetto, come un vaso, o di un carcere; il plurale di ginocchio può essere i ginocchi o le ginocchia, così come il corno/le corna (degli animali)/i corni (strumento musicale), il muro/le mura (che circondano una città, una fortezza)/ i muri (di una casa). Il dito ha come plurale regolare le dita, mentre è sbagliato i diti; le cuoia e le cervella sono usati solo in locuzioni espressive o scherzose come tirare le cuoia per “morire” e far saltare le cervella per “uccidere qualcuno”.

I nomi maschili terminanti in co e go possono avere il plurale in chi/ghi oppure in ci/gi, senza che si possa indicare una regola precisa: porco/porci, amico/amici, cuoco/cuochi, fungo/funghi, carico/carichi. Alcuni hanno entrambe le forme, come archeologhi e archeologi, ma generalmente una delle due tende a prevalere sull’altra, come chirurghi contro chirurgi, stomaci contro stomachi e così via.

I nomi femminili che terminano al singolare in cia o gia al plurale generalmente mantengono la i se l’ultima sillaba è preceduta da una vocale (camicia/camicie; valigia-valigie), la perdono se è preceduta da una consonante (mancia-mance; fascia-fasce), ma con un certo margine di irregolarità. I nomi terminanti in cìa o gìa accentati sulla i terminano al plurale in cìe/gìe il plurale conserva sempre la i:

Nella formazione del plurale dei nomi composti:

In genere si fa il plurale solo del secondo termine:

  • Il cavatappi, i cavatappi.

Nel caso di parole formate da sostantivo + aggettivo (o participio) si fa il plurale di ambedue i termini:

  • La cassaforte, le casseforti.

Nel caso di parole formate da verbo + verbo e avverbio + verbo il plurale resta invariato:

  • Il saliscendi, i saliscendi.

I nomi il cui primo termine è CAPO formano il plurale in maniera varia indipendentemente da regole precise:

  • Il caposquadra, i capisquadra – il capolavoro, i capolavori – il capoclasse, i capiclasse  –  il capoluogo, i capoluoghi.

 

 

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