Il Futurismo russo

Majakovskj

Il Futurismo russo

 

Nei primissimi anni del Novecento in Russia si erano sviluppate molte correnti poetiche di avanguardia, che seguivano con interesse i movimenti artistici e culturali dell’Europa occidentale. Fin dal 1909 comparvero su riviste russe molti articoli sul futurismo italiano.

Nel 1911 e poi nel 1912 vennero in Italia diversi artisti cubisti russi, influenzati dal futurismo (si consideravano dei cubo futuristi). Nel 1911 era uscita in francese un’ampia raccolta di manifesti futuristi che rese accessibili a un largo pubblico in Russia le teorie di Marinetti e compagni. In quel periodo in Russia fervevano molti sperimentalismi letterari, specie intorno al poeta Chlebnikov.

In Russia la necessità di un rinnovamento radicale della società e delle sue strutture era sentita in modo acutissimo. Tuttavia l’ intellighenzia russa da decenni era attraversata da un aspro dibattito tra chi proponeva di adeguarsi alle conquiste dell’Occidente e chi invece sosteneva la necessità di non snaturare la cultura slava. Così, in Russia il futurismo fu accolto più criticamente che in altri paesi d’Europa, da parte di artisti che già per conto loro avevano tentato sperimentazioni affini, e che mantennero comunque delle tendenze particolari e un’inventiva propria. Tuttavia, l’influenza del futurismo italiano fu precoce. Nel 1910, quando uscì l’eccentrico almanacco di Burjuk, Kamenskij, Chlebnikov e altri, che alcuni considerano l’atto di nascita dei futuristi, le idee di Marinetti circolavano in Russia già da un anno. Alla fine del 1912, quando il futurismo russo stampò il suo programma collettivo, il celebre “Schiaffo al gusto del pubblico, l’influsso del futurismo italiano era evidente e innegabile.

I futuristi moscoviti sentivano moltissimo l’esigenza di un rapporto stretto con la società e di un movimento organizzato. Nel 1913 la stampa parlò molto di loro, che si esibivano in eventi accuratamente preparati per le strade di Mosca, dove con vestiti sgargianti e facce dipinte che scandalizzavano i borghesi declamavano i loro versi in mezzo ai passanti. Tra il 1913 e il 1914 Majakovskij, Burljuk e Kamenskij intrapresero un giro propagandistico che toccò diciassette città della Russia.

Majakovskij attaccò Marinetti nel 1913, sostenendo l’indipendenza del futurismo russo da quello italiano e criticando le sue onomatopee, e Marinetti rispose con una lettera inviata alla stampa russa. L’anno dopo Marinetti arrivò a Mosca, invitato a tenere una serie di conferenze e scatenando polemiche non solo tra i benpensanti, ma soprattutto tra le avanguardie. Il pittore primitivista Larionov voleva accoglierlo con uova marce, il poeta Scerscenevic, il più ortodosso dei futuristi russi, lo difese; Burljuk e Kamenskij si ribellarono al tono paternalistico di Marinetti e lo sconfessarono; stavolta Majakovskij lo difese e sottolineò il parallelismo tra futurismo italiano e quello russo, per poi polemizzare aspramente col con lui per il suo programma politico per il suo bellicismo.

Comunque, nonostante tutte le polemiche, la Russia fu inondata in quegli anni da una serie di opere letterarie, teatrali, pittoriche, rispondenti ai canoni del futurismo. Majakovskij fu forse l’artista russo più vicino al futurismo internazionale d’ispirazione italiana. Tuttavia egli aveva una tale personalità poetica e una tale forza inventiva che interpretò il futurismo nel modo più libero, al di fuori degli schemi di scuola, e inoltre saldò il suo impegno artistico alla causa della rivoluzione dei soviet, su un versante politico completamente opposto a quello del futurismo italiano. 

 

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