Il Decadentismo

decadentismo

Il Decadentismo

 

Che cos’è il Decadentismo?

Il Decadentismo è un vasto e complesso movimento artistico e letterario sviluppatosi in Europa dagli ultimi decenni dell’Ottocento al primo decennio del Novecento.

Nel Decadentismo è possibile distinguere un primo momento, tardo-ottocentesco, in cui prevalgono estetismo e simbolismo e un successivo sviluppo novecentesco fortemente influenzato dal pensiero di Henri Bergson e di Sigmund Freud.

Qual è il contesto storico in cui si sviluppa il Decadentismo e che cosa lo caratterizza?

Il decadentismo si sviluppa nel periodo che corre fra due eventi simbolici:

  • la Guerra franco-prussiana del 1870, che conclude il processo di formazione dell’impero tedesco e rende possibile, con la conquista della città di Roma (20 settembre 1870), il completamento dell’unificazione italiana;
  • la Prima guerra mondiale (1914-1918), che, sconvolgendo l’Europa non solo sul piano militare ma anche a livello sociale, politico ed economico, esaurisce un’epoca e apre un periodo nuovo nella storia della civiltà occidentale.

In questo periodo si afferma definitivamente in Europa un tipo di società in cui l’industria è il principale fattore di produzione della ricchezza e di mutamento degli stili di vita, della mentalità collettiva e dei meccanismi di funzionamento della politica interna e internazionale. Si afferma la classe borghese, formata dagli uomini d’affari, dagli imprenditori agricoli e industriali, dai banchieri, dai grandi commercianti. Le numerose fabbriche, concentrate nelle maggiori città, creano il proletario o classe operaia.

Tra il 1870 e il 1914 vi furono numerose conquiste sociali e un complessivo miglioramento delle condizioni di vita della popolazione, accompagnati però dalla crescente tendenza alla concentrazione della ricchezza e del potere in poche mani. Inoltre, gli Stati industrialmente avanzati subordinano alle proprie esigenze i territori africani e asiatici ancora arretrati, creano domini politici ed economici (le colonie) che, inseriti in un processo di modernizzazione forzata, sono sistematicamente sfruttati.

Durante questo periodo lo Stato italiano, prodotto dal Risorgimento, si trova a dover affrontare contraddizioni e conflitti. Il governo è retto dal 1876 al 1896 da uomini appartenenti alla Sinistra storica, poi, tra il 1901 e il 1914, da Giovanni Giolitti (1842-1928) che, con un’azione moderata e riformista, cerca di promuovere lo sviluppo industriale tenendo a freno le tensioni sociali.

Quali sono le origini del termine Decadentismo e chi furono gli scrittori decadenti?

Il termine Decadentismo fu usato in origine in Francia dai critici, verso il 1880, con il significato negativo di decadenza, per definire una situazione di crisi e degradazione nell’arte e nella società contemporanea. Nel 1886 Anatole Baju, uno degli autori più in vista negli ambienti letterari di Parigi, inaugurò la rivista “Le décadent” (Il decadente), che proponeva nuovi contenuti e nuove idee rispetto alla civiltà del Positivismo e del Naturalismo. Per il gruppo di scrittori raccolti attorno alla rivista, i caratteri negativi che degradano i costumi e i comportamenti della propria epoca sono un forte stimolo per lo sviluppo di nuovi temi e per la creazione di espressioni artistiche innovative. Tra i primi esponenti della letteratura decadente troviamo i poeti francesi Paul Verlaine, Arthur Rimbaud e Stephane Mallarmé, che si affermano a partire dagli anni settanta dell’Ottocento. In una raccolta di saggi critici e poesie, intitolata I poeti maledetti (1884), Paul Verlaine (1844-1896) indica un gruppo di scrittori che considera i principali esponenti del decadentismo: Tristan Corbière (1845-1875), Arthur Rimbaud (1854-1891), Stèphane Mallarmé (1842-1898), Marceline Desbordes Valmore (1786-1859), Villiers de L’Isle-Adam (1838-1889).

Tra le prime opere del decadentismo in Italia vi sono il romanzo Il piacere di Gabriele D’Annunzio (1889) e le poesie della raccolta Myricae di Giovanni Pascoli (1891). In Italia la seconda fase del decadentismo si esprime nella produzione letteraria di Luigi Pirandello e di Italo Svevo.

Quali aspetti comuni caratterizzano le loro opere?

Due sono gli aspetti che accomunano questi autori: riconoscono in Charles Baudelaire (1821-1867) un maestro, modello d’assoluta perfezione poetica; manifestano una radicale avversione per la società borghese. I temi più frequenti nelle loro opere sono: lo disprezzo per le abitudini dell’uomo comune, la trasgressione delle leggi morali comuni, il gusto per lo scandalo e la dissoluzione, la fede nella bellezza poetica come unico valore dell’esistenza.

Quali sono le più importanti opere di Rimbaud e Mallarmé? Che cosa le caratterizza?

I testi fondamentali di Arthur Rimbaud risalgono agli anni settanta dell’Ottocento: il poemetto Il battello ebbro (1871), i versi di Una stagione all’inferno (1873) e la raccolta Illuminazioni (1874); il manifesto della poetica di Rimbaud è raccolto nella cosiddetta Lettera del veggente indirizzata all’amico Paul Demeny nel 1871.

Le opere più importanti di Stéphane Mallarmé (1842-1898) sono il poema Hérodiade (1866), il racconto Igitur (1867), il poemetto Il pomeriggio di un fauno (1876) e il poema Un colpo di dadi non abolirà mai il caso (1897).

In questi due autori il rifiuto della morale comune, la sregolatezza dei sensi e la trasgressione sono finalizzati a un’esperienza di tipo conoscitivo, non guidata dalla logica o dalla ragione bensì dalla sensualità emotiva, dalla intuizione mistica, dalla spiritualità. Il poeta accetta di essere “ammalato”, “criminale” e “maledetto” per diventare “visionario”, per conquistare una forma superiore di saggezza, che introduca a conoscere l’ignoto.

 

 

/ 5
Grazie per aver votato!

Print Friendly, PDF & Email

Copyright © 2013 giorgiobaruzzi. All Rights Reserved.