Goldoni, La locandiera.

locandiera

Carlo Goldoni, La locandiera.

 

La locandiera fu scritta da Carlo Goldoni nel 1751 e messa in scena al teatro Sant’Angelo di Venezia il 26 dicembre 1752, al termine dei cinque anni trascorsi da Goldoni come poeta di corte nella compagnia di Guglielmo Medebac. Essa è la massima espressione del nuovo teatro di Goldoni che soppianta gli schemi dell’obsoleta Commedia dell’Arte.

Le maschere che gli attori usavano in precedenza per interpretare personaggi fissi sono soppiantate dal volto stesso degli attori, che impersonano il ruolo di personaggi quotidiani e reali e la commedia è interamente scritta, senza spazio per la tradizionale improvvisazione.

Trama della commedia

Mirandolina, un’attraente locandiera che gestisce a Firenze, con l’aiuto del suo cameriere Fabrizio, una locanda ereditata dal padre, viene costantemente corteggiata da ogni uomo che frequenta la locanda, in modo particolare dal Marchese di Forlipopoli (uno spiantato aristocratico) e dal Conte d’Albafiorita (un ricco mercante che ha comprato un titolo nobiliare). Il Marchese è convinto che bastino il suo onore e la sua protezione per conquistare il cuore della locandiera, mentre il Conte crede di poterla conquistare facendole molti e costosi regali. La donna non si concede a nessuno dei due, lasciando però a entrambi l’illusione di una possibile conquista. Giunge alla locanda il Cavaliere di Ripafratta, un aristocratico altezzoso e misogino[1], che si lamenta del servizio scadente, detta ordini a Mirandolina e ridicolizza il conte e il marchese, che la corteggiano. Ferita nel suo orgoglio femminile, la locandiera si propone così di far innamorare il Cavaliere, per impartirgli una lezione.

Mirandolina si mostra sempre più gentile e piena di riguardi nei confronti del Cavaliere, simula ammirazione e apprezzamento nei suoi confronti e dichiara di disprezzare le donne che mirano esclusivamente al matrimonio, tanto che il misogino mostra i primi segni di cedimento alle sue grazie.

La locandiera riesce nel suo intento, facendo ricorso alle sue arti di seduzione, tanto che proprio lui che mostrava tanto disprezzava il sesso femminile s’innamora follemente e la chiede in sposa. Mirandolina lo respinge e lo ridicolizza di fronte a tutti gli ospiti, poi annuncia l’intenzione di sposare il cameriere Fabrizio, secondo le volontà del padre. Il cavaliere si rende conto di essere stato vittima dei suoi raggiri e lascia la scena adirato.

La locandiera e le classi sociali

L’opera rispecchia il dibattito sulle classi sociali, molto vivo nel Settecento. Mirandolina si preoccupa dei suoi interessi incarnando i nuovi ideali della borghesia emergente. I nobili, pur rappresentati in una varietà di tipologie (nobili di antica stirpe ma decaduti, nobili ricchi di appoggi e relazioni ma non di denari, borghesi da poco nobilitati), sono parassiti della società, che non contribuiscono minimamente al suo sviluppo e pretendono privilegi e servigi e si rendono ridicoli e irritanti. Emerge inoltre, nella commedia, il concetto illuminista di autodeterminazione dell’individuo, di cui si fa peraltro portavoce un personaggio femminile. La storia di una donna che rifiuta Conti, Marchesi e Cavalieri, per sposare Fabrizio, umile borghese quanto lei, al fine di governare meglio la locanda, non può che essere un’allusione alla novità dei rapporti tra borghesia e nobiltà.

Mirandolina è un’ottima locandiera, tesa soprattutto a far funzionare alla perfezione il suo albergo, e con grande senso pratico finisce per chiedere a Fabrizio, onesto innamorato senza illusioni, di sposarla, facendosi beffe di tutti gli altri spasimanti. Sono gli altri personaggi invece, a risultare irritanti e condannabili: il Conte parvenu e spendaccione; il Marchese spocchioso visionario d’una antica ricchezza e d’una presente, inutile nobiltà e il Cavaliere misogino, sprezzante, ma più di ogni altro raggirabile e ingenuo. Mirandolina tesse la sua tela di donna esperta e pratica, che non si fa incantare da nulla, che intuisce ogni menzogna e che, per suo unico piacere si diverte a conquistare il cuore di uomini presuntuosi, che poi inevitabilmente rifiuterà.


[1] Misogino: nemico delle donne.

 

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