Figure metriche, accenti, cesura, enjambement

poesia

Figure metriche, accenti, cesura, enjambement

La metrica (da métron=misura) regola la quantità sillabica di ciascun verso, strofa, componimento, il rapporto reciproco tra sillabe accentate e sillabe atone, la disposizione delle pause, ecc.
Il conteggio del numero di sillabe, tuttavia, deve tener conto di due variabili: le figure metriche e la posizione dell’accento tonico. 

Figure metriche

  • Le figure metriche modificano il conteggio delle sillabe mediante contrazione o divisione:
  • Sineresi: pronuncia contratta in una sola sillaba, all’interno di una parola, di due vocali che in prosa darebbero luogo a due sillabe: “Ed erra l’armonìa” (Leopardi)
  • Sinalefe: pronuncia contratta in un’unica sillaba della vocale finale di una parola con la vocale iniziale della parola successiva: “E queta sovra i tetti e in mezzo agli orti…” Si tratta di contrazione, non di fusione perché si pronunciano entrambe le vocali, benché in maniera più legata, come nel dittongo.
  • Dieresi: divisione di due vocali contigue in modo che vengano pronunciate separatamente in due sillabe distinte: “Forse perché della fatal quïete…”. È indicata da due puntini sulla prima vocale.
  • Dialefe: quando due vocali contigue, una finale di una parola l’altra iniziale della successiva, non sono pronunciate come un’unica sillaba ma separatamente, a costituirne due: “Tant’è amara che poco è più morte” 

Accento tonico e accento ritmico

Le sillabe si suddividono in toniche e atone:

  • Le sillabe toniche si pronunciano con maggiore intensità, ma l’accento compare graficamente solo quando cade sulla sillaba in fine parola o serva a distinguere casi ambigui (ancora/ancora). Ogni parola ha almeno una sillaba tonica.
  • Le sillabe atone si pronunciano con minore intensità. Di regola due sillabe toniche non sono mai vicine e non sono separate da più di due sillabe atone.

In ragione della sillaba su cui cade l’accento tonico, le parole si distinguono in:

  • parole tronche: quando l’accento cade sull’ultima sillaba: parlò perché pietà…
  • parole piane: quando l’accento cade sulla penultima sillaba: pàne, domàni, ecc.
  • parole sdrucciole: quando l’accento cade sulla terz’ultima sillaba: éssere, pàscolo, pécora… (rari i casi di accenti che cadono su sillabe precedenti: prepàramelo (quart’ultima); fàbbricamelo (quint’ultima).

Secondo la posizione occupata dall’accento tonico nella parola finale di ciascun verso, avremo pertanto versi tronchi, versi piani, versi sdruccioli. Il numero di sillabe  (e la denominazione) corrisponde solo nel caso di versi piani, mentre se il verso è tronco bisogna contare una sillaba in più e se è sdrucciolo una in meno.

Esempi:

Dol / ce e / chia / ra è / la / not / te e / sen /za / ven /to           (Leopardi)

_1       2        3        4       5      6       7        8       9      10     11

Endecasillabo (11 sillabe): verso piano (…vénto) + tre sinalefe (dolce e, chiara è, notte e).

Ur / la e / bian / cheg / gia il / mar;

_1      2       3        4          5         6

Settenario (7 sillabe): verso tronco (…màr) + due sinalefe (Urla e, biancheggia il)

Fos / si / do / ve in / poz / zàn / ghe / re

_1     2     3       4        5        6         7        8

Settenario (7 sillabe): verso sdrucciolo (pozzànghere) + una sinalefe (dove in)

 

Accento ritmico o ictus.

  • In poesia gli accenti tonici si combinano per dar vita ad un ritmo, con l’accentuazione particolare di alcune sillabe nel verso, secondo regolarità o irregolarità ritmica, rapidità o lentezza, ricercate dal poeta.

Esempio: (regolarità ritmica)

Da un pèzzo si tàcquero i grìdi

______2           5                 8

là sòla una càsa bisbìglia.

___2            5           8

Sotto l’àli dòrmono i nìdi

____3        5             8

come gli òcchi sòtto le cìglia

_______3         5          8

Esempi:

dolce e chiàra è la nòtte e senza vènto.. (ritmo largo, lento)

Vìa e vìa su bàlzi e gròtte..             (ritmo veloce)

Accenti ravvicinati determinano un ritmo veloce, accenti distanziati un ritmo lento.

Nella tradizione poetica le sedi dell’accento ritmico sono fissate dalle regole della metrica. Nei versi parisillabi (numero pari di  sillabe) gli accenti ritmici sono in posizioni fisse, mentre nei versi imparisillabi (numero dispari di sillabe) la posizione può variare.

Cesura ed enjambement

La cesura

  • Un altro fenomeno ritmico è la cesura (da caedo = taglio). In prosa le pause sono legate alla logica del discorso; in poesia sono determinate anche da regole metriche. La cesura (||) cade sempre alla fine di una parola e divide il verso in due unità più piccole (emistichi).
  • Essa avrà un peso tanto più forte quanto più sarà corrispondente a pause sintattiche forti (punto fermo, due punti):

E quasi orma non lascia. || Ecco è fuggito (Leopardi, La sera del dì di festa)

Ed elli a me: || Ritorna a tua scienza (Alighieri, Inferno, Canto VI)

  • È  meno incisiva quando cade tra due parole non separate da punteggiatura:

Già era in loco || onde s’udia ‘l rimbombo (Alighieri, Inferno, Canto XVI)

 

L’enjambement.

Si verifica quando la frase non termina con la fine del verso, ma prosegue nel verso successivo, creando tensione tra pausa di fine verso e tendenza ad accelerare la lettura per giungere alla fine della frase:

Io, per me, amo le strade che riescono agli erbosi /

fossi dove in pozzanghere /

mezzo seccate agguantano i ragazzi /

qualche sparuta anguilla

(Montale)

L’enjambement produce due effetti: mette in rilievo la parola di fine verso e quella del verso seguente; dilata il ritmo della frase, creando un effetto di sospensione, particolarmente quando separa elementi collegati da legami sintattici forti (aggettivo / sostantivo – articolo / sostantivo – soggetto /predicato – ecc.)

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