F. T. Marinetti, Manifesto del Futurismo

Filippo Tommaso Marinetti, Manifesto del Futurismo

Il futurismo è il primo movimento d’avanguardia che si presenta con precisi contorni di contenuti e di principi teorici e con caratteri orientati non solo in un singolo settore artistico ma con il dichiarato proposito di un rinnovamento totale della cultura e dell’arte in generale. Esso investe non solo la letteratura ma anche la pittura, la scultura, l’architettura, il teatro, la musica. L’idea di rinnovamento va ancora oltre, nel senso che intende coinvolgere anche il comportamento dell’uomo e la vita nel suo insieme. Queste intenzioni, enunciate per la prima volta nel manifesto programmatico pubblicato in francese su “Le Figaro” il 20 febbraio 1909 a firma Marinetti, mirano a realizzare un incontro diretto e una continuità tra arte e vita che nella cultura italiana trovava un esempio letterario in D’Annunzio, il quale può essere considerato un “precursore” del futurismo, anche per altri aspetti quali lo sperimentalismo linguistico, il volontarismo e il senso dinamico della energia vitale, l’attenzione a fenomeni tipici del primo Novecento come l’industrializzazione.

La cultura conservatrice (“passatismo”) è colpita nelle sue forme e nei suoi luoghi istituzionali (scuole, musei, università, biblioteche), e in modo analogo vengono attaccate le convenzioni sociali, una concezione di vita banalmente borghese, la cultura dei “buoni sentimenti” che è spesso, secondo il futurismo, una forma di ipocrisia.

 

F. T. Marinetti, Manifesto del Futurismo

1. – Noi vogliamo cantare l’amor del pericolo, l’abitudine all’energia e alla temerità.

2. – Il coraggio, l’audacia, la ribellione, saranno elementi essenziali della nostra poesia.

3. – La letteratura esaltò, fino ad oggi, l’immobilità pensosa, l’estasi e il sonno. Noi vogliamo esaltare il movimento aggressivo, l’insonnia febbrile, il passo di corsa, il salto mortale, lo schiaffo e il pugno.

4. – Noi affermiamo che la magnificenza del mondo si è arricchita di una bellezza nuova: la bellezza della velocità. Un automobile da corsa col suo cofano adorno di grossi tubi simili a serpenti dall’alito esplosivo… un automobile ruggente, che sembra correre sulla mitraglia, e più bello della Vittoria di Samotracia.

5. – Noi vogliamo inneggiare all’uomo che tiene il volante, la cui asta ideale attraversa la Terra, lanciata a corsa, essa pure, sul circuito della sua orbita.

6. – Bisogna che il poeta si prodighi, con ardore, sfarzo e munificenza, per aumentare l’entusiastico fervore degli elementi primordiali.

7. – Non v’è più bellezza se non nella lotta. Nessuna opera che non abbia un carattere aggressivo può essere un capolavoro. La poesia deve essere concepita come un violento assalto contro le forze ignote, per ridurle a prostrarsi  davanti all’uomo.

8. – Noi siamo sul promontorio estremo dei secoli!… Perché dovremmo guardarci alle spalle, se vogliamo sfondare le misteriose porte dell’impossibile? Il Tempo e lo Spazio morirono ieri. Noi viviamo già nell’assoluto, poiché abbiamo già creata l’eterna velocità onnipresente.

9. – Noi vogliamo glorificare la guerra – sola igiene del mondo – il militarismo, il patriottismo, il gesto distruttore dei liberatori, le belle idee per cui si muore e il disprezzo della donna.

10. – Noi vogliamo distruggere i musei, le biblioteche, le accademie d’ogni specie, e combattere contro il moralismo, il femminismo e contro ogni viltà opportunistica e utilitaria.

11. – Noi canteremo le grandi folle agitate dal lavoro, dal piacere o dalla sommossa; canteremo le maree multicolori e politiche delle rivoluzioni delle capitali moderne, canteremo il vibrante fervore notturno degli arsenali e dei cantieri incendiati da violente lune elettriche, le stazioni ingorde, divoratrici di serpi che fumano; le officine appese alle nuvole pei contorti fili dei loro fumi, i ponti simili a ginnasti giganti che scavalcano i fiumi, balenanti al sole con un luccichìo di coltelli, i piroscafi avventurosi che fiutano l’orizzonte, le locomotive dall’ampio petto, che scalpitano sulle rotaie, come enormi cavalli d’acciaio imbrigliati di tubi, e il volo scivolante degli aereoplani, la cui elica garrisce al vento come una bandiera e sembra applaudire come una folla entusiasta.

È dall’Italia che noi lanciamo pel mondo questo nostro manifesto di violenza travolgente, col quale fondiamo oggi il “Futurismo”, perché vogliamo liberare questo paese dalla sua fetida cancrena di professori, d’archeologi, di ciceroni e d’antiquari.

 

 

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