Alessandro Manzoni, La vita

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Alessandro Manzoni, La vita

Manzoni nacque a Milano il 7 marzo 1785, ufficialmente dal conte Pietro Manzoni e da Giulia Beccaria, ma probabilmente da una relazione prematrimoniale della madre con Giovanni Verri. I suoi genitori si separarono legalmente nel 1792 ed il loro disaccordo segnò la sua infanzia.

Frequentò collegi religiosi (prima dei padri Barnabiti, poi dei frati Somaschi), di cui conservò un ricordo negativo, per l’ambiente tradizionalista che li caratterizzava.

Nel 1801 Manzoni tornò nella casa paterna a Milano e si orientò verso i modelli neoclassici ed illuministi: i due poemetti Il trionfo della libertà (1801) e Urania (1809) risentono dell’evidente influenza illuminista di Giuseppe Parini e del neoclassicismo di Vincenzo Monti. Ebbero parte nella sua formazione anche due figure politiche di rilievo, gli esuli napoletani Vincenzo Cuoco e Francesco Lomonaco, rifugiatisi a Milano dopo il fallimento della rivoluzione della repubblica partenopea.

Nel 1805 Manzoni si recò a Parigi, presso la madre che viveva con il conte Carlo Imbonati, la cui morte ispirò a Manzoni il Carme in morte di Carlo Imbonati. Egli divenne amico del letterato Claude Fauriel, che lo introdusse nel circolo dei filosofi sensisti, soprannominati “ideologi”.Fondamentale fu poi, soprattutto, per la formazione del pensiero manzoniano, la lettura dei grandi illuministi, come Voltaire.

Nel 1807 Manzoni tornò a Milano per la morte del padre, e qui sposò Enrichetta Blondel con rito calvinista. Nel febbraio 1810 il matrimonio venne convalidato secondo il rito cattolico, dopo che entrambi i coniugi  maturano la conversione al cattolicesimo. È famoso l’episodio che si considera all’origine della conversione manzoniana: per le vie di Parigi, durante i festeggiamenti per le nozze tra Napoleone e Maria Luisa d’Austria, Manzoni perse la moglie tra la folla e, frastornato, entrò nella chiesa di S.Rocco per chiedere aiuto a Dio. Uscito, ritrovò facilmente la sposa. Nella vicenda Manzoni vide un segno divino. Tuttavia la conversione di Manzoni maturò in seguito ad una profonda ricerca interiore favorita dai colloqui con padre Degola, un sacerdote di tendenza giansenistica, che gli fece scoprire le istanze di giustizia del Cristianesimo e che gli fece scoprire una religiosità diversa da quello impostagli nella fanciullezza.

Alla conversione corrispose un ripensamento del ruolo dello scrittore nella società: la sua attenzione si concentrò sulle vicende storiche viste come sfondo delle sofferenze degli umili. Per lo scrittore la letteratura assunse un preciso scopo educativo e morale, con l’intento di rivolgersi non a pochi eletti ma ad un largo pubblico. Quando nacque la polemica fra classici e romantici, Manzoni non vi partecipò direttamente, ma scrisse una lettera a Cesare D’Azeglio intitolata Sul Romanticismo (1823) ed ebbe una parte notevole nelle discussioni e nei dibattiti degli uomini del “Conciliatore”, come Di Breme, Visconti, Berchet. La sua posizione di sostegno alle loro idee si manifestò più concretamente con la composizione delle tragedie Il Conte di Carmagnola (1816-1819) e Adelchi (1820-1822), in cui metteva in pratica i principi romantici. Frutto della conversione furono gli Inni Sacri, che composti fra il 1812 ed il 1822 e le Osservazioni sulla morale cattolica, scritte nel 1817. Manzoni assegna alla Chiesa il ruolo di promotrice degli ideali di libertà dei popoli, ribaltando l’idea di un cattolicesimo alleato dei regnanti e dei tiranni contro il popolo.

Fra il 1821 e il 1822 scrisse un romanzo dal titolo provvisorio di Fermo e Lucia, che venne completato nel 1823 e poi sottoposto ad una decisa revisione. Il risultato dell’attento rimaneggiamento contenutistico fu l’edizione del 1827 dei Promessi Sposi, e la Storia della Colonna Infame che, separata dal romanzo, ricostruiva le tragiche vicende dei processi agli “untori”. La revisione del romanzo proseguì attraverso una profonda revisione linguistica, alla luce della scelta manzoniana del “fiorentino parlato dalle persone colte”. L’ultima e definitiva edizione fu pubblicata nel 1840-42.

Gli anni successivi al 1827 non sono anni creativi, ma sono piuttosto dedicati al problema della lingua. Questa rinuncia manzoniana all’arte viene motivata nel saggio Del romanzo storico e, in genere, de’ componimenti misti di storia e d’invenzione, scritto nel 1828 e pubblicato nel 1845. In questi anni Manzoni seguì con interesse gli sviluppi politici che accompagnarono il Risorgimento.

Dopo il 1848, sperò nell’unificazione italiana per opera del Piemonte. Ammirò la politica di Cavour e si schierò contro il potere temporale della Chiesa. Morì a Milano il 22 maggio 1873.

 

 

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